mercoledì 30 dicembre 2020

PUNTUALE LA SERA -

Quando arriva puntuale la sera io sfioro le superfici dei miei pensieri ad occhi chiusi per riconoscerli al tatto, per sentirli fluire, riconoscermi in essi e capire dove li ho traditi; non esiste palcoscenico adeguato a questo dietro le quinte, solo sussurri che giungono deformati dall’attesa e dal bisogno. Non vi serve, non mi aiuta, non fa scrivere. Al di qua del blog che voi leggete c’è un mondo che lascia di sè soltanto un riflesso lontanissimo di me e di voi; solo la musica che siede in un angolo della stanza quando si alza maestosa può regalare almeno un’idea di quanto è accaduto qua dentro. Ma molti di voi non l’ascoltano e non sapranno mai dove è andato a riposare per sempre il pensiero di me che scrivo.

venerdì 25 dicembre 2020

SERA DEL 25 DICEMBRE

E’ una variabile personale il tempo, il mio tempo diverso dal tuo; in verità non è nemmeno mio, con me scherza, ogni tanto discute…poi mi volta le spalle e se ne va per la sua strada. Così anche questo Natale, l’ennesimo, giunto puntuale per sé ma non per le mie aspettative. Ho dovuto lavorarci sopra nelle ultime ore, mi sono guardato intorno e ho visto il mio identico smarrimento, mascherato meglio però. La luce di cui parlarono i profeti galleggia nel cielo solo per chi sa e vuole vederla, per tantissimi altri è una fiction ben orchestrata. Ho trascorso alcuni Natale al buio ma ho letto a lungo che la Luce esiste essa è, siamo noi a colorarla e a chiamarla coi nomi più svariati: per chi ha fede essa è il soprannaturale che incrocia il cammino dell’uomo, per chi guarda solo alla realtà concreta è un obiettivo di riflessione ed umana solidarietà. Per me, bambino, fu neve e meraviglia, concerti di Natale e mia nonna col naso freddo in Piazza Duomo a Milano. Poi, negli anni, velocemente non fu più nulla, solo il venticinquesimo giorno dell’ultimo mese dell’anno. Ora è quasi silenzio e parole bisbigliate per destare il ragazzino che fui con una dolcezza che avevo scordato. Quanto mi piacerebbe regalarvene un po’…Auguri.

giovedì 24 dicembre 2020

LA MIA LETTERATURA -

Non riuscirò mai a trasmettervi il brivido dolce e fermo della mia prima lettura di Svevo, il sogno un po’perverso e liquido del primo Dannunzio, la pienezza ferma e riflessiva di alcune novelle pirandelliane…la mia Adriana Braggi che scopre l’eternità sulle soglie di una morte annunciata, il desiderio di vita che si accompagna alla fine del mio Pavese del 1967. Nella penombra la luce si dispone in modo teatrale, regala un’apparenza diversa in base ad un gioco che, nuovo ogni volta, esalta o annulla quello che mi sembrava fondamentale un attimo prima. La mia letteratura vive un’ipnosi eterna che io ho in parte regalato all’amore e alla passione: non torna mai indietro dai suoi viaggi senza portare con sè una nuova morte, un nuovo disagio e una nuova vita.

mercoledì 23 dicembre 2020

CONTRAPPUNTO ESISTENZIALE

Non essere buoni tout court e non essere disponibili a qualsiasi cosa per partito preso io non le ritengo qualità negative sic et simpliciter: sono soltanto modi di essere declinati sinceramente. In certi casi possono diventare atteggiamenti non disdicevoli. In questo dilagante buonismo a gogò penso che una misura più netta, seria e analitica, sia utile e non disprezzabile. Essere meridionali In tale contesto è più che un'aggiunta un perfetto contrappunto esistenziale la chiusura del cerchio oserei dire. Penso a certi uomini di poche parole ma con uno sguardo attento e indagatore, a quel tipo di uomini dei quali al di là della sintassi non sarebbe facile dire.

martedì 22 dicembre 2020

IL MIO PERCORSO -

In bottega ho trovato la musica della mia generazione sessantottina, riveduta e corretta dagli umori della mia educazione di borghese siciliano; i lampi della mia infanzia magica e “rivoluzionaria” tesa tra Milano e la Sicilia, tra il risotto con lo zafferano e il couscous; le note dell’orchestra sinfonica della Scala e gli accordi impossibili della chitarra di Jimi Hendrix; le pagine lucide di Sciascia e i ciclostili del movimento studentesco del 1970; i canali d’acqua dolce della bassa padana tra le cascine dove arrivavo in bicicletta… e questo mare arrogante e infinito dove ho scelto di posare i miei occhi da vecchio e il mio cuore di ragazzo; i miei compagni di liceo perduti per sempre e quelli dei miei figli che fanno lo stesso identico frullo delle rondini che arrivano al nido, mi guardano a volte…ma non mi vedono.

lunedì 21 dicembre 2020

LEIT MOTIV -


Apro spesso i miei blog e me li riguardo pacato o acceso come certi momenti miei, rileggo, confronto e rifletto. C’è un fondo innegabile di malinconia ma essa è ormai un leit-motiv nella mia vita. Però la decisione presa resta per me ancora valida: del mio mondo e delle mie aspirazioni non c’è quasi più nulla nel paese dove vivo adesso ma questo non mi ha mai spinto ad ipotizzare esili più o meno assurdi, sono già sufficientemente alieno a me stesso.

venerdì 18 dicembre 2020

STO ALTROVE -


Non sono sparito, sto altrove: a due passi da qui dentro gli universi paralleli a questo mio. Leggo, certe volte mi fermo interessato altre passo avanti infastidito. E mi domando cosa accade quando qualcuno arriva qui da me.

giovedì 17 dicembre 2020

TRAPASSATI -

Io leggo il prodotto di queste nuovissime generazioni in rete…è mediocre. La soluzione è essere giovani, giovane Blogger e usare solo la tua testa pulita, scrivere di quella, confrontarsi alla velocità dei bytes e non chiudersi, non chiedere aiuti pelosi ai vecchi marpioni (come me), ma aprire gli occhi ad un pianeta in cui abiterete voi soli perchè noi per fortuna saremo già trapassati.

