sabato 27 febbraio 2021

CONTRADDITTORIO-

Ho sempre avuto un atteggiamento contraddittorio e ondivago verso il web e mi pare evidente che esso non poteva essere digerito dalla gran parte dei blogger. Lo ritengo fisiologico. Partendo dai miei furori e dalle mie cocenti delusioni ho fatto in modo che la scrittura dei miei testi vivesse al di là della mia reale presenza accanto ad essi: nel mio progetto questo insieme potrebbe continuare così come lo state leggendo per altri mesi poi finirebbe per inedia. Io potrei già non esserci più in tutti sensi ma se esiste un modo di restare è questo. Scrivere e lasciare queste righe che possano essere rivedute, rilette e riconsiderate.

giovedì 25 febbraio 2021

DEDICATO AD ADAMO DI COMPAGNIA -

Scrivere ha mutato abito, il mezzo travisato è un tasto immemore del fluido e della carta. Colloquiale non ha spazi, smarriti senza alcuna propinquità nemmeno trasversale all’incipit cartaceo: perdersi esulta infine anelando a nuova monade, nemmeno Leibniz avrebbe osato tanto. Eppure la molteplicità resiste inversa ai ritmi decisivi di una nuova comprensione, soma dormiente di alterità non condivise perché non condivisibili. Eccepire adegua, insegna, scompone in soluzioni immaginarie (cit), stupisce ma non lascia traccia questa metafisica occulta. Cercare nuove misure aborrendo per vezzo le antiche contraddice la nescienza oblata di coscienza di sé e una nuova serie di pratiche apotropaiche appollaiate sul dorso del lettore smarriscono l’orizzonte previsto e mai arrivato. Infine un breve suono dallo spazio interno chiude l’ora di ricreazione: alla prossima lezione di autoreferenzialità. 

Il blogger in questione è una scoperta di Marta: ne ha fatto un post che ha in coda una ottantina di commenti. Il post scritto da me come incipit, fuori dalle logiche che presiedono questo mio spazio, è un commento ma anche una critica feroce per dimostrare che basta una conoscenza universitaria di buon livello in lettere, un buon liceo alle spalle (il mio risale agli anni 60) e una certa confidenza nella scrittura per buttare giù in mezzora un nuovo corriere dello spirito. Però mi dispiace perchè Adamo se svolgesse la sua produzione con animo diverso forse potrebbe volare molto più in alto. La scrittura nasce dall'immaginazione di sè nel mondo, inizialmente è esigenza intima e personale ma credo che nessuno poi abbia rinunciato alla comunicazione della propria esistenza intellettuale. Scrivere è un atto di fede verso il mondo, puntualmente disatteso. Solo ad un blogger che non comunica la propria esistenza e chiude qualsiasi interloquio posso credere che scriva per se stesso, astenendomi da qualsiasi giudizio. L'analisi arriva solo a chi si espone, l'opinione nasce solo da chi esprime pubblicamente ed è lì il cuore del problema: non comunicare facendo finta di farlo. Utilizzare il corpus scientiae acquisito come arma contundente, travalicare a bella posta i confini della comprensione (anche quella di elevato spessore) per dirsi esistenti nonostante il resto. Si chiama accademia e resta vacua anche se espressa in termini di assoluto valore, inaridisce nel chiuso della propria stanza pensante, anche noi orpelli esterni e plaudenti faremo la stessa fine. 
Ciao Adamo.

