domenica 28 aprile 2024

L'AMORE ALTROVE -

Ho visto storie d’amore compiersi interamente dentro uno sguardo, una carezza, un dono, una frase, un rifiuto; non è mai stato accettabile dal mondo tutto ciò, anzi quando diventiamo interlocutori di un amore la gelosia ci fa essere dei Torquemada dei sentimenti. Giustizieri implacabili e sanguinari. Lo sappiamo tutti che il momento migliore è l’inizio, i primi tempi… tutto ciò che viene dopo sono accomodamenti ma l’amore, l’amore è già altrove.

venerdì 26 aprile 2024

IL TEMPO NUOVO -

Siamo finiti tutti e facciamo finta di niente: alcuni di noi continuano a rassettare il proprio universo, io tra loro, a cullare con gli occhi il segno del proprio peso sull’esistenza. Ma è tempo perso perchè ci aspetta il tempo nuovo, le nuove stagioni della nostra maturità assoluta che prenderà il posto di questa finta giovinezza disordinata e ci inchioderà al sapore perfetto di quello che siamo stati.

mercoledì 24 aprile 2024


Girarsi e chiedere. 
Credere all’illusione di capire e capirsi.
Scrivere 
perché la mia comprensione precede la tua 
e riempie la notte del bisogno di noi. 
Le mille ragioni dell’avventura si fondono 
nell’unica seduzione del pioniere che comprende il confine attraversato 
solo dopo esserne stato sconfitto.

sabato 20 aprile 2024

DUE VOLTE BASTANO -

Io attendo che il desiderio mi appartenga altrimenti è inutile, non voglio partecipare all’amore come ad un evento mirabolante in cui compari per dovere d’esistere. Scelgo con un’attenzione estrema e sottile perché lo so bene che chi seduce in fondo perde spazio e diventa prigioniero di sé stesso. Ho imparato da ragazzo a percepire l’artefatto, la malizia ed ho conosciuto un sentimento mondato da questi orpelli solo due volte nella mia vita. Me li tengo stretti al corpo quegli odori e quei momenti quando la seduzione si svolgeva in un canto libero e senza necessità di presentarsi in un modo piuttosto che in un altro. Non mi è restato altro, non vedo altro. Non avrò altro.

giovedì 18 aprile 2024

UN RITO -


Non c’è alcun senso visibile a questo battere sui tasti, è solo un bisogno in cui io o te che leggi aggiungiamo la storia che vogliamo o che ci siamo trovata fra le mani; ti avrei detto di più qualche anno fa, ti avrei raccontato bugie coloratissime e godibili, ti avrei significato la gioia e l’allegria posticce di raccontarsi in rete. Certe volte quello che hai dentro è troppo ingombrante e tracima dal tessuto della tua riservatezza anche contro la tua volontà. Altre volte invece la scrittura è un rito operato contro la solitudine del tempo, in altre occasioni ancora si scrive perchè si è convinti di non aver detto abbastanza e abbastanza chiaramente.

martedì 16 aprile 2024

INFINE RICCARDINO

L'indagine poliziesca è un classico: omicidio, movente, colpevole, depistaggio. Che tutto questo accada in Sicilia dà solo un colore diverso e mi sembra giusto, Camilleri è un siciliano doc, conosce la sua terra e i suoi profumi, anche quelli mentali. Ma l'ultimo libro del commissario Montalbano è qualcosa di più, anzi è una summa di molte componenti assieme. 
E' in primis un gran colpo di teatro, creare aspettative da lungo tempo, lasciare al lettore la suspense immaginativa di come potrebbe concludersi una stagione narrativa con  i suoi personaggi. Poi dentro l'indagine ufficiale si dipana l'altra, quella veramente importante, quella che percorre il sentiero di una sicilianità non solo sociale ma anche letteraria, c'è Pirandello profuso  a piene mani, c'è l'essere e l'apparire, c'è la crisi d'identità dell'uomo, c'è la solitudine profonda e assoluta dei latifondi e degli orizzonti marini con la loro ammaliante promessa di un futuro mai trovato in questa vita. 
Il sottofondo politico amministrativo è immutato e non potrebbe essere altrimenti, esso trae forza e costanza da equivoci irrisolti storici, un'altra commedia dell'umana mediocrità! Ma il teatro più grande vive dentro il rapporto scrittore- scrittura, libro-lettore, sogno di libertà letteraria e decaloghi da editore, un altro assioma pirandelliano vissuto in modo moderno. Pian piano la scena si compone: i personaggi e il panorama di sempre guardati con la severa malinconia di una vita che finisce assieme ad essi e la consapevolezza che niente potrà fermare questo divenire progressivo. Che resta infine da fare? Anni fa caro Andrea la tua idea l'avevo avuta anch'io, cancellare le parole che uscivano ad una ad una sulla pagina, cancellare il prodotto della mente di chi scrive, tagliare il cordone ombelicale che dà la vita alla scrittura di un uomo. Finite le parole, svanite in frammenti smozzicati i sogni come un disegno cancellato, restano solo i ricordi della lettura. Sarà poi vero Andrea? O è una pietosa illusione anche questa? 

Ma io sono solo un blogger. Ciao Riccardino.

domenica 14 aprile 2024

CASA PROFESSA

...Poi scrissi scendendo a patti con tutte le illusioni. 

Fosse per me sarei ancora con fogli di carta e una penna in mano: nessuna tastiera e nessuno schermo se non il riflesso dei miei occhiali. Starei ancora in attesa di un’idea masticando pensieri un rigo dopo l’altro, con pigrizia, immaginando la vita come non è quasi mai e guardandola con lieta cupidigia quando ti passa accanto e ti lascia attonito davanti a tanta bellezza. Fosse per me sarei rimasto in questa città a metà strada fra l’Africa e L’Europa a domandarmi da che parte stare in un gioco sottile mai risolto. In fondo non mi dispiace camminare tra chiese barocche e cupole arabe, uno come me difficilmente troverà un posto fisso dove stare e digerire tutti i compromessi necessari per dire “ Qui mi va bene”. 
Pasqua a Casa Professa in un delirio di volute, marmi a mosaico e finestre a vetri colorati: i santi e gli angeli mi guardano immobili con fredda cortesia, certi dubbi passati sono stati mal digeriti. Però mi domando: ma come si può vivere senza un dubbio, una contrapposizione, un’ombra? Come fai ad amare il sole se non dopo un corridoio oscuro? - Buongiorno…scusi, ma lei non è il figlio del professore? - L’uomo che mi ha fermato con garbo è anziano, magro come una canna, adesso mi sta di fronte tenendosi il bordo del cappello per non farlo volare via. Ci scrutiamo quel tanto che basta, poi gli tendo la mano: 
- Cavaliere, è una vera sorpresa…si sono io, sono Enzo- 
ci sono due incontri contemporanei, due piani di ascolto e dialogo 
- Lei qui? Ma non abita in via Dante? 
-Si ancora lì, sempre nello stesso palazzo…è che ogni tanto mi piace camminare. Non gli dirò le fesserie di rito, abbiamo poco tempo per sprecarlo in frasi fatte 
- Cavaliere una volta mi dava del tu… Ride con gli occhi, ammicca e guarda in alto. 
- Sì, li ho tutti bianchi anch’io. E’ per questo che mi onora del lei, per farmi intendere che adesso faccio parte del circolo riservato? 
Ci stringiamo la mano con tranquilla energia promettendoci una decina di cose che certamente non faremo; d’altronde le poche che contano ce le siamo dette coi gesti e gli sguardi. Quei due sono molto più seri e sinceri, questi qua sono solo gli ambasciatori formali, gli indispensabili anfitrioni di un incontro. In Sicilia è quasi sempre così. I cannoli sono squisiti e freschissimi: li passo in rassegna nella pasticceria affollata e penso che questo posto sarebbe un buon palcoscenico per la commedia che si recita a soggetto tutti i giorni. Quando esco dal negozio i profumi mi inseguono per un buon tratto, fino al viale, quasi volessero impedirmi di pensare. Fosse per me avrei chiuso i contatti con la mia testa da molto tempo e avrei dato l’esclusiva ai sentimenti e alle emozioni. Ma il professore mi ha fatto studiare, d’accordo con mia madre, ed è per questo che non riesco a godermi un cannolo in modo acritico, una persona solo per ciò che è, una donna solo per come si muove, me stesso senza orpelli né parole. Sempre questa minchia di metafisica tra i piedi ! Anna deve aver chiacchierato spesso ed io devo avergli pure risposto, solo che adesso la risposta deve essere stata sbagliata. - “Non mi hai ascoltato, vero? Ma dove te ne vai? Sempre il solito: tu in giro per i fatti tuoi e io qui ad aspettarti come una scema.” 
Ride, per fortuna, oggi me la sono cavata. Poi si vedrà. Viale della Libertà è attraversato da una brezza leggera, gli alberi sono ancora spogli. Fosse per me sarei rimasto qui a far finta di aspettare la conclusione di un amore: sarei invecchiato con alcuni fogli di carta e una penna in mano. Avrei scritto lì sopra la gioia leggera e vanesia che mi dà essere vivo da queste parti.