mercoledì 16 dicembre 2020

STAGIONI SCRITTE -

Scrivere su un blog ha le sue stagioni come la vita. Vi sono momenti che nascono e crescono in modo estraneo a quello che mostri di te in pubblico: sono vite diverse e parallele, righe che non hai scritto perchè non sapevi, non immaginavi, non riflettevi. Però sono lì davanti a te e ti osservano, forse ridono di te e attendono il tuo ennesimo tracollo.

martedì 15 dicembre 2020

CITAZIONI

Signora, prendo a prestito la sua citazione di Sciascia, ricordare e trattenere serve innanzitutto a me. Se non lascio svanire certe mie stagioni, certe emozioni e certi volti riesco a salvare anche la mia identità. La metamorfosi che aleggia su ciascuno di noi è un incubo sottile, chi mi conosce ora crede di sapere abbastanza di me, chi legge ciò che scrivo amplia l’orizzonte ma lo “scrittore” si rivede, analizza, rivive, in parte si acquieta. Credo che il significato, da molti osteggiato, della frase – scrivo per me stesso- sia proprio questo: dico di me quindi continuo ad esistere. Resta il problema degli interlocutori, possono essere un patrimonio o una perdita continua, una crescita inaspettata a volte oppure la mannaia definitiva. Quanto al resto io non so scrivere diversamente, è un mio limite, anche gli argomenti non prettamente personali sono filtrati dalla mia persona…Forse sono un autobiografia continua. Stucchevole?

lunedì 14 dicembre 2020

QUESTA E' LA MIA TERRA

La Sicilia in innumerevoli libri, come sfondo o palcoscenico di film o opere televisive: ovunque e in mille modi l’isola dove sono nato si presenta in scena. Ed esce spesso bastonata. E’ la sensazione fastidiosa della mancanza nonostante tutto, dell’assenza soprattutto, di una misura seria che gestisca l’arbitrio percettivo che si ha di quest’isola. Anche del mio s’intende.
Se arrivate in fondo al tacco di questa nazione e guardate i tre chilometri d’azzurro che fanno da confine fra il Sud e il sud del sud dovreste sentire l’aria inconfondibile della frontiera: alcuni di voi sanno per aver letto o studiato, altri non hanno alcun interesse di sapere. Informarsi e riflettere fuori dai pregiudizi è terribilmente scomodo, meglio imbarcarsi con le certezze già acquisite, quelle di cui fanno parte le date sui biglietti di ritorno. Basta leggere con onesta attenzione quello che della Sicilia è stato scritto, dipinto, suonato…filmato, basta ascoltare per qualche minuto una discussione qualsiasi su di essa per capire che si parla e si ragiona su un falso evidente: una Sicilia unica. Riconoscibile e trasmittibile secondo stereotipi universali e scontati, per questo inossidabili; non è così. Chi in un modo o nell’altro ha attraversato quest’isola, qualunque sia il suo grado di cultura e gli inevitabili preconcetti che condiscono la sua vita, sa bene che la mia terra ha decine di facce. E’ una metafora lucida, perfettamente pirandelliana: cento, mille sicilie, quindi nessuna realmente adeguata ad un riconoscimento significativo. Dentro ogni sfaccettatura si viene risucchiati verso una logica elementare, quella che recita uno storico de profundis sociale e economico, l’unico apparentemente percepibile. Io l’ho vissuta sulla mia pelle questa impossibile oggettività che per vie traverse si coagula in un insieme di verità inconfutabili. Conosco quel tipo di smarrimento appena ci si avventura oltre i confini del già detto, so cosa significhi essere soli intellettualmente davanti al consesso di evidenti mancanze ingigantite e pasciute da analisi scontate. E’ anche vero che chiunque viaggi, anche se inconsciamente, vive del pregiudizio e del comodo luogo comune che ci fa vedere e visitare proprio quello che avevamo in testa prima di partire; è difficile partire nudi e tornare vestiti e , in fondo, non è questo quello che voglio. Anzi desidero il contrario perché la Sicilia è veramente un luogo dell’anima e non puoi giudicarla se non ne conosci la storia e la cultura che la permea da cima a fondo in modo totale. Sono nato qui e cammino qui, vedo ogni giorno facce diverse del mio osservare, di una diversità poco gestibile e scomoda. ”Dicono gli atlanti che la Sicilia è un’isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d’onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto d’isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è dispari, mischiato, cangiante, come nel più ibrido dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finiremo mai di contarle. [...] Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte di trovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, fra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre la Sicilia, di un eccesso di identità, né so se sia un bene o un male. [...] “ GESUALDO BUFALINO in L’isola plurale. La stessa qualità e quantità di contrasti e opposti che sono gran parte del fascino dell’isola e anche la sua “insopportabilità”; lo stesso misterioso incantamento che fin da bambino mi riempiva gli occhi di stupore quando vedevo apparire il tempio di Segesta nella campagna severa dell’interno o il panorama immenso e aperto sul mare e le Egadi da Erice. Anche adesso mentre ne scrivo capisco di non poter essere obiettivo: il mito, l’apparizione e non l’essenza sono contesti che non possono produrre altro che ambiguità e incertezze. La Sicilia è un continente sia in senso stretto che in quello lato, potrei dire che possiede in massimo grado una bellezza paradossale, eccessiva e discontinua: quella propria di ogni frontiera, scomoda e sfuggente al dettato razionale dell’Europa che volendosene liberare cade ogni volta in un turbine di sensi ipnotico appena si lascia da essa sedurrre. Della Sicilia non ci si libera facilmente, anche se si tratta di un fascino pericoloso e incoerente: vorrei chiedervi però se avete mai amato facilmente l’assoluto, se vi siete mai confrontati con la serietà millenaria di uno sguardo di pietra o di una curva marina che si perde all’orizzonte. La posizione di arrogante centralità, conficcata in mezzo ad un mare antico e stratificato di genti e culture ha segnato il destino dell’isola, oggi come ieri. I migranti dall’Africa che approdano sulle coste di Lampedusa, gli uomini del Nord i cui sovrani riposano nella cattedrale di Palermo, i greci col nostro stesso sangue da sempre ospiti delle sue coste, e poi i turchi pirati e l’islam che ancora canta fra le sue strade e nelle sue architetture, e l’Europa nobile e colta con la sua letteratura percorsa dall’humus siciliano oltre ogni ammissibile limite…i liberatori di sempre, infine, più o meno smentiti dagli esiti delle loro migliori intenzioni. E’ lì l’origine della qualità speciale della narrativa e della letteratura siciliana: dentro il deficit e l’insicurezza, dentro il disagio di chi vive ogni ora sulla frontiera di un possibile e definitivo collasso. Lo scrivere è la nostra redenzione, l’unica possibile e, come tale, portata ai massimi livelli ; Federico de Roberto, Sciascia, Verga, Lampedusa, Pirandello, Piccolo, Brancati, Bufalino…Camilleri e ne lascio fuori un numero troppo elevato, sono il messaggio lanciato nello spazio sociale e umano di un’altra realtà che ci è ostile, incredula e vigliacca, che non vuol credere ad un’esistenza ai limiti della decenza, che irride il sogno perfetto di chi supera perché ha compreso per caso o sa troppo per studio. Non mi pongo il problema di chi voglia credermi oppure no, la storia scuote da millenni coi suoi marosi la Sicilia e noi senza un perché decifrabile siamo ancora qui in eterna attesa di una nuova legge, un nuovo segno che spiegherà alfine questo lungo e fantastico sonno della ragione. Nostro che di molti altri non c’è materiale.