martedì 23 febbraio 2021

BENIGNI, L'ANIMA E LA CULTURA DELLO SPIELBERG

Benigni è un guitto di spessore perché possiede una misura furba istintiva che esula dalle accademie e dai circoli culturali nobili e affermati. Lui dà sempre l’impressione di essere passato per caso, di venire dalla strada e che sta per tornarci da un momento all’altro. E’ capace di dire cose alte e sorprendenti all’interno di un contesto mediocre e lacunoso: asserire e smentire contemporaneamente, blandire e urtare allo stesso tempo sempre con un sorriso che pare debba funzionare come un viatico ad una perenne assoluzione.
Benigni ci ha ricordato una cosa cui nessuno ormai fa più caso, noi siamo una nazione in cui la cultura è nata prima ancora della nazione, e la cultura quella vera, avvicina e non divide, la cultura è un faro nella notte delle ideologie parziali, un patrimonio da difendere e da offrire a chi vuole conoscerlo. Non ha detto che dobbiamo “svenderci” al primo offerente, ha riaffermato invece la necessità di un risveglio dalla notte delle mediocrità spacciate per assiomi universali, il bisogno di vivere i sogni nella realtà se di essa si vuole essere partecipi. Mi domando cosa si può affermare di più nobile nell’anniversario di una difficile unità come quella italiana. Se non si ha anima, se non si vuole vedere al di là dei propri confini regionali, se si preferisce sempre e comunque affidare il proprio destino intellettuale ad ideologie che parlano un dialetto che rinuncia a diventare lingua, in questo caso non tanto baracconi evidenti come Benigni o Sanremo diventano stucchevoli ma noi come insieme che fingiamo un abbraccio che diventerà mortale, e ci lascerà soli chi al di qua chi al di là di uno stretto. Fuori da questa prospettiva sentimentale non c’è, a mio parere, il federalismo, di cui molti parlano e pochi conoscono la vera identità, c’è la secessione, il ritorno a prima dei Mille. In quel contesto io torno ad essere un cittadino del Regno delle due Sicilie e la maggior parte dei commentatori di questo post i nuovi abitanti di una nazione totalmente nuova; la Padania. Preferisco gridare “Viva l’Italia” signori. Se non lo diciamo noi gli Spielberg d’Europa sono pronti a rientrare in funzione.

PAESI DI SERIE INFERIORE -

La situazione generale della Nazione dovrebbe iniziare con la enne minuscola. Siamo diventati niente. Discutiamo per niente, votiamo per niente, siamo solo niente, Espropriati di tutto ciò che conta veramente: tra un po' sarà anche la volta della rete. Parigi afferma spudoratamente: "Mai sospeso Schengen". Ma ha rimesso i controlli fissi non previsti dai trattati: tornati in vigore quelli i clandestini non entrano. La vera differenza è che la Francia può fare e dire ciò che vuole noi no, la Francia è una Nazione noi no, la Francia appartiene al gotha arrogante dei paesi che contano noi non contiamo niente e siamo governati da un burattino che parla toscano. La stessa logica funziona anche per la Germania e per la Gran Bretagna. Di fronte a una situazione drammatica che ha la Francia tra i suoi fattori scatenanti (la guerra lampo a Gheddafi è opera sua) Hollande e Co. possono permettersi di giocare sulle parole e prenderci per i fondelli, noi affondiamo nel marasma sociale cianciando di piani B e C.

Un vizio in chiave di Sol


sabato 20 febbraio 2021

SCRIVERE -

Scrivere, già scrivere… una specie di modo connaturato da sempre in me. Bambino e poi, via via, adolescente e giovane inquieto e distratto da troppe cose. Scrivere. Per confrontarsi con se stessi, per piacere o per ripercorrere emozioni passate troppo velocemente. Scrivere per scrivere? No, quello mai. Scrivere semmai per ricordarsi di vivere scrivere nella speranza che l’idea, il senso si fermino anche solo per un attimo e si lascino accarezzare. Sui blog si scrive? Apparentemente sì. Si discute? Ho seri dubbi al proposito, direi piuttosto che più spesso sui blog ci si prepara ad andare in scena sperando di aver fatto una buona opera di proselitismo.

giovedì 18 febbraio 2021

DUE BINARI -


Il maschio virile non riesce a convivere con l’uomo pensante: due binari perfettamente lucidi e paralleli che mi indicano una direzione ambigua. Potrei percorrerli in ambedue le direzioni: una mi direbbe che ho perso alcune importanti occasioni e non ho visto quadri palesi, l’altra mi racconterebbe la favola di un possibile e lontanissimo futuro. E’ come se il seme rifiutasse di riconoscere la sua pianta.