venerdì 12 aprile 2024

DAS KAPITAL E L'ORTOGRAFIA

All’età di 18 anni non avevo alcun dubbio: era il Capitale di Marx la vera strada e la vera novità in campo economico e sociale. Tra i due estremi liberalismo e marxismo avevo chiaramente scelto il secondo; a quell’età non ci sono mai mezze misure e anche ora è lo stesso. Tutto il territorio intermedio era territorio di conquista, inutile e vuoto, un terreno vastissimo e deserto da mettere a frutto con un’opera ferma di convincimento e, se necessario, di un buon numero di bastonate. Semplice, lineare, doloroso sempre. Ma noi eravamo eroi, vittime che si ribellavano a tutto e a tutti: non c’era tempo per analisi approfondite (soprattutto se potevano evidenziare qualche pecca o crepa nei nostri convincimenti). Quindi erano i soldi, l’economia a far girare il mondo, l’uomo era mosso esclusivamente dal denaro anche quando era convinto di possedere altri stimoli. Il vecchio professore di italiano e storia tentava di raccontarci di re e dinastie, guerre e confini superati o interrotti: io al massimo ma in segreto potevo pensare a qualche figura femminile alla Elena di Troia per intenderci. In realtà la mia generazione era certa che si trattasse solo di palesi menzogne: si combatteva e si moriva per denaro o per le sue fonti. Anche gli ideali più alti e ampi si reggevano su quel presupposto, se volevi cambiare il mondo, se volevi liberare l’uomo dovevi agire sulle leve economiche delle società. Non avevo nessun motivo reale per pensarla diversamente ma avevo un grosso difetto, leggevo Dostoevskij “Io sono un sognatore, e ho vissuto talmente poco la vita reale che non posso ripetere nei sogni dei momenti come questi. Voi sarete nei miei sogni, per tutta la notte, tutta la settimana, tutto l’anno”(Dostoevskij - Le notti bianche) ...e lì il denaro contava meno! A ventanni la mia fede marxista aveva subito un duro colpo proprio nell’ambiente che frequentavo: c’entrava una ragazza (c’entrano sempre) e la sua vagina ideologicamente avanzata; da quella ero poi passato ad una revisione critica delle posizioni politiche del movimento. Insomma non ero più un fervente e cieco compagno ma quella prima idea sul Capitale di Marx era ancora profondamente valida per me: i soldi c’entrano sempre… le donne pure. E’ impossibile spiegare seriamente dove va a spiaggiarsi la mente e la fede di un uomo come me, ci sono troppe rotte e nessuna di esse domina le altre per un tempo sufficientemente lungo. Probabilmente una parte di colpa l’aveva avuta Dylan “Una poesia è una persona nuda.” perché io con la poesia non ho scherzato mai, ma c’erano pesanti responsabilità anche nella cultura in senso lato: già allora credevo alla mancanza di veri confini per la mente e il sapere. Nelle assemblee di allora come nei blog di oggi ho sempre pensato che tutti i campi dello scibile umano siano degni e importanti, dalla teologia alla fisica, dalla matematica alla giurisprudenza, dalla storia alla sociologia ma al fondo di tutto restiamo esseri umani, schifosissimi e bellissimi esseri umani. Non scriviamo solo perché ci piace o ci conviene, non lottiamo solo perché ci ha convinto qualcuno/a, non agiamo sempre e comunque secondo l’assioma stampato nel 1867, ci hanno ingannato anche in quel caso, c’è dell’altro. C’è la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore e il senso di vuoto davanti ad una ragazza nuda e fremente, le cose che ci tengono in vita sono queste. Più nascoste, apparentemente più banali e scontate, ma che lavorano continuamente su un piano che non troveremo mai né su un testo di Bentham né su uno di Engels. Sono trascorsi tanti anni e l’unica cosa che riesco a organizzare nella mia mente è la rivincita della poesia umana sul falso lirismo dei conti e delle cifre; questa dicotomia esiste è innegabile quanto l’opera di lavaggio mentale effettuata sui nostri convincimenti. Ci sarà sempre un mercato più esteso del nostro mercatino rionale che detterà i prezzi e le scelte economiche al nostro posto: mandarlo a quel paese è un atto politico o di poesia? Pretendere di organizzare la nostra convivenza secondo i dettati contrari all’attuale macelleria sociale è gesto politico oppure etico? Fregarsene delle necessità dei mercati globali e tornare alle nostre dimensioni vere è la vera rivoluzione: se una cosa ho imparato in quegli anni lontani e su quei libroni ammuffiti è che non c’è nulla che si muove se non spinto dall’idea che non siamo fatti solo di numeri e etichette ma impastati da un’ortografia artigianale e “sconveniente”. L’unica con cui possiamo scrivere.

mercoledì 10 aprile 2024

PORTO PALO A CAVALLO DEL VENTO

‘ Sta storia pi’ diri a verità, s’avissi a cuntari tutta in sicilianu comu tanti autri, ma fussi cosa longa e difficili ppi chiddi ca ‘un canusciunu u dialettu: piccatu, avissi ancora u ciavuru di mari e rosmarinu, di ventu e sabbia. Cuntintativi.”