domenica 13 dicembre 2020

PUNTO ZERO -

Il bisogno dell'anima, il desiderio e lo stimolo fisiologico a mettere nero su bianco è insito in me da ragazzino, sono sempre stato cosi' ma se non fosse esistito il web con la sua esposizione pubblica così chiassosa io avrei scritto su carta per i fatti miei e tutto sarebbe stato portato su un altro piano. Qui non è possibile, non per me. Io credevo di aver trovato, sì lo credevo ma c'erano gli altri assetati di sangue, pronti a imporre la loro via, il loro senso, le loro dinamiche e a stravolgere la mia. Deluso? Delusissimo. Non cancellerò nessuno dei miei blog da essi per vie traverse si può arrivare ad altri blog, le mie pagine sono lì, saranno così fino a quando il potere elettronico lo permetterà. Non so chi le legga, non so più nulla, ho inserito la moderazione, ogni tanto costruisco una nuova colonna sonora (è il mio unico diletto), cerco immagini, vi leggo e scappo via lontanissimo a implorare il mio sogno di non abbandonarmi per sempre, gli giuro che scriverò ancora di lui, sciorino progetti e spargo in giro fogli appena accennati. Lui mi guarda silenzioso poi mi dice che è tutto pronto, che il mio testo l'ho scritto in un tempo lontanissimo e estraneo a questo e che c'è una donna che lo conserva. Appartiene a lei.

sabato 12 dicembre 2020

SIRENE -

So benissimo che c’è un prezzo da pagare per prostituire il proprio pensiero scritto ad una qualsivoglia rendita economica. Scrivere mi piace, tanto, è la mia unica grande liberazione, se la vendo muore: non subito magari ma prima o poi morirà. Le sirene lo sanno e continuano a cantare.

venerdì 11 dicembre 2020

FRAGILI -

Tutti quelli che hanno un minimo di testa, che hanno amato davvero e quindi sofferto, tutti quelli che sanno mettere nero su bianco parte della loro vita intellettuale ed emotiva sono fragili, nessuno escluso. Non nego che la mia esitazione nello scrivere in privato è anch’essa legata alla mia fragilità e alla pletora di batoste prese sul web a causa dei miei blog. Siamo fragili ma questa è la conditio sine qua non affinchè io scriva: se fossi l’uomo scioccamente definito e sicuro, quello senza dubbi e dispensatore di certezze non avrei mai scritto un rigo, soprattutto in rete.

martedì 8 dicembre 2020

NOSTRI E NIENT'ALTRO -

Io credo che siamo solo nostri, che ciò che condividiamo con un sorriso di piacere resti nostro per sempre. Ci credo fermamente e se racchiudo in un solo fardello questi anni di scritture non c’è niente di cui riesca a vergognarmi, nessuna parola che non vorrei aver detto. Scrivo per capire e sono un egoista, ogni tanto incontro uno scoglio più ruvido di me, altre volte una baia piena di vento e me la giro tutta.

domenica 6 dicembre 2020

SOLO POSTI IN PIEDI -


A mio parere abbiamo già detto tutto, quelli come me possono al massimo ripetersi, passando dal ridicolo all'agiografico o dallo storico appassionato all'incisivo sintetico (vedi twitter); in pratica abbiamo fregato le nuove leve della blogosfera e l'unica cosa che possiamo fare è sparire per dar loro l'illusione che ci sia veramente aria nuova in giro.

sabato 5 dicembre 2020

LIQUIDA

Piove ininterrottamente da ieri. Col viso poggiato sui vetri della finestra disegno fiati e gocciole che pian piano scivolano giù. Non ho stagioni preferite in assoluto, piuttosto mi piace il loro alternarsi, il loro correre e trascorrere le une nelle altre. Come la mia vita e le vostre che sento frusciare dietro i separè degli indirizzi informatici. No, non è tristezza, sono solo acquattato sul battito del mio cuore. Più tardi mi innamorerò di un’altra donna fingendo di non riconoscerla poiché è sempre la stessa. Le dirò: " Sono qui, dai un senso alle cose che vedo, fa uscire la musica dai miei simulacri incantati ad immaginarti. Amami per nulla, per tutto, adesso così senza rendez vous, amami perché hai capito…o fingi con un sorriso che io sia ancora il ragazzo dai capelli rossi e gli occhi chiari che avresti potuto amare".
Attendo una risposta da una vita ma mi giungono solo frasi a metà, difficili da interpretare, più adatte a un malinconico ripiego che ad una scintillante avventura. Piove, meravigliosamente piove, l'acqua detta un ritmo diverso al mio tempo, lascia dentro di me pozze piene di riflessi tremolanti: vi sbircio dentro e l'uomo che sono ritorna bambino con dei contorni imprecisi e molti sogni ancora da afferrare. Prima del grande secco dell'anima.

venerdì 4 dicembre 2020

LA RISPOSTA GIUSTA -


Parlo sempre e solo d’amore: non sarò certo io a dire la parola definitiva, a spiegarmi e trasmettervi finalmente il segreto bilancio di questo sentimento. Non sarò io e mi dispiace, in fondo penso di averla intravista un paio di volte la risposta giusta…troppo poco e troppo in fretta. Che mi manchi da morire è palese, altrettanto chiaro che non sarà in questa vita che potrò stringerle i fianchi.