mercoledì 17 febbraio 2021

PIOVE -

Senti ti sono amico io, l’unico che hai, raccogli tutto, metti in stiva e parti! Non è questa la costa dove andrai a spiaggiarti come la balena che sei. Esci dagli schemi e giocaci, chi può impedirtelo? Se esiste un “grande sogno” è questo ed è infinito…non ti accorgerai nemmeno di morire. Piove, meravigliosamente piove, l’acqua detta un ritmo diverso al mio tempo, lascia dentro di me pozze piene di riflessi tremolanti: vi sbircio dentro e l’uomo che sono ritorna bambino con contorni imprecisi e molti sogni ancora da afferrare. Prima del grande secco dell’anima. Riapro lo stesso foglio oggi come se fosse il richiamo di una stagione che torna, di una speranza che cresce. Di un sogno che non muore.

CAOS

Tengo segrete alcune cose scritte nel tempo: le guardo con un finto sospetto...vorrei che si rivelassero da sole. Certune illanguidiscono da sè, altre sono partorite da momenti particolari. Questa è nata, come volontà d'uscire allo scoperto, per qualche chiacchiera al telefono con una donna "speciale": Caos è dedicata a lei.
Le ossessioni dominano questo paesaggio: una linea azzurra conosciuta fin da bambino sotto la guida di una madre attenta, dispensatrice di richiami segreti e di libri regalati con allegra noncuranza. Decine volte mi sono affacciato sul mar d’Africa in questi anni per cogliere la metamorfosi da vita a forma, la dialettica eterna, l’ossessione di Luigi Pirandello. Il mare in fondo alla vallata pigra è lattiginoso, sempre placido e sfumato in un chiarore che racconta lunghe partenze ed infiniti ritorni. Lo ricordo così dalla prima volta: dalla visita dei miei dodici anni con padre e madre a sorvegliare la mia inquietudine. “Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d'olivi saraceni affacciata agli orli d'un altipiano di argille azzurre sul mare africano... Per uno spavento che s'era preso a causa di questa grande morìa, mia madre mi metteva al mondo prima del tempo previsto, in quella solitaria campagna lontana dove si era rifugiata. Un mio zio andava con un lanternino in mano per quella campagna in cerca d'una contadina che aiutasse mia madre a mettermi al mondo... Raccattata dalla campagna la mia nascita fu segnata nei registri della piccola città situata sul colle... confesso che di tutte queste cose non mi sono fatta ancora né certo saprò farmi mai un'idea". Queste erano le parole del padrone di casa, di Pirandello, mi raccontava mia madre, traendole da un libro che teneva aperto davanti a lei. A quel tempo il maestoso pino vegliava ancora le ceneri rannicchiate dentro il muro ed io tremavo segretamente a quest’idea violenta di uno spirito-cenere diffuso tutto intorno, pronto a ghermirti e a cambiare la tua vita per sempre. Lo sgomento che provavo allora verso la desolante vista di Agrigento, quinta cenciosa a far da sfondo ai miei sogni di ragazzo non era inferiore. Il pino non c’è più, nulla dura per sempre nemmeno i nostri desideri; stavolta l’uomo non ha nessuna responsabilità verso i frutti del suo ingegno, l’albero fu messo con le radici all’aria da un violentissimo temporale una ventina di anni fa. Pirandello non avrebbe voluto sepoltura alcuna ma abbozzò un compromesso già nelle sue ultime volontà e lo ottenne: nudo e spoglio, cremato, a sorvegliare il caos indistinto dal quale tutti traiamo forza e voluttà. Non sono mai riuscito a considerare questo compromesso una forma di sconfitta, oggi mi sembra anzi una suprema attitudine al controllo di tutto, anche delle variabili della morte. Niente vorrei avanzasse di me; ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui.” 
Respiro a fondo il senso di attesa di questo luogo e mi domando quanto io sia imprigionato dentro la parte mia di vita, quante battute ho pronunciato dentro l’ombra di questa rappresentazione; ma sono stato sempre attento, la mia parte e la vostra parte legate da una placenta vitale, preciso nei tempi e nei modi perché una battuta fuori posto e il teatro andrebbe in rovina. Questa è la forma signori miei, l’unica scelta possibile per un artista, la forma partorita da te, dalla tua arte, la tua visione dentro alla quale ti muovi come un’ombra. Le recite a soggetto sono possibili solo qui; nella vita concreta questo non è concesso, lì siamo solo marionette mosse dal vento con un canovaccio imposto misteriosamente e sempre nuovo e crudele per noi. Vorrei poteste sentire sul viso la carezza del lieve scirocco che sale dal mare e il grande silenzio che si allarga sul cuore.