C’è chi dice che esiste un limite a tutto, una sorta di misura che alla fine ci contiene e, forse, ci protegge; io riparto dal sud, io torno al sud, una latitudine infinitamente più meridionale di quella giornalmente raccontata dai media. Ricomincio da un’idea, sempre la stessa, da una sensazione complessa che abbraccia molte altre emozioni: per comprenderla è necessario amare il silenzio e la musica che vi si nasconde dentro, da quelle note sarà poi più semplice leggere l’intera partitura. Portopalo e appena più a nord del Capo delle correnti, un’area che si trova tutta sotto la latitudine di Tunisi in Africa, prendete una cartina geografica e guardate la zona più meridionale della Sicilia a sud di Di Siracusa… Portopalo è fuori da tutto e svanirà un istante dopo aver letto queste righe. Non c’è ragione perché vada diversamente, il mare, il vento… il sale sono cittadini ovunque, viaggiano ovunque. Il pantano Morchella, qualche chilometro prima del paese, non è altro che un pezzo di mare entrato nella terra, separato dalla costa da una stretta striscia di sabbia e rocce. L’acqua salata entra perché la terra e più bassa rispetto al livello del mare, una specie di Olanda sotto il sole africano; i salinari fanno passare il mare da una saja, un canale scavato a colpi di vanga, fino a alle vasche del pantano e aspettano. Sarà il sole far evaporare l’acqua quando il sale comincia ad addensarsi lo passano in un’altra vasca per concentrarlo di più e così via fino a quando il sale quagghia e loro lo raccolgono con le pale, neri e bruciati dal sole mentre bestemmiano e sembrano pazzi. Perché il sole li cuoce e il sale gli fa bruciare le carni. Questo è il motivo per cui nessuno vuol fare più il salinaro: i giovani sono altrove da tempo e i vecchi piuttosto che invecchiare nel sale preferiscono ‘ntrizzari cufini, intrecciare ceste con le foglie delle palme nane che crescono rigogliose da queste parti.
Ce ne sono anche sull’isola di Capo Passero che è là, in faccia alla tonnara; una volta c’era una strada che passava il mare e si poteva arrivare senza barca. I ruderi del forte che si trova sull’isola sono quelli della fortificazione fatta costruire dall’imperatore Carlo V per difendersi dalle scorrerie del pirata turco Mohamed Dragut: di lui è rimasto un nome deformato dal tempo e dalle leggende come queste rovine sull’isola, Mammatraju, il castigatore, l’uomo nero che le madri evocano per tenere a bada i ragazzini troppo turbolenti. Il forte fu distrutto dal turco e adesso c’è solo vento e gabbiani, però è bello starsene là sopra e pensare all’Africa, alla Grecia, a tutti i luoghi nascosti in quella striscia piccola piccola dove il mare e cielo si ‘ncucchianu. Tutti qua pensano di partire ma non succede mai, si diventa una cosa sola col blu del cielo e del mare, una tinta unica che tiene tutti chiusi al suo interno. La strada lungo la costa che conduce al piccolo borgo marinaro un tempo era punteggiata da case di pescatori dai colori delicati: azzurro, rosa, giallo paglierino e bianco: quando in Sicilia vivevano insieme cattolici, musulmani, greco ortodossi ed ebrei, questi colori servivano per indicare la religione di ogni famiglia, ma non contava quale Dio pregavi, serviva solo la tua abilità a tirare il pesce dal mare, a fare fruttare la terra o anche solo ad aggiustare le reti o fare ceste con le foglie della palma.
Dentro il paese non c’è nulla, in un giorno come questo di fine inverno non troveresti niente da ricordare guardandoti attorno, Portopalo non è un luogo turistico eppure possiede il più originale segnavento per campanile che io abbia mai visto: un pesce spada di latta. È una storia antica, terminata nel 1965, una storia di tonni e tonnare legata a una forma di pesca ormai estinta in tutta la Sicilia. Quando ancora si faceva la mattanza gli occhi di tutti stavano puntati sul segnavento, e quando il pesce spada si metteva sul grecale, allora voleva dire che era ora di parari la camera della morte perché i tonni entravano nella tonnara. Era uno spettacolo e tutto il paese aveva che fare da marzo ad agosto: preparare le reti, sistemare le barche e i magazzini, salare i pesci. Poi i tonni non vennero più: si disse che la colpa era dell’inquinamento marino, si disse poi che la responsabilità l’avevano i grossi pescherecci che calavano i consi in mare aperto e decimavano i branchi prima che arrivassero sotto costa. Il segnavento gira ancora, si accorda al vento, racconta storie che nessuno ha più voglia di ascoltare. Le vedo ancora benissimo volteggiare verso la battigia col suo eterno andirivieni, i miei occhi persi nel cielo: lo rivedo perfettamente mentre aspetto che il sole tramonti all’isola delle correnti. Si apre il sipario: c’è un gran cannistru di rosi e di ciuri, la notti s’apri e lujornu si chiuri.
Una alla volta spuntano tutte le stelle e il faro si accende e, se ti metti a cavallo della luce passi il mare e arrivi in Africa.
Io che campo all’acqua e al vento ci credo che un jornu giudica all’avutri e l’ultimo giudica a tutti, perché semo tutti ‘nsunnati, campiamo con la testa nell’aria e se casca il cielo non ce ne accorgiamo. Ma forse questo vogliono quelli che comandano, che dormiamo un sogno che duri tutta la vita; si scantanu che sennò…altri Vespri e altre rivoluzioni. E’ destino campari come auceddi e morriri comu passarieddi, senza che nessuno si nni adduna.

IL MIO SPECCHIO

Era il 1968 avevo 16 anni ed ero figlio di emigranti colti del sud, leggevo almeno 5 volte di più dei miei coetanei milanesi e, soprattutto, leggevo in modo diverso. La mia biblioteca era piena di classici italiani, francesi, inglesi, era anche zeppa delle edizioni tradotte di ciò che arrivava da oltre oceano. Nel 1968 io sognavo e vibravo ad occhi aperti e litigavo con un padre autoritario, onestissimo e fascista. Quando 7 anni fa aprii un blog guardavo il fardello dei miei 60 anni trascorsi tra l’infanzia nell’isola, il 68 adolescenziale e durissimo a Milano e la maturità fra le braccia e il cuore del sud; accidenti, mi dicevo senza modestia, è un tesoro inestinguibile. E cominciai a scrivere. 
Io all’inizio non mi sono posto tanti problemi: uscire dal cammino solitario che mi è stato sempre caro e raccontare anche agli altri lo spirito che mi muoveva, questo fu all’inizio l’impulso vero e profondo. Credo che si capisse facilmente che mi muoveva una componente di liberatorio narcisismo unita ad una più che concreta coscienza(?!) certezza(?!), speranza(?!) d’aver qualcosa da dire. Ma un blog così fortemente autoreferenziale non può vivere a lungo, un blog così era l’esatto contrario del mio desiderio profondo di capire e farmi capire perchè io ho sempre scritto, per prima cosa, per me stesso: scrivere per me è sempre stato sfogliare un libro segreto ma personalissimo. Scrivere è dipanare, dirsi, capirsi, toccare l’essenza e gioire di una verità luminosa e istantanea. Lo penso ancora, il vero problema è trasmettere la luce, non svilirla, non addomesticarla tanto da cambiarne il vero profumo e per ottenere tutto questo bisogna avere il coraggio di restare soli. Mi rendo conto di quanto questo discorso sia oscuro ( per alcuni forse offensivo), tra l’altro è molto facile passare per un assoluto e inguaribile arrogante, la luce, la verità…neanche fossi un novello messia! Eppure il senso, quel momento in cui, dopo una frase o un periodo, capisci che puoi dire a te stesso – Sì è così, esattamente così- quel momento esiste, per tutti, letterati o meno. Raccontarlo e mostrarlo quel momento è, secondo me, uno dei pochi modi per dirsi vivi e umani. Per farlo devi passare attraverso gli altri, devi aprire le porte e le finestre, devi prendere la tua creatura e offrirla “in pasto” al mondo che la cerca e che spesso non l’ama. Sono i commenti, il loro spirito, le altre vite e i loro inevitabili compromessi, sono gli altri bloggers la vita e la morte assieme di ciò che scriviamo. Non avevo messo nel giusto conto questo aspetto del problema, non avevo riflettuto sul serio sulla componente “sociale” e di condivisione che gli umani usano fra loro; poco alla volta mi sono reso conto che limavo, smussavo, persino non dicevo in certi casi, quando io ero da tutt’altra parte e di tutt’altra idea. Tanto disponibile ad ascoltare e così poco fermo nel farmi ascoltare. L’ideologia amici miei, la bestia che mi aveva divorato negli anni della giovinezza, il contrario dell’assoluto di cui parlavo prima, mi aveva riagguantato… ma dovrei dire ci aveva riagguantato. E nonostante la sintassi e la cultura, al fondo di tutto il senso di morte e solitudine non mi abbandonava mai: il mio blog con annessi e connessi era un magnifico de profundis ai miei anni e alle mie scelte. 
Sono trascorsi 8 anni, io torno qui, apro spesso i miei blog e me li riguardo pacato o acceso come certi momenti miei, rileggo, confronto e rifletto. C’è un fondo innegabile di malinconia ma essa è ormai un leit-motiv nella mia vita. Però la decisione presa resta per me ancora valida: del mio mondo e delle miei aspirazioni non c’è quasi più nulla nel paese dove vivo adesso ma questo non mi ha mai spinto ad ipotizzare esili più o meno assurdi, sono già sufficientemente alieno a me stesso. Queste pagine sono il mio specchio, riflettono un uomo che non si piace più a sufficienza ma non può rinnegare se stesso. Il blog è una parte di me che non riesco più a far crescere come vorrei e che non mi aiuta più nell’interloquire con quelli di voi che stimo di più. Il blog vi dice alcune cose, importanti non lo nego, ma non le dice tutte. Sono un vecchio borghese meridionale aristocratico e demodè quanto basta per restare così: sospeso. 
Sembro non aver pace: ho lasciato decine di tracce e di resti in rete in tutti questi anni. Penso spesso che è impossibile commentare ciò che scrivo, mi domando quindi quale senso possa avere farlo in un contesto in cui l’interloquio è fondamentale. Qui scrivo solo per me, mi dico e un po’ mento, scrivo per lasciare un segno alle spalle dei miei giorni: non riesco a pensare a dei possibili commenti mentre lo faccio. Vi sono dei moti dell’animo che non hanno alcun senso comune, alcuna giustificazione e che, tuttavia, si palesano senza ritegno. E’ questo il motivo dei miei ritorni e delle mie assenze. Come il ritmo incessante dell’onda sul bagnasciuga. Dei luoghi che ho visitato ho piena la testa e i cuore, il mare avvicina e allontana a seconda dei casi. Ti avvolge e ti guarda: non sei tu ad osservarlo ma è lui che ti scruta e non puoi sfuggire al suo giudizio se ha voglia di dartelo. Ho riflettuto a lungo sulla mia vita e sui percorsi compiuti: ad un certo punto ho avuto la sensazione che il tempo si fosse dilatato e, con esso, anche le alternative possibili. Ma non è così, non può essere così, appena esci dalla rada devi confrontarti con la possibilità di una tempesta o di un uragano. Quello che riuscirò a scrivere sarà la cronaca di un sogno a mezzaria fra questa stagione e l’altra che ho intravisto dentro la luce di un tramonto. C’è una realtà che conosco bene: stare da soli può uccidere; può lasciarti svuotato come una buccia che si sostiene per caso finchè un colpo di vento più forte la fa cadere e ne mostra tutta l’intrinseca debolezza.

