Posso capire che un fondamentalista islamico sia propal, lo capisco molto meno che lo sia un occidentale.
Fra gli occidentali ci sono:
Gli antisemiti dichiarati, quelli che dicono che baffetto non aveva poi tutti i torti.
Quelli che non sono antisemiti, ma che pretendono che ogni ebreo, se vuole entrare in un ristorante o essere alloggiato in un albergo, deve condannare Israele, se no non entra.
Gli “antisionisti non antisemiti”, come se teorizzare la distruzione dello stato fondato dai reduci dei campi di sterminio non sia prova di antisemitismo.
I complottisti convinti che il 7 ottobre sia stato organizzato dal Mossad.
Quelli che strillano al “genocidio” anche se le stesse cifre fornite da Hamas dimostrano che quella del “genocidio” dei palestinesi è la palla del secolo.
Gli ignoranti patentati, quelli che non conoscono la storia e sono convinti che Israele sia nato dall’esproprio di terre ai poveri palestinesi. Non sanno che gli ebrei le terre in cui si sono insidiati le hanno comprate dai palestinesi. O quelli del “due popoli due stati” che non sanno che i due stati ci sarebbero dal 1948 se gli arabi avessero accettato la risoluzione ONU 181.
O quelli che non sanno che MAI è esistito uno stato palestinese e neppure un movimento nazionale palestinese.
Ci sono semplicemente quelli che non pensano, non sanno, non leggono, non ragionano e strillano “Palestina libera”
Ci sono le femministe radicali filopalestinesi, gli omosessuali filopalestinesi, le soubrette sculettanti filopalestinesi, tutta gente che in Iran o a Gaza sarebbe fatta fuori in un attimo.
Forse sbaglio ma comincio a pensare che il palestinismo degli occidentali riguardi la psicologia più che la politica.
“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte." Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica a...
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