martedì 16 febbraio 2021

ASPETTARE -

Faccio così da troppo tempo: lotto per sopravvivere alla nausea di una esistenza e di un contorno che non è quello che ho dentro, che non voglio. Pare esista solo quello purtroppo, il resto, o almeno una piccola porzione, è scomparso dalle bancarelle della mia vita. Ricordarne l’aspetto è stata finora una consolazione, temo possa divenire un’accidia mentale col passare dei mesi. Arriva tutto a chi sa aspettare.

lunedì 15 febbraio 2021

GLI UZEDA -

Questo è un paese in cui, fatta eccezione per pochi, la cosa pubblica diviene cosa privata; in cui gli scandali economici hanno come inspiratori governi e uomini politici; in cui la piaga del trasformismo è diventata una creatura perfetta e quindi la destra non ha alcuna remora a divenire sinistra e viceversa. Tutte le sere guardo arrivare la sera e sogno il Gattopardo ma vedo passare solo gli Uzeda.

domenica 14 febbraio 2021

TERRONE COMUNQUE -

Sinceramente non avevo mai attribuito alcun particolare valore, in positivo o in negativo, al fatto di essere nato più a sud o più a nord di qualcun altro. A casa mi avevano insegnato a ritenermi fortunato di essere nato italiano; per conto mio ci aggiungevo il fatto di essere nato a mare, di vederlo spesso e quindi di essere doppiamente favorito. Ma ero ugualmente un terrone.

venerdì 12 febbraio 2021

Confidenze perdute per sempre


LA TRASGRESSIVITA' DI UN COMMENTO

Come avete potuto notare ho impresso a questo blog una certa accelerazione e ne ho spiegato i motivi; mi guardo attorno ( molto più spesso di quanto possiate immaginare) e vedo che in pratica sui blog nulla è cambiato. Le dinamiche relazionali pare che non possano svilupparsi se non nella identica direzione di sempre: commento- presenza-risposta-follow- costanza- attenzione- stanze riservate….etc etc Perchè dovrebbe essere diverso, pensateci. 
I commenti sono un blog. Sono anche l’eternità del post quando esso merita di vivere. Però i commenti sono un gesto d’amore e l’amore è intellettualmente esclusivo nel momento in cui lo pensi, definitivo e terribile appena lo hai scritto. Quindi commentare seriamente è trasgressivo e induce la gente ad odiare il miracolo che si crea tra il post e quel commento. Quando, fino a 6 anni fa, scrivevo su carta ero felice della mia solitudine e del tramite che costruivo ogni volta che l’attraversavo con le mie parole nero su bianco. Sui blog non è possibile, il tramite è nudo in pubblico, fragile e stuprato da occhi indiscreti. 
Non so che fare: non posso smettere di scrivere ma non posso nemmeno continuare a sottoporre le mie righe al ludibrio di un’interpretazione figlia di una cultura oscena e ignorante,
la stessa che fa dire alla quasi totalità di chi mi legge – ti amo , sei mio- ti distruggo ! 
Quello che ho deciso di fare è fregarmene totalmente e riempire anche questo luogo delle mie cose, di tutte le mie cose. Ho anche pensato di eliminare la moderazione dappertutto: così la rete e alcuni intellettuali per modo di dire mi distruggeranno con gran soddisfazione. Io sparirò sommerso dal gossip ma chi resta comprenderà (in ritardo) che io avevo ragione. Pubblicherò questo post ovunque, ribadisco questo concetto da anni ma sono tutti sordi ed io continuo a fare le spese di una stupidità nascosta e imprevedibile anche da parte di blogger insospettabili!