lunedì 8 aprile 2024

UN GIORNO COME UN ALTRO

Sentirselo dire
Anche una sola volta
E precipitare dentro
Un’emozione che non immaginavi
possibile.
Sentirlo e ripeterselo
per il resto della vita
Senza un perché
Senza appigli
Senza niente altro
che questo sogno rivelato.
Scartare le parole
poiché nessuna si avvicina
a quelle
Girare lo sguardo attorno
E trovare solo l’eco
della prima volta.
Questo è un giorno come un altro.

sabato 6 aprile 2024

LA VIRTU' DEL PESCATORE

La pazienza è la virtù specifica del pescatore, l’impazienza quella degli altri. Si getta la lenza da uno scoglio, in un punto dove solo il pescatore conosce bene il fondo. E si aspetta e l’attesa può durare anche molto tempo. Mentre passano le ore e le stagioni diventa naturale riflettere e ricordare; l’analisi può essere illuminante e definitiva in questi casi, comunque un punto di riferimento. Le decisioni sono sempre secondarie anche se prevedibili: spesso ho atteso fin oltre l’ultimo minuto accettabile, per affetto o paura del nuovo ignoto che mi attendeva. Quando il grosso pesce arriva è sempre una sorpresa, un insulto alle proprie capacità di preveggenza: lo aspetti sempre qualche minuto dopo… 
La stanza segreta è qui e adesso, è una storia iniziata molto tempo fa. E’ l’attimo in cui arrivi a quella comprensione che ti sfugge da sempre. E’ un legame profondo, irrinunciabile, uno scrivere e pensare da lontano con una vicinanza intellettuale rara. La stanza è un simulacro dell’illusione di poter condividere ma è anche la definitiva sconfitta di un sogno leggero e invidiabile. Era risaputo, era scontato che l’apertura della porta avrebbe portato con sé una sospensione infinita di questo spazio. La preda si libererà dall’amo con uno strattone e libererà finalmente anche me: un segno di affetto profondo. Io non ho rimpianti, stare qui mi è piaciuto davvero , condividere anche i disaccordi o le reprimende ancora di più. Ma vi sono cose che non è possibile raccontare, forse solo intuire. Non chiudo, resto qui così con tutti i miei orpelli in bell’ordine, commenti compresi, in una tensione infinita che è il solo segno di una vita diversa perché al fondo di tutto non sono un ladro ma solo un sognatore. Come tanti.

CARMELA -

Carmela, ci fu un tempo in cui il nuovo mi accompagnava sempre, spesso mi precedeva e mi faceva la sorpresa dietro l’angolo dei miei passi veloci. Era la letteratura in divenire, l’eros della scoperta e la seduzione dell’universo del dire di noi attraverso un sogno che non potevamo tener tutto racchiuso dentro. Nessuna stagione dura all’infinito se non quella rimasta impigliata tra le pieghe della scrittura e così adesso io ritorno a quel tempo, l’occhio scorre le tue righe e si interroga: la sorpresa è identica, la metamorfosi sospesa si completa. Il sogno si riapre silenzioso. Vorrei che fosse così per tutti ma so bene che è un’utopia. Tu sei una meraviglia ed io ho definitivamente chiuso; ad un compleanno è giusto fare bilanci.

giovedì 4 aprile 2024

Titanic

Rose, il Titanic è affondato ma l’amore è rimasto per sempre. I sentimenti possiedono apnee lunghissime. Non pensavo di essere cosi tranchant nelle mie opinioni…forse sì in alcuni casi ma dipende dall’indole e dalle esperienze di vita non credi?

martedì 2 aprile 2024

Il grande mare

Non sono propriamente arrabbiato ma deluso e malinconico, infastidito semmai e questa condizione si è esacerbata da quando iniziai a frequentare il web. Prima era molto più gestibile e meno invasiva, ritornare a quel tempo e a quella misura mi è sembrato essenziale. I blog e la fauna umana che li popola sono altamente corrosivi: ci sono ovviamente delle belle eccezioni ma, in linea di massima, per il sottoscritto tra il suo sogno di comunicazione e scambio e la realizzazione di esso c’è stato un deserto. Lo sto ancora attraversando e me ne assumo le colpe. Rose per ciò che ho pubblicato in più di dieci anni in rete ho ricevuto un mare di fastidi di ogni genere: insulti, equivoci, ostracismi, proposte aberranti…non intendo fartene l’elenco ma posso assicurarti che la mia idea iniziale di un mondo nuovo e affascinante in cui incontrare un’umanità diversa e in cui lasciare una traccia decente della mia persona è miseramente fallita. Tu mi scrivi “Siamo gocce, ciascuna diversa. Con la libertà di scegliere quello che più ci aggrada. Non si può pretendere di essere sempre compresi”. Hai ragione ed io ho scelto di mettere un grande diaframma tra me e il virtuale Se questo atteggiamento “filtrante” mi condannerà a un oblio definitivo non importa, anch’io non mi aspetto più nulla, anch’io scrivo per il piacere personale di farlo (vale anche per questa mail). Non ho mai pensato che i miei testi potessero diventare dei caposaldi della letteratura mondiale ma quando scrivo io sono un altro e lo faccio sentendomi investito da una responsabilità sintattica e concettuale da Nobel! Dura lo spazio di quel testo ma c’è! Tutto ciò si chiama amore e dignità, desiderio e passione se lo vedo mistificato, deriso con sarcasmo o arrogante indifferenza divento terribile e spietato. E’ vero possiamo scegliere ma se nella ricerca di interlocutori non ne trovi uno e nel frattempo la vita se ne va quale altra scelta resta se non quella di guardare l’insieme delle gocce e attendere che la tua si confonda alfine nel grande mare da cui è nata?

domenica 31 marzo 2024

SOMIGLIANZE -

La politica e la blogosfera si somigliano sapete: corrono avanti e non sanno tornare indietro con dignità, fanno salti mortali e piroette per mascherare vuoti generazionali tremendi in fatto di educazione, civiltà e cultura. Le cosiddette "precisazioni", le interpretazioni, i distinguo speciosi, le accuse indignate da parte dello scrivente di non aver saputo cogliere il "reale" significato della frase scritta o di averla avulsa dal contesto in cui era inserita (questa infine è la scusa più abusata), tutte queste cose si infrangono sulla pregnanza inoppugnabile della scrittura laddove deficiente, ladro, cafone hanno un solo significato che non andrà mai in direzione opposta a quella stabilita dal vocabolario della lingua italiana.

venerdì 29 marzo 2024

A SUD DEL SUD-

FOTO DI P. GRASSO

La Sicilia è fuori da tutto ciò che è Europa, progresso sociale ed economico, essa è esattamente al punto zero del 1860. Ferma ad un disperato bisogno di strutture, denaro e prospettive lavorative: un carro fatiscente e grottesco trainato da un nord sempre più stanco di averci a che fare. Ma è veramente così?

mercoledì 27 marzo 2024

Intuizioni dello spirito prive di qualunque valore pratico


Non esistono vere novità oltre il limite temporale dell’adolescenza, soltanto versioni rivedute e corrette di affermazioni sbilenche che non riescono più a trovare un senso e lo cercano convulsamente… sino allo sfinimento.

