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GIACOMO MATTEOTTI

16 agosto 1924 Il corpo di Giacomo Matteotti, deputato socialista, viene ritrovato più di due mesi dopo la sua scomparsa, avvenuta il 10 giugno. Il 30 maggio Matteotti, in un appassionato discorso alla Camera dei Deputati, aveva denunciato i brogli elettorali e la violenza delle squadre fasciste, che agivano nell’impunità, dato che il partito fascista era già al governo da due anni. Dopo quel discorso, Mussolini disse: «Dopo quello che ha detto, quell’uomo non dovrebbe più essere in giro». Non so se Mussolini abbia dato l’ordine o se forse alcuni dei suoi servi ottusi lo abbiano interpretato come un “ordine diretto” (è molto probabile che quel pezzo di merda di Mussolini abbia pronunciato quelle parole contando sul fatto che alcuni dei suoi stupidi e ottusi scagnozzi lo interpretassero come un ordine “camuffato” da sfogo personale). E così, nel pomeriggio del 16 giugno, un gruppo di criminali, i cui nomi è giusto riportare come marchio eterno di infamia: Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo rapirono il deputato Matteotti, picchiandolo e pugnalandolo a morte. Un assassinio in pieno stile fascista, un gruppo di codardi che aggredisce una persona pacifica e innocente. Per non dimenticare. Mai....Oggi qualcuno direbbe - se l'è cercata-

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“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte."  Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica a...

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