giovedì 11 febbraio 2021

FUORI DAI DENTI -

E dirò, finalmente fuori dai denti, che è inutile nascondervi e nascondermi il possente impulso oscuro verso l’estinzione: che splendida e sensuale amante! Rincorsa nei giardini di un’adolescenza solare, posseduta a scatti nella giovinezza inquieta, e amata con tutto me stesso, sì con tutta la forza del mio intelletto, in questo scorcio di inutile maturità.

mercoledì 10 febbraio 2021

IL MIO BLOG -

La pagina deve essere bianca e il segno scuro. 
L'idea deve contenere un sogno che sconfini nella passione, 
la memoria deve avere il coraggio di esistere. 
Il blogger deve credere di possedere la scrittura: 
solo così i segni sulla pagina vivranno più a lungo di lui.

lunedì 8 febbraio 2021

UNA RISPOSTA AI VOSTRI COMMENTI -






Il tempo, relativo o assoluto, mi ha fregato e stancato: scrivo fuori da esso, non conta che prenda le mosse da un passato esistito e vissuto. Scrivere uccide il tempo, io descrivo alcune stagioni ma basta cambiare la scena e lo spartito sembra nuovo. Resto qui, così, con i miei punti le mie virgole, mi tengo stretta la mia sintassi esistenziale come quella sentimentale, la lascio qui affinchè mi sopravviva negli occhi e nella testa di un altro. Qui ci sono molti spartiti, sono pronti per essere eseguiti, sono il mio canto e la mia vita in questa parte di cielo.


LA LINGUA, LA SINTASSI E LA CONOSCENZA DEL LUOGO

Stasera esco ma sono pieno di malinconia, faccio fatica a rimandare indietro le lacrime. Ma uscirò ugualmente per le strade, tra la gente, il chiasso, gli odori…in attesa dei fuochi nel cielo stanotte. Ho la testa piena di niente e di tutto, di passato e presente, il futuro è prossimo, troppo vicino. Forse non fa per me ed è questo ad uccidermi. Le lacrime appartengono ad un altro piano e non hanno ideologie. 
S. Agata è una festa pagana, enorme, in cui confluiscono spirito e sangue, devozione e follia, speranze e delusioni. Per cinque giorni Catania si ferma e vive in un’altra dimensione, un altro tempo in cui tutto può accadere o è accaduto e ogni cosa ha una prospettiva adatta a chi la immagina. E’ solo un sogno, come l’amore o la delicatezza delle minne. Molto tempo fa c’era un altro tempo: e questa parola riempiva lo spazio esattamente come fa adesso. E’ molto più di un’idea, è la nostra evidente realtà organica che trascende nel metafisico. Il tempo lascia aperta la porta affinchè noi si possa intendere il percorso seguito e quello a venire. 
Ci ni voli tempu ppì livarimi du menzu…ed è essenziale che alla sintassi linguistica si associ quella topografica e esistenziale del luogo. Vincenzo Spampinato 
( https://youtu.be/XpTEOaPttVo ) lo conoscono in pochi, peccato. La canzone che ha più di ventanni è tratta da un album che si chiama “Antico suono degli dei”: dentro la sua stoffa ci sono alcune cose che solo un catanese e un siciliano possono intendere e non è solo il senso nostro del tempo. Se la volete ascoltare cliccate sulla freccia di youtube, la traduzione è visibile nei video ma 
 – l’albero grosso è quello all’angolo sud est del cimitero di Catania lungo la strada che porta verso Siracusa: ci passano davanti da sempre tutti i mercanti e gli operai che lavorano a sud della città 
 – Santa Agatuzza col suo fercolo passa sotto gli archi della marina il quarto giorno della festa, quella del giro esterno, la calata della marina è un momento suggestivo e pericoloso se è piovuto. 
 – Giammona è un chiosco storico di Catania a piazza Umberto, aperto fino all’alba e il “completo” è una della sue mitiche bevande ( orzata, succo fresco di limone, anice e seltz) 
– Il ferro è l’arma da fuoco 