giovedì 3 dicembre 2020

LA PACE INUTILE -


Placarmi oggi mi lascia stanco e svuotato. Mi fa essere un sasso lasciato cadere dentro l’acqua ferma di uno stagno: un peso che trascina con sè, sul fondo, tutte le grida e gli insulti, le inimicizie e le delusioni. Oggi questa pace mi annulla e mi delude, oggi raccoglie i miei anni precedenti e li porta davanti al tribunale della vita e lì la sentenza è già scritta. Placarmi o no mi lascia inutile.

mercoledì 2 dicembre 2020

NON PIACERSI PIU' -


Queste pagine sono il mio specchio, riflettono un uomo che non si piace più a sufficienza ma non può rinnegare se stesso. Il blog è una parte di me che non riesco più a far crescere come vorrei e che non mi aiuta più nell’interloquire con quelli di voi che stimo di più. Il blog vi dice alcune cose, importanti non lo nego, ma non le dice tutte. Sono un vecchio borghese meridionale aristocratico e demodè quanto basta per restare così: sospeso.

martedì 1 dicembre 2020

CONFESSIONE -


Perché dovrei mentire? Son stato così fin da bambino, probabilmente mi ha sempre affascinato il "femminino" più di una donna in particolare. Ci sono stati 2 soli amori veri, profondi e vissuti nella mia vita; nessuno risolto o finito, entrambi distruttivi per il corpo e per la mente, per la seconda specialmente. La mia educazione sentimentale prevede un coito e un orgasmo continuo come unico rimedio ad una morte inutile e banale. Voi mi piacete e sento dentro di me il ricordo dell'utero che mi condotto su questa terra, per questo lo rispetto e lo inseguo da sempre, a modo mio ovviamente e, adesso, in modo più chiaramente mentale. Ciò non vuol dire che nego il corpo, significa solamente che dalle mie membra pretendo quanto dalla mia testa, cioè troppo. Mi turba vedere come il sorridere, l'entrare in contatto sul serio e psicologicamente in modo virile con l'altra metà del cielo, produca tanto scalpore. Io non potrei vivere senza l'idea di un'altra prospettiva nell'aria che respiro e questo mi eccita organicamente e mentalmente. Credo che la mia capacità seduttiva sia proporzionale alla mia misoginia e al senso di libertà che lascio intravedere: non ho mai incontrato una donna che mi abbia amato dentro, per amore e basta, per libertà, solidarietà e piacere di regalarmi, oltre ai suoi umori, anche la sua sensibilità. Scusate la crudezza ma questa miseria affettiva non potrà mai venire colmata da nessun esercizio fisico e mi ha distrutto condannandomi ad essere un viandante senza domicilio fisso nel cuore di nessuna; dovrei odiarvi per aver ucciso dentro di me la luce di una speranza in un rapporto condiviso alla pari, per aver mutato le differenze tra noi in handicap insormontabili. Ma c'è un eco lontana e dolcissima che ancora mi raggiunge e mi fa considerare la vostra aridità, il vostro utilitarismo, la vostra arroganza fisica come superiore intelligenza, amorosa concretezza, sensuale richiamo. Forse voi intuite tutto questo ma, arrivate sulla soglia dell'ultimo gesto invece di spogliarvi del tutto cominciate a rivestirvi; di cosa avete paura? Di un pene senz'altro no, della testa pensante di un uomo alla pari forse sì.

lunedì 30 novembre 2020

UN SEGNO

Non è vero che si scrive sempre per qualcuno, per gli altri. Si scrive anche per se stessi, per andare in profondità a cercare la parte più vera, quella fragile, quella difettosa, quella che fa paura. Si scrive per restare in equilibrio sulle righe dei pensieri, per trovare un centro, per cercare risposte, per vedere le contraddizioni. Per ritrovarsi interi dopo un percorso che non finisce mai alla fine del foglio, ma continua tutto nella testa, negli occhi e si adagia sul cuore. Si scrive su carta, in rete, si scrive di giorno e di notte, si scrive in silenzio o nel chiasso più tremendo. Scrivere è un incantesimo, lo è sempre stato.
DALLA RETE, O QUASI

venerdì 27 novembre 2020

ESATTAMENTE COSI' -


Non posso scrivere diversamente da come scrivo, sono così; l’amore e la passione di cui parlo non sono forse anche vostri? Perchè vi destabilizza pensarlo? Per secoli l’uomo ha parlato d’amore e scritto d’amore e imprecato contro l’amore e i suoi poeti. Ma l’amore anche quello immaginato sussurrato fotografato descritto e bloggato è un sentiero difficile e pericoloso da percorrere. Perchè l’amore, fuori da noi, è sempre discutibile e osceno nasce come una magia intatta e subito dopo, a contatto col mondo, si ossida in una maschera volgare. Alcuni mi hanno invitato ad essere più tollerante tout court e a provarci ancora; io dico ricominciamo in un altro post, ho ancora alcune confessioni strabilianti da fare e sono un uomo che nasconde la sua tenerezza per non farsi troppo male.

mercoledì 25 novembre 2020

GIORNI TERRIBILI -


Ho detto addio a molte cose negli ultimi 20 anni: scioccamente sono rimasto in attesa di un nuovo che le sostituisse. Vestito a festa, lustrato da capo a piedi, fidando nel mio intuito e nella buona volontà comune. Sto dando l’addio ad altre cose ancora, il sogno interiore dal quale erano nate lo conservo dentro di me come lo stampo intellettuale che comunque ho vissuto. Ma l’addio rimane, inequivocabile. Sono giorni terribili, passeranno dopo aver schiantato un certo numero di vite; chi resterà potrà dimenticare (è sempre un buon sistema) o imbastire un’illusione più articolata e duratura. Scrivere su un blog ha le sue stagioni come la vita. Vi sono momenti che nascono e crescono in modo estraneo a quello che mostri di te in pubblico: sono vite diverse e parallele, righe che non hai scritto perchè non sapevi, non immaginavi, non riflettevi. Però sono lì davanti a te e ti osservano, forse ridono di te e attendono il tuo ennesimo tracollo.