lunedì 25 marzo 2024

IL TEMPO DI UN TEMPO -

Ci fu un tempo lunghissimo in cui mi piaceva molto essere amabile, sapevo ritrovarmi in un attimo ed ero estremamente determinato nel mio progetto seduttivo. Ah, quanto duravano le mie stagioni, le estati infinite a divorare il sole e la luce e quanta crudeltà c’era nello scivolare tra le pieghe della carne e sentirsi in armonia sempre, senza mai un ripensamento che non fosse una nuova strategia, un’onda nuova che mi portava in cresta a mostrarmi il tuo corpo nudo e acceso.

sabato 23 marzo 2024

DUE MODI -

Ci sono due modi di pubblicare. Uno prevede una moderazione totale, non solo creativa, legata ad una pienezza di sè assoluta di cui l'altra piccola moderazione è solo un'appendice, ma anche funzionale costruita su interlocutori selezionati ad arte. L'altro modo prevede invece il rischio di aprire e comunicare veramente, regalarsi e vedere spesso metabolizzato il proprio pensiero in qualcosa di molto diverso dalla sua origine.

martedì 12 marzo 2024

A MARGINE


A margine
Sto qui sul confine tra lettura e comprensione
privata.
Non è detto che la visione dal margine sia
meno profonda.
Da dove viene la musica sottile che hai lasciato
sull’uscio della tua scrittura?
L’immagine , la stanza
la tenda,
la vita
non sono lì per caso.
Non traduci
non traduco
i margini son fatti per
sfiorarsi,
gli alfabeti sono andati altrove
qui solo emozioni.

lunedì 11 marzo 2024

IPSE DIXIT -


L’ignoranza 
vera o presunta aiuta a vivere e a morire 
con sublime leggerezza. 
Non altro.

domenica 10 marzo 2024

DA SOLI -

Da soli il fluire ha un sapore particolare, diverso credo: da soli si pensa con più attenzione e molte cose improvvisamente appaiono diverse. Così diverse da sembrare nuove…o troppo vecchie. Vale anche per questa casa sull’acqua. Vale anche per voi che credete di sfuggire alla relatività della vita. Vale anche per tutti coloro che mi hanno frantumato le scatole in questi anni. Vale per ogni parola inutile lasciata a marcire sull’acqua del web. Vale per ogni sacrosanta verità che ci affanniamo a negare per idiozia congenita e reiterata.

sabato 9 marzo 2024

DI BLOG E ALTRE INTESE


Esiste di fatto il dramma della comunicazione accoppiato a quella specie di questua che facciamo commentandoci fra noi. 
Ti scrivo- scrivimi- se non mi scrivi non ti scrivo- 

E se ti leggessi a lungo? Se leggessi le tue righe e ritenessi che sono perfette così come le hai scritte e per tale motivo bastasse solo un - Ho letto! Arriverai qui solo per un mio timido ma serissimo invito o per un caso fortuito, il resto è tutto da definire.

venerdì 8 marzo 2024

SPECIALE


La notte era speciale
Stanotte mi sei passata accanto.
Trascendi ogni mio controllo, mi dicevo,
posandoti le labbra sui lobi ancora umidi di pioggia.
Portare piano i capelli dietro le orecchie,
far scorrere il tuo fiato sul mio collo,
la violenza di quello che non dici;
tutta la notte ad aspettare
un saluto
a pensare che è tardi ora per pensare
per pensarti
per amarti persino.
Stanotte mi sei passata accanto.
Pioveva. E tu eri lì.

giovedì 7 marzo 2024

UN DISTILLATO -

E’ questo il tempo? Quello che vorrei è un distillato di scrittura, ora che ancora posso permettermelo. Negli anni precedenti ho mangiato molta letteratura, i blog sono stati alcune delle portate del ristorante. Certe volte ho anche pensato di aver esagerato, che fossi vicino ad un’indigestione: sono rimproverato di non aver saputo o voluto discriminare, di aver cercato dentro la lettura il senso di molte cose del mondo. Pensavo che per giudicare o censurare dovessi prima leggere in ogni caso e con qualsiasi premonizione. Ho ingurgitato una marea di sciocchezze palesi, una pletora di sfilate sartoriali fini a se stesse.

mercoledì 6 marzo 2024

L'INIZIO E LA FINE, ACQUA PASSATA

È trascorso molto tempo, anni cioè secoli in termini di web,  adesso questo mio primissimo blog è completato e visibile in rete sulla piattaforma blogger. È trascorso veramente troppo tempo ed io sono sfinito; non ha nemmeno senso scriverlo, è solo una scusa.
Avevo chiesto ad alcuni blogger di prendere il testimone: ho in archivio una marea di testi, datati certo ma li ritengo più che dignitosi. Poi negli anni li ho frammentati, ri assemblati, in certi casi trasformati completamente…nel medesimo arco di tempo sono accadute molte altre cose e il mio rapporto con voi e il blog è cambiato in peggio. Alcuni di voi si lamentano a ragione della scomparsa di molti commenti posti in calce ai post negli anni passati, questo è il risultato del mio brutto carattere esacerbato da certi comportamenti sociali che mi si potevano evitare. Acqua passata? 
ACQUA PASSATA!
Ma resta il fatto che adesso io sono esaurito e confuso perchè di tutti questi anni e di tutta questa scrittura non so più che farne. E nessuno vuol porvi mano. Ho troppi scheletri nell’armadio? Cercavo un editore virtuale, una cosa tranquilla, senza fini di lucro: qualcuno che leggesse, scegliesse e infine pubblicasse- A dire il vero mi era passata per la mente una idea ancora più assurda: far riscrivere al testimone la mia produzione laddove ritenesse e avesse lo stimolo di farlo…comprendo che serve pazienza, basi culturali vicine e… lasciamo perdere!
Qua dentro ci sono una gran quantità post, centinaia di immagini raccolte in rete in questi anni, i testi sono gli “originali” scritti senza pensare all'audience ma solo al piacere di liberare il proprio senso Tutto rispecchia il mio mondo ma non mi convince più. Convincere non è il verbo giusto, in realtà ne servirebbe più d’uno per descrivere il mio stato d’animo. Ma chi è interessato a conoscerlo? La mancanza di fede è ciò che mi ha schiantato ma non ho nessuna accusa da fare a nessuno. Il virtuale è questo, prendere o lasciare e vale anche per me…forse vale per tutti voi. Scriviamo come sappiamo, se ci liberiamo è meglio. Potrei dirvi che si apre un blog se si è in grado di scrivere decentemente e non penso sia scandaloso affermarlo. Ma non c’è solo la cifra stilistica e letteraria a dare il via alla nostra espressività di blogger, conta molto anche quello che si ha da dire, le proprie esperienze, sensazioni, emozioni. A volte esse sono così pregnanti da non aver bisogno di abiti sintattici particolarmente eleganti. Se fosse possibile avere l’uno e l’altro sarebbe perfetto! Ma tra la perfezione e il nulla posso accettare una miriade di posizioni intermedie. Però l’indole non cambia, i desideri nemmeno e quando incontro stronzate assolute, ecco in quel caso io perdo le mie inibizioni… Perchè deve esserci un limite all’insipienza e alla volgarità profonda dell’uomo, un argine alla sua arroganza spacciata per sapienza e civiltà; la blogosfera è piena zeppa di escrementi e, col suo meccanismo virtuale, ha generato mostri ed essi si sono riprodotti. Titoli!? Potrei farvene a decine ma dopo sarei costretto a cambiare residenza per l’ennesima volta. E mi sono stancato!
Negli ultimi 4 anni a intervalli sono stato preso da una sorta di furore e di cupio dissolvi, nel giro di pochi minuti sono stati cancellati così alcuni blog e, soprattutto, un centinaio di articoli originali che non potrò mai più recuperare. Lo stimolo per tali momenti di perdizione assoluta è sempre stato il contatto con gli altri, i commenti in particolare e il loro discutibile contenuto; sono giunto alla conclusione che si tratta di un problema irrisolvibile almeno per me. Se la questione è questa ed io non sono capace di relazionarmi col resto di questo ambiente non ho alternative: me ne vado oppure resto “sigillato” in un blog che non possa nemmeno tecnicamente dare adito a discussioni che non gradisco o ritengo inutili se non risibili.
Non avevo pensato di chiudere, avevo solo abbandonato questo guscio su una sedia e il corpo altrove. Ma entrambi soffrivano per la reciproca lontananza. Poi qualche giorno fa, ripassando sulle pagine di alcuni blogger ho capito che non era giusto, che comunque questo guscio era carico dei miei umori e che doveva vivere, a modo suo, con un tempo diverso, ma doveva vivere. Signori devo confessarvi che spesso negli ultimi mesi ho avuto fortissima la volontà di sempre: cancellare tutto! Eliminare del tutto le tracce del mio passaggio in rete perché questa parte di me, che dovrebbe essere la più intima e amata, mi fa star male da morire. Ho pubblicato tutto o quasi, è trascorso molto tempo, gli scritti sono mutati, hanno ancora almeno un residuo di valore? Non devo dirlo io permettetemi. Io posso solo dirvi che si è girata la pagina e per alcuni di voi è successo in anticipo su questa mia decisione: siamo così fragili! Su questa Omologazione ho pubblicato il cuore di tutto ciò che ho pensato e scritto in rete e per la rete; ho sempre avuto un atteggiamento contraddittorio e ondivago verso il web e mi pare evidente che esso non poteva essere digerito dalla gran parte dei blogger. Lo ritengo fisiologico. Partendo dai miei furori e dalle mie cocenti delusioni ho fatto in modo che la scrittura dei miei testi vivesse al di là della mia reale presenza accanto ad essi: nel mio progetto questo blog potrebbe continuare così come lo state leggendo per altri mesi poi finirebbe per mancanza di testi. Io potrei già non esserci più in tutti sensi. Mi piace considerare l’opportunità di qualcosa che resta nero su bianco anche nella definitiva assenza del suo compilatore. Il blog è stato costruito così, il suo reale intento è quello di testimoniare il mio passaggio tra le sue pagine ( tra le vostre menti?).Essa ha una grafica, dei colori e degli orpelli che le si addicono in questa parte di vita, i più vicini al mio mondo e alla mia sensibilità ( mi riserbo di cambiarne via via l’aspetto se e quando ne avrò voglia). Non avevo considerato il senso di morte che mi sale in gola senza queste pagine scritte: meglio dunque lasciarle qui così. 
La mia soluzione si chiama dunque OMOLOGAZIONE NON RICHIESTA: E’ QUESTA CHE STATE LEGGENDO. È TUTTA PROGRAMMATA, IO NON DEVO INTERVENIRE NON C'È MOTIVO. MENO CI ENTRO MEGLIO È, DIMINUISCE IL RISCHIO DI MANDARE TUTTO ALL’ARIA.
La storia di Enzo e Giulia resterà dov’è, tranquillamente seduta sulla panchina che ci vide assieme, non poteva essere altrimenti. I testi frammentati proseguiranno il loro corso: sono finiti e programmati da tempo, lasciarli in rete non mi costa nulla. Ho calcolato che questo blog continuerà all’incirca fino alla fine della prossima estate poi resterà così come l’ho costruito. Tutto il resto rimarrà dov’è, ammesso che ricordiate dove si trova. Riveduto, ripetuto…chi se ne frega e questo non perchè non l’abbia amato ma perchè lo amo troppo.
Ho passato la mia vita davanti al mare e ai libri, praticamente ho smesso 11 anni fa quando sono entrato in rete: adesso si cambia signori, adesso si torna a leggere libri…il web viene dopo, molto dopo. Se trovo qualcosa da leggere di decente anche nei vostri blog mi farà piacere ma purtroppo è un’evenienza rara e poi tra quelli di voi che sanno scrivere decentemente c’è troppo spesso una spocchia e un’uniformità di vedute angosciante. Siete tutti omologati al nuovo dictat del pensiero e della scrittura da web. Non va bene affatto. Scusatemi davvero, EnzoRasi