 Il resto, l’anima di certe notti infinite, il siciliano asciutto di questa parte d’isola, il senso del mare a due passi e la malinconia feroce e segreta di una conquista femminile improvvisa, per tutto questo ” Ci ni voli tempu”

sabato 6 febbraio 2021

Qual’è il punto dove colpire


LA LINGUA, LA SINTASSI, LA CONOSCENZA DEL LUOGO

Molto tempo fa c'era un altro tempo: e questa parola riempiva lo spazio esattamente come fa adesso. E' molto più di un'idea, è la nostra evidente realtà organica che trascende nel metafisico. il tempo lascia aperta la porta affinchè noi si possa intendere il percorso seguito e quello a venire. 
Ci ni voli tempu pù luvarimi do menzu...ed è essenziale che alla sintassi linguistica si associ quella topografica e esistenziale del luogo. Vincenzo Spampinato lo conoscono in pochi, peccato. La canzone che ha più di ventanni è tratta da un album che si chiama "Antico suono degli dei": dentro la sua stoffa ci sono alcune cose che solo un catanese e un siciliano possono intendere e non è solo il senso nostro del tempo. La traduzione è visibile nel video ma
- l'albero grosso è quello all'angolo sud est del cimitero di Catania lungo la strada che porta verso Siracusa: ci passano davanti da sempre tutti i mercanti e gli operai che lavorano a sud della città
- Santa Agatuzza col suo fercolo passa sotto gli archi della marina il quarto giorno della festa, quella del giro esterno, la calata della marina è un momento suggestivo e pericoloso se è piovuto.
- Giammona è un chiosco storico di Catania a piazza Umberto, aperto fino all'alba e il "completo" è una della sue mitiche bevande ( orzata, succo fresco di limone, anice e seltz)
- Il ferro è l'arma da fuoco 
Il resto, l'anima di certe notti infinite, il siciliano asciutto di questa parte d'isola, il senso del mare a due passi e la malinconia feroce e segreta di una conquista femminile improvvisa, per tutto questo ci ni voli tempu.

venerdì 5 febbraio 2021

CI NI VOLI TEMPU -

Molto tempo fa c’era un altro tempo: e questa parola riempiva lo spazio esattamente come fa adesso. E’ molto più di un’idea, è la nostra evidente realtà organica che trascende nel metafisico. Il tempo lascia aperta la porta affinchè noi si possa intendere il percorso seguito e quello a venire. 
Ci ni voli tempu pì livarimi do menzu... ed è essenziale che alla sintassi linguistica si associ quella topografica e esistenziale del luogo. Così l’anima di certe notti infinite, il siciliano asciutto di questa parte d’isola, il senso del mare a due passi e la malinconia feroce e segreta di una conquista femminile improvvisa, per tutto questo “Ci ni voli tempu”