martedì 24 novembre 2020

POSTMODERNO


Un po’ vi odio, soprattutto quando andate molto vicino alla verità: un po’ vi vedo quando scuotete la testa o dite ci è o ci fa? Però dovete capire che questo blog è già quasi interamente scritto e c’è un motivo, anzi forse più di uno.
Io sono fuori per adesso, ma ho trascorso la mia vita dentro e fuori due o più dimensioni parallele: non sono riuscito a far coincidere il Dott. R....medico dentista, divorziato da circa 20 anni, libero professionista in Catania con gli altri me. Per esempio con Vincenzo pelo rosso del movimento studentesco di Milano del 1970, con Enzo occhi chiari di Tiziana, con lo stesso di Ornella , con Enzomio di Giusy davanti al mare di Trapani, con Vicè di Radio Elle Palermo 100, 1 mGhz di frequenza stereofonica notturno sopra la città del 1978. Non ci sono riuscito nemmeno con gli altri belli esemplari di omo minchionis postmoderno come Enzo facciamo l’amore subito qui dietro villa Bellini del 1980 dentro questa cinquecento e il tenente d’artiglieria a Modena del 1981 ( si metta sull’attenti quando legge!). Qualche volta ci ho provato, qualcosa o qualcuno mi ha illuso di esserci riuscito..
Papà mi registri un pò di quella vecchia musica che ascoltavi quando eri giovane?
… sto per arrivare Enzo, ti amo
… lei è un uomo in conflittualità permanente, accetti questo 24 o è peggio per lei
… Collega Riccobono non penserà davvero che queste sue teorie sull’ordine dei medici siano accettabili?
… sei in ritardo di 15 giorni sugli alimenti Enzo!
La sensazione che ho da qualche anno è di essermi fatto stuprare, di aver permesso l’attraversamento liberodi me stesso e di averlo condiviso ignorandone l’effetto finale. Certo ci sarà pure un modo di sistemare prima o poi tutto questo materiale sullo scaffale: il blog che ogni tanto sfogliate serve anche in tal senso…o no?
Il Blog, tutti i miei blog, sono una parte della mia vita, quella che sono riuscito a scrivere perchè scrivo da sempre, sui quaderni con copertina nera degli anni 50 delle mie elementari ( quaderni che mia madre, la mia incredibile e amatissima madre conserva ancora) o sulle agendine da novello Heminguay degli anni che sono seguiti. Francamente credo che il cammino sia segnato e in fondo non mi dispiace, scrivo e mi incazzo mille volte al giorno, ho un nodo qui dentro che si scioglie solo così compulsivamente per un breve istante davanti alla fila ordinata di questi segni neri su fondo bianco. Il blog lo ripeto è già scritto, lo è stato da sempre, WordPress o Blogspot sono stati solo l’occasione, il mezzo per travasarci dentro tutta la parte di me che ci entrava, era scontato che tracimasse e rompesse i cabbasisi ai vicini…non sono un rompicoglioni, sono curioso e purtroppo so leggere e scrivere e lo sanno fare tutti gli altri me stesso che mi accompagnano. Non sono nemmeno così misurato e classico come faccio credere ( un po’ mi diverto) però non posso sfuggire nè alla mia educazione familiare e sentimentale nè alle mie esperienze: ci provo talvolta ad accomodarmi in salotto ( sono bravissimo anche in jeans e t-shirt) ma poi mi chiamano dalle altre stanze… Enzo che minchia stai dicendo? Enzo non so che fare di te… Cinzia sei per sempre… figli miei non ho una lira quindi stasera panini al lungomare… Dottore lei non è di qua vero? Si sono di qua e di là… mi accorci le maniche di questo smoking e faccia in fretta… Riccobono il suo tema è da 10 ma poichè non sono uso dare il massimo… Immaginazione al potere… Compagni del movimento siete fascisti!
Voglio chiudere il cammino qui nella mia isola e davanti al mare: mi pare bellissimo. Prima chiuderò questo blog ma solo quando le parole saranno esaurite, nella speranza che risuonino ancora a lungo nella testa di qualche giovane blogger che nulla sa di me e delle mie sciocchezze (rido a pensarci). Certo se in rete dopo qualche anno i blog fermi vengono cancellati…per favore copiatemi tutto come un incunabolo del trecento e ripubblicatemi altrove. 
Anche senza citarmi che tanto vengo fuori lo stesso. Anche con malizia. Anche con affetto se ne avete. Tanto prima o poi scriverò altrove mi hanno detto.

lunedì 23 novembre 2020

CONFINI DA STABILIRE -

Da molto tempo soffro di confusione e indecisione sul confine da dare ai miei territori, apparentemente è un segno di senilità e di morte: pur senza essere così drastico preferisco chiamarlo un segno di riflessione e un richiamo alla pace dell’animo. Ma di questo mondo e di questa rete, di queste dinamiche e dei secondi fini che esse sottendono sono francamente stufo: se ridurre i territori significa guardare e parlare di ciò che si conosce bene allora io ho ridotto i territori

sabato 21 novembre 2020

PASSIONI -

Ho sempre avuto un'infinita passione per la dolcezza nascosta dentro ognuno di noi, un anelito verso la luce: la cultura non dovrebbe essere altro che l'opera continua per farle prevalere sul niente grigio che ci circonda.

venerdì 20 novembre 2020

AL CENTRO -

La letteratura e l’arte europea, in alcuni snodi fondamentali, sono state siciliane. Il metafisico poi e la particolare fusione di umori generati da una posizione e una storia al centro di un mare come il Mediterraneo sono solo un plusvalore che ciascuno può gestire come vuole; la poesia e l’assoluto che ne discendono non sono certo programmabili, sono, punto e basta.

