Perché solo i palestinesi hanno un’agenzia ONU esclusiva (UNRWA), mentre tutti gli altri rifugiati del mondo sono gestiti dall’UNHCR?
Perché lo status di “rifugiato palestinese” viene ereditato per generazioni, al contrario di ogni altra crisi al mondo?
Perché nonostante miliardi di dollari in aiuti internazionali, non esiste un’economia autonoma sostenibile a Gaza e in Cisgiordania?
Perché la leadership palestinese non ha mai accettato definitivamente le proposte di Stato (1947, 2000, 2008)?
Perché le élite palestinesi non hanno indetto elezioni dal 2006?
Perché i fondi esteri vengono dirottati in stipendi a miliziani e armi invece che in scuole e ospedali?
Perché i palestinesi hanno più ONG e giornalisti pro-capite di qualsiasi altro conflitto al mondo?
Perché il discorso pubblico internazionale parla solo di “occupazione”, e non del rifiuto strutturale del riconoscimento di Israele?
Perché Hamas e ANP competono per il potere ma non per garantire servizi ai cittadini?
Perché i palestinesi restano “eccezione” anche nel diritto internazionale, con risoluzioni ONU dedicate ogni anno solo a loro?
Perché nei libri di scuola palestinesi c’è culto del martirio invece che educazione civica e convivenza?
Perché Gaza non ha mai sviluppato un porto o un hub produttivo nonostante le risorse ricevute?
Perché la causa palestinese è stata usata come strumento da regimi arabi (Egitto, Siria, Iraq, Iran) invece che come progetto politico indipendente?
Perché non si denuncia con forza il racket dei tunnel e il sistema di potere mafioso che controlla la Striscia?
Perché l’opinione pubblica internazionale tace davanti alla repressione interna: torture, omicidi di oppositori, assenza di libertà civili?
Perché i campi profughi palestinesi non sono mai stati smantellati in 75 anni, ma mantenuti come simbolo politico?
Perché la leadership palestinese non ha mai creato un sistema giudiziario indipendente e funzionante?
Perché le organizzazioni palestinesi ricevono fondi diretti dall’ONU senza controlli stringenti che valgono per altri Paesi?
Perché la narrativa internazionale parla sempre di “diritto al ritorno” e mai di integrazione nei Paesi arabi ospitanti?
Perché i palestinesi restano l’unico “popolo rifugiato” a tempo indeterminato, anche quando vivono da decenni in Stati sovrani come Libano o Giordania?
“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte." Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica a...
Commenti
Posta un commento
L'autore del blog è andato via per sempre.