ADDIO

Attendo con una certa impazienza di inabissarmi assieme all’isola che mi ha custodito finora, è il destino che attende me e le mie imprevedibili apparizioni. 
Ho trascorso tutta una vita ad illudermi di far parte di un gruppo eterogeneo ma coeso; una sorta di popolo dell’aria, della terra e del mare, ognuno con le sue stimmate testimoni di infiniti ed estenuanti ricerche. Non è vero, non lo è in tutti i modi possibili: economico, politico, storico, esistenziale e culturale. L’ordine delle condizioni andrebbe visto in ordine inverso ma anch’esso è in fondo un esempio del divenire della mia vita in questa parte di mondo e di web. Dal denaro dispensatore di ipocrite sicurezze e di intollerabili ignoranze alla politica che è sempre stata un ciarpame di ignobile fattura sotto qualunque regime e presupposto sociale. Dalla storia stanca di prostituirsi in cento modi pur di essere accettata dai suoi lenoni, alla cultura infine che resta una vetta inarrivabile tanto più desiderabile quanto meno cercata con spirito fiero. 
La Sicilia, dove sono nato per volere fermo di mio padre ignaro solo in parte delle sue tremende responsabilità, la mia terra, è un’ipotesi segnata dal marchio di questa certezza antica: un’isola può sparire, non disegnarsi più all’orizzonte comune. Poco importa da quale volontà nasca questa magnifica tragedia, l’entità acquea, marina, già perfettamente definita da Omero, della civiltà mediterranea, si sorregge sui flutti ed è l’essenza stessa dell’instabile; per me e per tutti coloro che sono rimasti abbastanza a lungo su queste sponde vale l’eterna metafora dei naviganti, su di noi incombe il naufragio. E dirò, finalmente fuori dai denti, che è inutile nascondervi e nascondermi il possente impulso oscuro verso l’estinzione: che splendida e sensuale amante! Rincorsa nei giardini di un’adolescenza solare, posseduta a scatti nella giovinezza inquieta, e amata con tutto me stesso, sì con tutta la forza del mio intelletto, in questo scorcio di inutile maturità. 
Dirlo è liberarmi di un peso e dell’angoscia di vivere a metà, di respirare a piccoli sorsi: dalla Sicilia non posso sfuggire, non ci riuscirei. E’ un’impossibilità totale cui fa da contrappunto perfetto la volontà di provarci. Vivo così, è questa l’essenza magica di quest’isola, la sua essenza esoterica primordiale. Probabilmente non vi avrei voluto nascere e mi comporto come se non volessi vivere tout court: ho distrutto decine di esistenze anteriori a questa e mi sono riproposto in altri modi; tutte forme diverse per dire la stessa cosa, non mi sopporto. Tuttavia ho amato, vi ho amato, siete tutti stati, più o meno consapevolmente, interlocutori di un disegno più vasto. Coltivavo l’idea di una comunità scelta, elitaria per necessità, aperta per educazione, solidale per esigenza umana. E non potevo farlo se non da qui, dal mio profondo e meraviglioso sud; la storia, tutte le nostre storie, mi sono passate accanto ed io le ho studiate ogni giorno, anche a vostra insaputa, le ho accudite e sorbite con il fuoco sacro della mia esperienza. Ma non è servito a nulla, non a lenire il dolore né a colmare le distanze, tutte le voci sono diventate via via dissonanti e stridenti. Questa sinfonia si suona altrove e su un altro spartito. La nazione che io conoscevo, anche nei suoi migliori rappresentanti ha dovuto, voluto convenire ad altre scelte e adesso ritmicamente riproduce il refrain del federalismo, dello scollamento e della multietnia. E tutti i blog sono pieni di un cicaleccio continuo, di strane danze che manifestano il desiderio di essere accolti alla nuova corte da nuovi sovrani. 
Ed io non ho più nulla da scrivere se non la mia scostante estraneità a questi pseudoconcetti cresciuti con l’erba della bassa e annaffiati dalle acque di un possibilismo sconsiderato. Non c’è alcuna alternativa miei lontani bloggers, torneremo alle città e alle valli sospettose l’una dell’altra e coltiveremo i dialetti perché non abbiamo saputo possedere la lingua tramandataci dalla nostra storia culturale. A che serve postare, linkare, commentare se alla fine siamo tutti dentro l’identica prospettiva, quella di un reality- realtà costruito di sana pianta? A che serve pensare se il primo deficiente può usufruire della libertà virtuale per lordare l’espressione che hai amato e trasmesso? Dietro la delusione e l’agitarsi di questa sciocca apparenza a me è rimasta una quiete profonda, quella di certe sospensioni notturne adesso che la sera allungandosi regala più tempo per riconsiderarmi. Lo so che probabilmente state valutando queste parole come la quintessenza di un estetismo inutile e barocco ma non m’importa più. Capire, capirsi, mischiarsi, amarsi…dire finalmente. E dire basta senza nessuna specificazione perché una stagione è finita e le prossime saranno di altri ma non più mie. 
Vedete? Non ho cancellato Omologazione Non Richiesta, la ritengo bella e mia, di una possessività che non ha mai escluso, mai insultato ma solo definito confini di dialogo ormai desueti. Essa resterà qui nell’aria ed è l’unico suo valore: raccontare a chi passa e vuole ascoltare che Enzo è stato qui, che era vivo ed era siciliano orgoglioso di esserlo. Adesso l’ultimo atto: una cosa dovuta alla libertà di comunicare, lasciare libero questo spazio nell’etere e vedere passare la vita, le voci, i sussurri, le mani…le bocche, insulti sanguinosi e volgari o lodi suadenti e confortanti: appresso ad esse nessuna risposta definitiva. Non per arroganza bensì per una cosa che si chiama discrezione silenziosa o mortale superiorità. Dalle mie parti funziona.