giovedì 19 novembre 2020

OSSI DI SEPPIA

Non sopporto i consuntivi: esaminare come e quanto io mi sono consumato non mi piace, però i consuntivi occhieggiano ugualmente ai lati della mia strada, sono io che faccio finta di non vederli. Così invece di prendere atto di una questione palese, la fine della mia avventura nel web, vado a spulciare i percorsi altrui e mi faccio convinto ogni giorno di più che bisogna lasciare in rete un blog come questo che state leggendo o quest'altro non per i miei testi bensì per quelli altrui, per i nomi segnati in questi anni di scambi, per le persone che mi hanno commentato e che io ho commentato, per la vita che ci ha attraversato tutti. 
Vi sono alcuni luoghi che mi affascinano e in genere rappresentano ciò che non c'è più o è andato altrove...lascio perdere i blogger che la morte ha preso con sè! Deve esserci qualcosa di remoto che io non so spiegare a parole in questa parte di vita trascorsa a scrivere sui blog, qualcosa che nasce dalle scritture ma raggiunge spiagge sconosciute, sono ossi di seppia intatti, li prendi in mano e cominciano a raccontare. E' strana ed intrigante la sensazione delle parole lasciate in rete per sempre, perchè lo senti che lo spirito di chi ha scritto si è ormai raccolto altrove, e non serve pensare che i nuovi social abbiano divorato idee e persone senza dare un'alternativa del medesimo valore, devi arrenderti all'evidenza. Ci sarà un motivo per cui PROFUMO DI LIMONI è andata su Twitter, ce ne sarà un altro per cui NICOLETTA non lascia più commentare, RIYUEREN abbia lasciato Cruna di stella, ELIANA scriva pochissimo, MARINA abbia lasciato, DESAPARECIDA si stia dedicando ad altro, PATRIZIA sia svanita... Sono assolutamente convinto che le ragioni ci siano e siano tutte valide tuttavia l'amaro di una decisione giusta resta in bocca. In molti dei miei blog in fondo l'unica cosa interessante non è leggere i miei copia e incolla variamente congegnati ma sentire cosa ci siamo detti in questi anni e cosa è rimasto del profumo di quell'incontro. 
Verrà un tempo diverso e i blog così come i abbiamo conosciuti spariranno per sempre, non ho idea di quello che li sostituirà, non so nemmeno se essi resteranno come totem di un'epoca interlocutoria speciale. So perfettamente che l'idea che ci ha mosso, i desideri e le fantasie che nutrivamo da qualche parte hanno trovato rifugio, può darsi che un giorno ci sentiremo chiamare e capiremo.

mercoledì 18 novembre 2020

CONSUNTIVI -




Non sopporto i consuntivi: esaminare come e quanto io mi sono consumato non mi piace, però i consuntivi occhieggiano ugualmente ai lati della mia strada, sono io che faccio finta di non vederli. Verrà un tempo diverso e i social così come li abbiamo conosciuti spariranno per sempre, non ho idea di quello che li sostituirà, non so nemmeno se essi resteranno come totem di un'epoca interlocutoria speciale. So perfettamente che l'idea che ci ha mosso, i desideri e le fantasie che nutrivamo da qualche parte hanno trovato rifugio, può darsi che un giorno ci sentiremo chiamare e capiremo.

martedì 17 novembre 2020

UN MODO -

Il mio modo di scrivere è terribile nei rapporti virtuali, io so, credo di sapere, qual è il click che innesca certi drammi: scrivo sempre del vero! Sono veri i personaggi e i luoghi, i particolari, le cadute e i sogni, le parole. Scrivo di me perché di altro non so scrivere e dandomi in pasto a chi legge spesso vengo gratificato con gesti indegni, da invidie e questioni che non c’entrano assolutamente nulla con la mia persona e la mia misura. Non mi fido più e non sono in grado di mutare la percezione che hanno di me all’esterno. Tutto questo incredibilmente risulta slegato dalla mia sintassi, dalla mia terminologia, dalla mia cultura dal mio passato…dal mio tutto. In rete io mi sono rivelato più che fragile, direi nudo e il fango l’ignoranza e la maleducazione si sono ampiamente divertite con me.

domenica 15 novembre 2020

EPILOGHI STRAORDINARI -

Qui o altrove trascino sempre la mia insoddisfazione: non amo la rabbia ma faccio rabbia. Talvolta mi stanco ma non mi sono mai arreso, nemmeno alla sorpresa di ciò che provoco. Ho attraversato molti mari, reali o presunti: bagni indimenticabili e traversate tempestose; non l’ho deciso io, ho solo fatto da testimone ad epiloghi straordinari, cocci di esplosioni più o meno previste, qualche residuo è rimasto a galleggiare qua e là.

sabato 14 novembre 2020

SCENDERE A PATTI -


Poi scrissi scendendo a patti con tutte le illusioni… 
 Fosse per me sarei ancora con fogli di carta e una penna in mano: nessuna tastiera e nessuno schermo se non il riflesso dei miei occhiali. Starei ancora in attesa di un’idea masticando pensieri un rigo dopo l’altro, con pigrizia, immaginando la vita come non è quasi mai e guardandola con lieta cupidigia quando ti passa accanto e ti lascia attonito davanti a tanta bellezza.

martedì 10 novembre 2020

LA LUNA SUL MARE -

L’amore prende e dà, più lo misuriamo e più ci sfugge, inserito nelle roboanti categorie della nostra tremebonda mediocrità ride di noi, ci sfiora, a volte si presenta dopo una svolta e ci fa sbandare con cinica abilità. Così ho fatto trascorrere una parte della sera ed ho aspettato la luna per sorprenderla mentre trescava col mare. Ed ero solo.