lunedì 4 marzo 2024

LA CASA DI HILDE -

Per un ragazzo di oggi gli zingari felici di Claudio Lolli o “la casa di Ilde” di De Gregori devono per forza suonare diversamente; chissà, forse l’impatto iniziale è maggiore rispetto al mio ma mi domando se la sorpresa c’è, se il senso di apertura che io provavo allora esiste ancora. “Le nostre braccia arrivano ogni giorno più lontano…è vero che non ci capiamo e non parliamo mai in due la stessa lingua”.

domenica 3 marzo 2024

FUGGIRE -

La mia vita assomiglia sempre più ad un uscio stretto, un accesso quasi nascosto e impersonale. Oltre quel piccolo varco c’è il mio mondo, lo spazio perenne dentro il quale vive la mia libertà. Bella e splendente come nessuna parola potrà mai dire. E’ la dimensione in cui vorrei restare ed è finora il mio cruccio continuo. Chiudo la porta dietro le mie spalle e di quel benessere resta solo per qualche breve periodo l’eco sempre più lontana. Non posso fare altrimenti: le pagine vivono qui, mi attendono, tornerò un giorno e più nulla mi separerà da esse. Addio cavaliere; ora posso partire anch’io. Il lungo giro dei commiati è terminato. Vado altrove alla ricerca di qualcosa che m’appartenga direttamente, senza mediazioni familiari, che sia esclusivamente mio, qualcosa che mi faccia uscire da questo volano infinito di memorie. Parto e non mi accorgo che sto fuggendo.

sabato 2 marzo 2024

PADANIA-

Ritengo gran parte dell’elettorato leghista una massa di razzisti verso i meridionali ed io sono meridionale. La base leghista, il suo zoccolo duro è assolutamente convinta di poter fare a meno del sud non riconoscendo ad esso nessun valore culturale, sociale ed etico. Il motivo è molto semplice ignoranza storica totale e paura di un confronto serio dal quale uscirebbe sconfitto.

venerdì 1 marzo 2024

ESTRANEITA' -

Io non ho più nulla da scrivere se non la mia scostante estraneità a molti pseudoconcetti cresciuti con l’erba della bassa e annaffiati dalle acque di un possibilismo sconsiderato. Non c’è alcuna alternativa miei lontani bloggers, torneremo alle città e alle valli sospettose l’una dell’altra e coltiveremo i dialetti perché non abbiamo saputo possedere la lingua tramandataci dalla nostra storia culturale.

giovedì 29 febbraio 2024

ESTINZIONI IN CORSO -

Non legge più nessuno! Le righe ammesse dal nuovo galateo sono poche, sui Social ancora meno; devi far finta di dire in un flash rimandando a improbabili approfondimenti la piena comprensione della tua opinione. Stanno scomparendo sintassi, grammatica e punteggiatura, appresso a loro se ne vanno anche la civiltà del dire e pensare, sono i nuovi passeggeri degli elicotteri che faranno la spola tra la tristezza di viverci così e un nuovo ordine nel quale io per fortuna vivrò per poco tempo. L’incomprensione nasce dalla confusione, professore, siamo noi, gli oggetti del potere, a non riuscire a fissare alcun concetto… il potere ha le idee chiarissime.

mercoledì 28 febbraio 2024

LA MIA PARTE



Fa’ conto di vedermi seduto al Pc in una stanza silenziosa mentre guardo titubante le molte cose che ho posto qui davanti a me sul tavolo. La tentazione, la solita, è sempre quella di farne un grosso pacco e inviartelo così com’è, che sia poi tu a sbrogliare la matassa. In fondo io la mia parte l’ho già fatta scrivendo il blog.

martedì 27 febbraio 2024

LA PRIMA VIRGOLA

Se tornassi a scrivere
prenderei la prima virgola
per appenderla al tuo orecchio
che mi regali di nuovo il volto
e il cuore.
Se tornassi a scrivere
non avrei più niente tra le mani
se non il ricordo di una intesa
da regalare al mio tempo nuovo.
Se tornassi a scrivere
lascerei finalmente libero
il sogno di ciò che mai sono stato
e tu lo leggeresti altrove
e in un altro mondo.