giovedì 4 febbraio 2021

BUONANOTTE

Dimenticare è uno sport diffuso e in realtà temo di più l’oblio della morte fisica. Mi chiedo poi chi e perché dovrebbe conservare memoria di me: mi sono dato alcune risposte, nessuna soddisfacente. Scrivo e lei afferma di leggere, credo sia un’utile marcia di avvicinamento. Durerà? Buonanotte.

SUD E LIBERTA'-

Il sud, la mia terra è ancora libertà perché guarda il mare e il mare è spazio, apertura e immaginazione: oltre un certo limite finisce il binario delle conversazioni precostruite ed inizia il tempo di una conoscenza diversa che usa gli schemi ma non si fa usare da essi.

martedì 2 febbraio 2021

IL GIOCO DELLE PARTI -

Il condizionamento operato da esigenze di ambiente lavorativo, familiare o altro funziona come un freno inibitorio: è un gioco delle parti pirandelliano, non puoi uscirne se non trovi un’altra parte con nuovi stimoli e nuovi obiettivi da perseguire. Quello che è stato prima ci lega, ci rende goffi e, soprattutto, è risaputo molti di noi vogliono altro da se stessi, cose che giacciono nascoste dentro da sempre e che un blog può mettere in vetrina. Io non ci trovo nulla di male in tutto ciò. Il pericolo vero è la metamorfosi, l’ipertrofia incontrollabile delle nostre facce che ci impedirebbe poi di riunificarle in quello che siamo come unità: perché siamo UNI e lo sappiamo appena spegniamo il computer..

lunedì 1 febbraio 2021

LA SERA DI SERA



E’ quando la luce vacilla
e va via che arrivano gli altri colori.
Tornano a grumi i ricordi
come collane delle altre vite
che io ho finto di dimenticare.
Si riflettono in questa,
danzano sui miei capelli,
mi trascinano, timido, in un ballo
pubblico sotto gli occhi di spettatori
diversamente interessati.
A volte rovescio il capo all’indietro
e mi concedo.
Allora è bellissimo,
i cieli, le strade, le stagioni,
i visi e le parole, mi sfondano
il cuore
senza farmi male.
Allora io sono vero, senza luci di scena
falsi eroismi, concrete paure.
Sono quel che mia madre ama e teme io sia:
un lucido errore che riconosce se stesso.
Aspetto che gli astri terminino
il loro ciclo, domattina non potrò dire di aver sognato
non riesco mai a dividere esattamente
i sogni dalla realtà,
l’oggi da ieri,
i miei occhi stanchi dai miei piedi
di bambino.
E’ di sera che il quadro si compone
ed io che sono malato
alzo il viso verso l’eco delle mie ombre
in direzione del mio respiro lontano.