domenica 1 novembre 2020

L'INTUIZIONE CONCETTUALE

È difficile per me spiegare a parole la sensazione che mi accompagna da tantissimi anni, è vero soffro di solitudine ma è altrettanto vero che fin dall’adolescenza c’è una parte della mia vita che io non posso che viver da solo. Intellettualmente nella sfera di certe emozioni e di certe riflessioni IO SONO SEMPRE STATO SOLO, ogni volta che ho tentato di uscire dal guscio mi sono sentito a disagio come se fossi forzato in una veste che non mi apparteneva. Anche qui nei blog il distacco tra la mia dimensione intima e l’espressione scritta che ne ho prodotto non mi ha mai del tutto soddisfatto: forse i continui aggiustamenti, gli abbandoni e i ritorni hanno la loro origine dentro la segreta consapevolezza della mia personale solitudine. Ad un certo punto della mia vita ho capito che era inutile produrre tentativi di condivisione, erano sterili e per certi versi controproducenti: ho aperto i blog per provare ad essere diverso e vero, per svelarmi senza finzioni.Non funziona! O almeno funziona solo in parte, poi arrivano come sempre gli equivoci, le risse, le incomprensioni e nel frattempo si perde il tempo prezioso dell’intuizione concettuale, quella che ti fulmina in mezzo secondo e che non riuscirai a comunicare mai a nessuno se non seguendo la stessa via e la medesima intuizione. Ho scritto miliardi di righe nella mia vita, milioni da quando frequento il web. Mi pongo il problema di cosa esse siano e dove vadano, mi pongo anche un’infinità di questioni che dalla scrittura partono e alla scrittura ritornano. Devo confessare che abbastanza spesso sono soddisfatto di ciò che scrivo ma capisco che il significato vero è troppo spesso relegato alla MIA dimensione intellettuale: nonostante la mia arroganza lo ritengo un difetto. Credo che resterà tale.
Ho riempito negli anni la rete di miei blog che adesso dormono “spenti” in qualche angolo, posso risvegliarli quando voglio per scherzo, per noia, per diletto o per curiosità, penso che sia affar mio. Ultimamente ho trovato più utile scrivere all’interno dei commenti e i miei scritti “nuovi” si trovano quasi tutti lì; il blog è una strana creatura molto più duttile di quanto si possa pensare, nel contesto personale, che resta intonso se lo vogliamo, si inserisce quello pubblico, croce e delizia di noi tutti, pietra di paragone culturale ostica e micidiale in certi suoi risvolti. Sarà su quel terreno che si giocherà la vera partita di un blog, nel guardarsi in faccia, migliorare la forma del nostro pensiero e la sua espressività, confrontarla con gli altri, accettarne la diversità e difendere la dignità del NOSTRO sentire. In questo, specificatamente, io mostro spesso la corda e lo scrivo. Qui scrivo anche delle mie sconfitte anzi a ben guardare sono esse le vere protagoniste di questo blog; la non riuscita, i tentativi a metà e, infine, la grande malinconia dei sogni solo sfiorati ma mai stretti tra le mani. In certi casi ho pensato, prima di mettermi alla tastiera, di provare a fingermi un’altra esistenza e altre dinamiche: chi potrebbe mai sapere veramente di me? La rete è piena di falsi narrativi e intellettuali, di castelli incantati pronti a crollare al primo alito di concretezza vitale. Ma non ci riesco, scrivo della mia mediocrità immaginando l’assoluto: se non potessi farlo più sarei privato di uno dei pochi sfoghi esistenziali che mi sono rimasti. Tutti post che ho scritto negli anni parlano di questo, sono io, credo che voi mi leggiate per questo.

sabato 31 ottobre 2020

LO SPAZIO VUOTO-

Con tutto quello che ho lasciato negli anni in rete su spazi diversi fra loro potrei vivere di rendita per molto tempo. Perchè no? Copiare e incollare QUI il materiale mio di altri mondi e altri tempi: compiacermene stoltamente e facilmente, dare un ritocchino qua ed uno là, dirmi non male, non male finchè l’eco dei miei passi si perderebbe nello spazio vuoto della mia esistenza.

domenica 25 ottobre 2020

PUNTUALE LA SERA -

Quando arriva puntuale la sera io sfioro le superfici dei miei pensieri ad occhi chiusi per riconoscerli al tatto, per sentirli fluire, riconoscermi in essi e capire dove li ho traditi; non esiste palcoscenico adeguato a questo dietro le quinte, solo sussurri che giungono deformati dall’attesa e dal bisogno. Non vi serve, non mi aiuta, non fa scrivere.

domenica 18 ottobre 2020

POESIA DI UNA RIGA

Poesia di una riga
scorciatoia per un paradiso senza rate
posizione certa del mio vivere incerto.
Mi avvito senza fretta
e sono già dentro il sogno
il cuore dentro e gli occhi fuori
a scrutare il fastidio e la mancanza
le buone maniere
e il mio definitivo commiato.

venerdì 16 ottobre 2020

A SUD -

Sento che oggi davanti all’attacco continuo e perverso, nella sua totale ignoranza, verso una parte di questa penisola, dire senza fronzoli nè giri di parole che il Sud è parte fondamentale per il lavoro, la cultura e la società dell’Italia è diventato indispensabile. Che siano gli altri ad affannarsi in livorosi e sciocchi distinguo, che siano altri a studiare e capire dove risiede il fascino assoluto di questa terra; io lo so da sempre. Spero di continuare a raccontarlo qui.

sabato 10 ottobre 2020

IL MOVIMENTO -

Affermare e chiedere l’alternativa, l’autocritica, scelte diverse, democrazia e libertà di pensiero pian piano diventò nel 1970 solo un’affermazione “di merito” sciatta e senza vita. Insomma il fascismo di cui ci riempivamo la bocca nelle assemblee e nei cortei e la violenza che dicevamo di voler combattere noi l’applicammo in toto nel nostro modo di agire.

venerdì 9 ottobre 2020

IL GRANDE INCANTAMENTO -

Le donne sono una magia che di volta in volta molti di noi sciupano accontentandosi di mediocri spettacoli di prestigio: in verità temiamo il grande incantamento e il senso di perdizione che esso porta con sé. Così stupriamo invece di amare, limitiamo invece di liberare, ci comportiamo da maschi e abbiamo solo femmine mentre dovremmo essere uomini e confrontarci con le donne.

martedì 6 ottobre 2020

SOFISMA E PAROLA -

Tra usare questo tipo di spazi ed abusarne il tratto è breve, stuprarli può essere alla fine la logica conseguenza. La parola di tutti noi è la nostra padrona: esiste un luogo in cui la parola influenza e modella le nostre sfere affettive e relazionali ed è questo. Non ha importanza per chi mi ascolta che io affermi la verità è più utile e in fondo soddisfacente che io lo convinca di esserne il latore, questo è l’antico assioma da sempre presente nelle pieghe della comunicazione. Sui blog o su un giornale, in un salotto o in aula parlamentare esercitiamo retorica ma senza sofismi e quindi senza cultura e questo è il motivo profondo delle nostre cadute dei nostri anonimati vergognosi e del nostro smarrimento diffuso. Abbiamo dimenticato l’arte di ascoltare, l’acuzie del particolare, quello che ci è restata è la paura di pensare. Non è possibile comunicare tramite il linguaggio ciò che è. Il linguaggio non ha nulla a che fare con la verità, non è possibile dire ad altri come realmente stiano le cose. Bisogna aprire uno spiraglio, una chiave segreta che non abbiamo mai calcolato: il sofisma per giocare con le regole dell’assurdo. Resta soltanto la cruda verità dell’impossibilità di comunicare. Bene chiudiamo i blog, non è un’idea malvagia visto il nulla che ci circonda.

lunedì 5 ottobre 2020

GEMELLI-

Ho sempre vissuto male lo sdoppiamento mentale tra le mie due anime (e non mi venite a dire che si capisce che sono dei Gemelli): quella lirica, lontana dal mondo in cui sono nato, balcone privilegiato su quell’altra in cui, invece, mi agito e mi incazzo, fatta di uomini e donne, di azioni e di strade che passano sotto i balconi delle idee e se ne fregano di sporcarsi e mischiarsi pur di riuscire a diventare vita.

sabato 3 ottobre 2020

E poi sia quel che sia.