lunedì 26 febbraio 2024

LA CAUSA VERA

Vorrei dire “sembra incredibile” ma non posso perchè è credibilissimo. Sono in fase di sopravvivenza e l’ho affidata a questo spazio: no, non tutta ma in buona parte sì. Guardando fuori da qui verso il golfo aperto della mia città la cosa che mi viene più facile da pensare è un’estate infinita, stile vecchi tempi. Dilatata e sensuale ma lenta, lentissima, piena di me e della mia vita, dei miei segni e dei miei stupidi assiomi. E’ esattamente ciò che voglio, l’unica cosa che comprendo. Non è amore, è l’orgasmo che viene dopo e che nessuno vuole gestire perchè è meno romantico. Aspettare, è ciò che dovrei fare in questo periodo di presunte agonie e inevitabili condoglianze. Non so farlo, non nel modo tradizionale: io aspetto superando le mie emozioni per vederle da un’altra prospettiva. La causa vera di questo blog è questa, avrà un senso finchè ci sarà la spinta mia personale e dentro le voci che ho iniziato a frequentare in rete. Ho un istinto maledetto e analitico che mi porta via e mi disperde in mille rivoli mentali e in mille attenzioni ineludibili: sembrano tutte fondamentali quasi che tralasciarle significhi, ipso facto, perderle per sempre. Non è così che va il mondo, a volte ritornano più vere e definite di prima, altre scompaiono nell’acqua indistinta dove non è possibile dare loro adeguata sepoltura. In questo caso aspetto: mi dico che ho ancora tempo davanti, lungo e aperto quanto quello già lasciato alle spalle. 
Si vive di incredibili menzogne. Oppure si muore.

domenica 25 febbraio 2024

TEMPO E MISURA -

Credeva di averne di più, a dir la verità non lo aveva mai considerato: il suo tempo nel tempo che viveva giorno dopo giorno. Pur avendolo riempito di un'infinità di cose inutili e lunghe, anche sacrificandolo ad una quantità di altri tempi diversi per fogge e prospettive, pensava di averne davanti ancora una misura praticamente infinita.

sabato 24 febbraio 2024

UN USCIO STRETTO

Potessi descrivere il silenzio pieno di queste ultime settimane, il suo spandersi quieto e imponente sulla mia vita… Non ho rimpianti, quello che ho fatto è la diretta conseguenza del mio modo di essere, non ci sono asimmetrie stavolta: è solo un cammino naturale. Chiedersi se e quando uscirò da questo silenzio è pleonastico oltre che improponibile: io non ho volontà decise in tal senso. Perchè dovrei averle? Se fossi veramente solo tutto sarebbe più facile oltre che più triste ma sono dentro la vita con gli altri uomini, li sento frusciarmi accanto da tutti i lati: non li approvo, non li capisco o li capisco troppo bene, non amo molti di loro per la grande capacità che possiedono di sporcare e immiserire l’ambiente in cui vivono, Blog compresi. Ma il silenzio è divino, ammaliante e puro: un velo strappato davanti ai nostri occhi desiderosi di sapere. La mia vita assomiglia sempre più ad un uscio stretto, un accesso quasi nascosto e impersonale. Oltre quel piccolo varco c’è il mio mondo, lo spazio perenne dentro il quale vive la mia libertà. Bella e splendente come nessuna parola potrà mai dire. E’ la dimensione in cui vorrei restare ed è finora il mio cruccio continuo. Chiudo la porta dietro le mie spalle e di quel benessere resta solo per qualche breve periodo l’eco sempre più lontana. Non posso fare altrimenti: le pagine vivono qui, mi attendono, tornerò un giorno e più nulla mi separerà da esse.

venerdì 23 febbraio 2024

MACIGNI


Tutti quelli della mia generazione sono diventati dei macigni, i migliori delle pietre rotolanti e come tali destinati a schiantarsi giù in fondo; rotolando abbiamo attraversato quasi tutto l’attraversabile e di fatto ci siamo allontanati da ogni cosa.

giovedì 22 febbraio 2024

I VICERE -

Non voglio riscrivere la storia, voglio studiarla, analizzarla da varie prospettive e usarla per comprendere il mondo e la società in cui vivo. In fondo alla base di questo e di altri post c'è il desiderio di stimolare chi legge a riprendere in mano un libro o ad usare internet per capire meglio anche eventi e situazioni che si ritengono ormai ben conosciute. Io sono convinto che non sappiamo o sappiamo solo quello che ci è stato raccontato a senso unico, si chiama storiografia ufficiale e si fonda fondamentalmente su una presunzione di ignoranza e pigrizia mentale da parte della gente. Su questa base si installa poi il trend politico dominante o quello che fa più comodo al potere ufficiale. Questa è una delle storie possibili non l'unica.

martedì 20 febbraio 2024

INTERLOCUTORI -

Per un pessimo interlocutore come me dover ammettere di non trovare contatti adeguati è veramente ridicolo. Ma è esattamente così. Scrivere in un blog sconosciuto e non commentato è un’opzione irreale, somiglia a certe commedie dell’assurdo, cose senza senso. Ma io sono arrivato alla conclusione che nella blogosfera sia dal punto di vista concettuale che da quello sintattico e letterario ci sia ben poco da spremere. I testi che lascio qui, sarebbe meglio dire abbandono, sono una traccia spedita nell’infinito del web. Non pretende più nulla, non cerca niente, vive di vita autonoma, era una parte di me, è rimasta tale. Addio

lunedì 19 febbraio 2024

UNO SPAZIO CHE MI SOMIGLI -

In tutti questi anni ho aperto una decina di Blog, uno per ogni faccia del mia personalità, il risultato finale è stata la mia scomparsa come blogger, l’annullamento di ogni traccia e di ogni possibile riferimento. Non si può essere accettati se non ci si accetta, non esiste un luogo dove poter posare i propri umori più intimi se non nel segreto della propria coscienza: Il contatto con il diverso da noi ci cambia, il timore di non essere accettati ci spinge a continui aggiustamenti. Quello che ho scritto in più di 10 anni doveva spargersi in un gran numero di volti fittizi per poter essere accettato, questo è quel che ho creduto finora e così l’imprimatur di libertà ed espressività di un blog me lo sono negato fino ad oggi, consegnando ad improbabili testimoni il senso vero e UNITARIO di ciò che scrivo e sono. Non ho mai fatto poca fatica a realizzare, seppur in termini elementari, uno spazio che finalmente mi somigliasse.

domenica 18 febbraio 2024

CIAO DOMENICA

Ciao domenica, perchè ti nascondi sempre dietro il sabato? Quando la finirai di prendermi in giro? Ci penso a volte che è tutto inutile e lo faccio ugualmente. Ci credo, sono talmente stupido da crederci nonostante tutto, così m’imbarco in questo rimasuglio di settimana, lo infarcisco di molte cose, una meglio dell’altra, sono appeso ad una musica che ho ascoltato da qualche parte. Dove non so, ma suona eh, suona in modo meraviglioso, diventa il mio pifferaio magico. Dovrei scrivere un post enorme altrimenti dove la metto la mia vita? Ho capito, ho capito, lascio un po’ di cose in giro, rimasugli di me, frammenti che spiegano e poi ti lasciano a mezzo, non dovrebbe essere così ma così è. Non sono più da nessuna parte; questa domenica che domani mi lascerà innamorato deluso si ripresenterà prima o poi.
– Non mi dai un bacio?
– Ti amo
– Io no
– Non importa, non importa mai. Accidenti, perchè non importa mai?
– Mi hai. Mi hai avuta. Non mi avrai mai più. Nessuno mi avrà mai più
– E’ la cosa più bella che tu mi abbia mai detto
– Scrivila allora.
 SCRITTA!

sabato 17 febbraio 2024

L'ANIMA -

Se manca il cuore non troverò nemmeno l’anima della comunicazione: serve una cultura sconosciuta, è facile scambiare scioccamente la querula leggerezza per disinvolta eleganza intellettuale. La blogosfera è morta alla nascita. La musica sopravvive ma viene da un altro pianeta, quello in cui si tessono le tele del mondo e si guarda l’avvicendarsi di stagioni già pronte.

venerdì 16 febbraio 2024

NON IMPORTA PIU' -

Dietro la delusione e l’agitarsi di questa sciocca apparenza a me è rimasta una quiete profonda, quella di certe sospensioni notturne adesso che la sera allungandosi regala più tempo per riconsiderarmi. Lo so che probabilmente state valutando queste parole come la quintessenza di un estetismo inutile e barocco ma non m’importa più. Capire, capirsi, mischiarsi, amarsi…dire finalmente. E dire basta senza nessuna specificazione perché una stagione è finita e le prossime saranno di altri ma non più mie.

giovedì 15 febbraio 2024

PARLARE DEL SUD

FOTO F. SCIANNA

Parlare del Sud è facilissimo: il Meridione d’Italia è pieno di luoghi comuni cui appoggiarsi senza grossi problemi. Tutti media ufficiali, il cinema e il teatro sono talmente coperti da questo genere di comunicazione da sembrare che tutto sia reale e veritiero. Solo la letteratura ha mostrato qualche crepa, qualche dubbio e la storiografia comune dal canto suo suona da sempre in un unico modo. 
Parlare del Sud è difficilissimo: troppi controsensi, troppi equivoci e troppe bugie organizzatesi nel tempo come unica traccia da seguire. Dentro la corrente cui è stata assegnata la patente di serietà documentata e storica diventa complicata inserirne un’altra, io desidero soltanto dare un contributo, piccolo ma sincero, alla ricerca di una verità storica che i testi avuti fra le mani negli anni della scuola e quelli, più nobili e altisonanti, che compongono la storiografia ufficiale del Risorgimento italiano, non hanno mai raccontato in modo serio. I fatti storici e soprattutto gli antefatti, i protagonisti, le mille storie segrete formicolanti sotto le evidenze vissute come assiomi senza mai un attimo di riflessione… o almeno di buon senso, tutto questo grande insieme di cose adesso, trascorso il primo centenario dell’unità, appare fatiscente. Riprenderlo in mano, analizzarlo studiarlo con animo obiettivo, senza ideologie pelose a guidare la mente è fondamentale. A molti potrebbe sembrare un’operazione dissacratoria, un atteggiamento revisionistico da quattro soldi, legato evidentemente ad una sorta di anacronistico campanilismo meridionalista. Non è così. Un’analisi più seria sulle vicende che hanno portato dal 1860 in poi all’unificazione della penisola italiana vede sicuramente in primo piano e ai primi posti la Sicilia e siciliani; il processo unitario italiano ha avuto sia dal punto di vista morale che geografico che umano il contributo determinante della Sicilia. L’analisi quindi non è tanto dissacratoria ma necessaria: non è un vezzo ma un dovere. Chiedersi come, perché e quanto è fondamentale per potersi finalmente guardare in faccia tutti senza ipocrisie. Le vignette che da tempo disegnano uno stivale che prende a calci la sua appendice meridionale non sono il prodotto di un ubriaco di poco conto: riflettono purtroppo la realtà dei fatti. Certo la geografia e alcune difficoltà obiettive non possono essere facilmente modificate ma la storia degli uomini ha il diritto-dovere di essere declinata in modo diverso. Dico qui una cosa che avrei dovuto scrivere in coda a questo testo: la Sicilia e siciliani sono creditori di questa nazione (o pseudo tale), l’isola ha risorse e potenzialità grandi ma inespresse. Dal 1860 in poi si è pervicacemente voluto, anche col contributo di siciliani non meritevoli di essere chiamati tali, che rimanessero inespresse per favorire in un modo o nell’altro lo sviluppo dell’economia settentrionale. Sviluppo del turismo, valorizzazione dei beni culturali (un patrimonio immenso che tutto il mondo ci invidia), trasformazione dell’agricoltura e della pesca, sfruttamento delle risorse del sottosuolo sono tutti punti di partenza di una ricchezza potenziale che potrebbe sicuramente consentire lo sviluppo autonomo della Sicilia. Ma in realtà se c’è un popolo legato al concetto di unità nazionale sono proprio i siciliani: l’idea del federalismo estremo, praticabile oltre lo stretto ben più chiaramente e facilmente di quello padano, non ha mai attecchito in Sicilia. Eppure solo su una crescita economica e sociale e sulla presa di coscienza delle proprie forze e delle proprie risorse si può costruire una Sicilia diversa e si può finalmente pensare di accorciare il divario profondo tra Nord e sud. Solo la coscienza delle proprie luminose radici, della propria forza e del proprio valore possono vincere l’atavico sospetto della latitanza cronica dello Stato verso la soluzione dei problemi isolani. Io credo che solo i siciliani siano in grado di liberarsi dall’abbraccio mortale della mafia, Falcone e borsellino lo hanno dimostrato ampiamente, solo la Sicilia può scrollarsi di dosso questo marchio di infamia che ci opprime ogni giorno di più. Nel settembre del 1982, in via Carini a Palermo, furono uccisi brutalmente Carlo Alberto dalla Chiesa e la moglie; dopo l’omicidio su un muro un siciliano anonimo scrisse “qui è morta la speranza dei siciliani onesti”. Tremendamente vero, vergognosamente vero ma finché ci sarà l’altra faccia della Sicilia pronta a contrastare la prevaricazione la violenza mafiosa, la Sicilia che prende il testimone degli uomini coraggiosi che hanno dato la vita per la dignità di questa isola, la speranza non morirà. Non ci sono alternative per la costruzione di un futuro decente ogni popolo deve avere coscienza delle proprie radici storiche e della propria cultura. 
Dovremmo quindi parlare o riparlare di storia e io vorrei cominciare con una frase di Jean Cocteau “Che cos’è la storia dopotutto? La storia è fatta da avvenimenti che finiscono per divenire leggende e le leggende, bugie e falsità, che finiscono per diventare storia”. Non riesco a trovare niente di più calzante con l’unità d’Italia e gli avvenimenti che ne sono seguiti, niente di più adeguato ai fatti celebrati dalla storiografia ufficiale a partire dalla spedizione dei 1000 e che portarono poi a questa Italia che abbiamo davanti. E vorrei chiedervi seriamente c’è tra di voi un cretino che veramente crede che 1089 uomini sbarcati a Marsala abbiano potuto aver ragione di un esercito di 20.000 uomini perfettamente equipaggiati? Nasce tutto da qui, inizia tutto da questa menzogna così grande, così ridicola eppure così radicata nei libri della nostra scuola. Non sembra possibile ma nell’anno di grazia 2016 discutiamo ancora, perché vi siamo dentro, di una mai risolta “questione meridionale”. Riparliamone dunque proprio in occasione dei primi 100 sessant’anni da quel maggio 1860: facciamolo con obiettività storica e serenità di giudizio, rivediamo gli avvenimenti che tra luci e ombre portarono a un processo unitario fondato per i siciliani soprattutto sulle illusioni create da Garibaldi e sulle mancate promesse del re piemontese seguite poi dalla sanguinosa repressione dello stato sabaudo negli anni fra il 1865 e il 1870. Riconoscere infine che il processo unitario fu forzato e segnato da profonde ombre significa rendere finalmente un buon servizio a una realtà storica bistrattata e rendere giustizia alle popolazioni meridionali e alla Sicilia che all’unità hanno sempre dato un contributo importante. Vogliamo parlare della biblica emigrazione verso i paesi dell’America settentrionale e meridionale? Vogliamo chiederci perché iniziò dopo le annessioni al Piemonte e non prima? Vogliamo pensare a quanto peso hanno avuto il lavoro e le rimesse di denaro fatte dagli emigranti? Possiamo ricordare il contributo di sangue meridionale durante la grande guerra? E per chi lo ha vissuto di persona non credo sia giusto dimenticare i meridionali degli anni 50 con le valigie legate dallo spago scendere nelle stazioni di Milano e Torino e produrre ricchezza per il Nord e per le sue industrie… Pensando di farlo per l’Italia intera. Ma l’Italia si era già fermata da tempo molto prima di Eboli. È a persone come queste che ci si deve rivolgere per restituire il maltolto e la dignità, ai siciliani e ai meridionali che l’Italia l’hanno fatta davvero col sudore della fronte e con uno sforzo intellettuale che non si può negare. E a questi italiani che bisogna raccontare la storia vera di una nazione nata per interessi di altre nazioni, fondata su menzogne risibili e che anno dopo anno continua a partorire sciocchezze di valore assoluto. Siamo ancora in tempo per sfatare quella storia propagandistica per raccontare il vero aspetto dei protagonisti di quel tempo, a partire da Giuseppe Garibaldi, proseguendo con Cavour e re Vittorio Emanuele II, dicendo senza fronzoli che tipo di criminale abbia gestito la questione “brigantaggio” e cioè il Generale Cialdini? 
Non sono più sicuro di molte cose perchè certe bugie si sono incancrenite, organizzate in assiomi difficilmente scardinabili. Non voglio cambiare la storia, voglio leggerla con animo sincero.