Se fosse stato un altro tempo e un altro ambiente… 
 Quando sentirò avvicinarsi l'istante dell'alchimia della scrittura, 
 SCIASCIA-

sabato 26 settembre 2020

VERO -

Sono un uomo, vero, in carne e ossa, ho compreso che su queste pagine posso deporre solo una parte del mio spirito, non è cosa da poco! Il riflesso che già vedo fa parte dello stesso ambito mentale e so bene che non gli si può dare un corpo: l'attenzione è comunque di rigore perchè il rischio di trascendere è sempre presente.

lunedì 21 settembre 2020

DEMONI A ORTIGIA

APRIRSI 
 Quando esci dal portone sei una lama di colore rosso: ti guardo con la consapevolezza della prima volta; vorrei rallentare i tuoi movimenti però mi sei già davanti e io vorrei allontanarti un po’ da me per guardarti meglio a figura intera. Tu mi aliti un ciao a 2 millimetri dalle labbra…ti prendo le braccia e porto il tuo seno a un attimo dal perdersi contro il mio. Andiamo via da qui, lontano dai due gusci vuoti che siamo l’uno senza l’altro.
Perché ridi ? Oggi parleremo in modo assolutamente consono a ciò che siamo. Hai paura ? No, ridi, sei un’onda di piacere puro, non c’è nessun’altra sensazione che possa inficiare il senso di questo giorno.

Luce a picco fra le palme ad anfiteatro, luce ovunque e mare: una danza di azzurri e le tue gambe a dettare il ritmo delle onde. Ti ho mai detto che hai le caviglie più musicali che abbia mai visto ? Ti volti di scatto e mi butti in faccia i tuoi occhi. -Basta, Enzo, guardami bene, sono una vecchia signora – mi prendi la mano – tocca il mio seno, guarda da vicino la mia pelle, sfiorami i capelli. Sono una donna anziana e tu un vecchio e impenitente libertino.
Io non bado alle lacrime che ora puliscono i tuoi occhi, mi avvicino fino a bruciare la mia anima dentro le mille pagliuzze delle tue iridi e ti bacio facendo sbattere i denti contro i tuoi. E abbiamo di nuovo 16 anni e dell’amore non sappiamo nulla e il sesso è l’unica cosa che vogliamo, l’unica che riusciamo a capire. Siamo tornati le rollingstones pericolose dell’altro ieri e mi metto a singhiozzare senza freni, senza tempo, senza pietà…voglio le altre tue labbra e disintegrarmi dentro il tuo utero. Che la notte rovini su questo giorno luminoso e aperto. Ci siamo amati di più lungo questo periplo marino che in mille giorni di coiti sfrenati, ci siamo sfiorati le vite per gridare che non potrà mai più esserci una prossima volta. E anche questa è una menzogna: la volta è una sola, apparecchiamo il desco a questo miracolo, parlami delle tue poesie e delle tue paure, delle nostre canzoni e di quel giorno sotto la pioggia quando ti dissi – I tuoi capelli sono almeno la metà dei motivi per cui ti amo-
Piove sempre ma è bellissimo quando butti indietro la testa e ti lasci baciare il collo senza pudore, tra un po’ uscirà il sole su questa antica città e ci fulminerà qui, davanti alla fonte Aretusa come due amanti pietrificati dallo sguardo di una Medusa invidiosa. Siamo osservati da decine di persone, giro turistico con spettacolo fuori programma: assistere ad una fiction vera… Andiamo via amore mio, andiamo a indossare nuovamente i gusci lasciati al parcheggio sotto casa. Non siamo noi è il mondo che si agita per la nostra assenza, adesso abbiamo riempito il vuoto ma lui ci aspetta negli altri amori, quelli riusciti male, non amati, sciupati. Non siamo noi, troppo leggeri e perfetti per far vela al vento che sale dal mare. Non siamo noi, la nostra ombra si aggira ancora qua mentre andiamo via.
SCRUTARE IL TEMPO 
E’ una tersa mattina di fine estate che si è fatta attendere a lungo, capricciosa e vanesia, come una star ad un ricevimento in suo onore prima di comparire davanti ai suoi ammiratori. Però ora ogni cosa è al suo posto, perfetta. Non attendo te occhi azzurri, attendo il passato. Quel passato che mi appartiene più d’ogni altra cosa perché possiede ancora una carica vitale profonda, un desiderio non sedato. Il sole, tiepido quanto basta, mi scalda il viso: ho voglia di caffè e placida tenerezza. E’ bellissimo muoversi mollemente con gesti risaputi e familiari: una solare intimità dei luoghi che si riflette dentro il mio spirito. Galleggio con naturalezza… per il principio d’Archimede evidentemente possiedo un peso specifico inferiore ai pensieri nei quali sono immerso. Lo stare bene assoluto.
Quanta della mia passione cammina ancora da queste parti?
Ho proiettato me stesso sul selciato del Passeggio Adorno e l’immagine è arrivata sino alle acque del Porto Grande, i miei occhi sono ancora fissati su un mattino di molti anni fa, quando tutto era ancora di là da venire…così una parte di me si è irrimediabilmente persa tra questi vicoli. Giro intorno lo sguardo verso il Plemmirio punteggiato di case per ricordarne una, situata un po’ più in là, sul deserto di pietre aspre del Capo con il faro. La casa c’è ancora, occhi azzurri, ma non ci appartiene più perché, violentata dagli anni, non sente le nostre voci né quelle degli amici di allora. Adesso solo il vento salmastro del mare l’accarezza, col sentimento un po’ esclusivo di chi non ammette altre condivisioni affettive se non quelle del mirto e degli olivastri selvatici. E già lo sappiamo entrambi che non c’è bontà nell’amore, che non c’è pace, oppure siamo noi che non abbiamo trovato altre vie alternative ad un principio assoluto e beffardo che ci insulta ogni giorno. Da questa ringhiera placida e sonnolenta il mare e il vento mi fanno da anfitrioni, pronti a sorreggermi con garbo in una giornata difficile dentro la quale mi son voluto adagiare con voluttà e senza speranze. Ho lasciato l’auto e scendo lentamente verso la marina, c’è solo il rumore dei miei passi e il tenue sciabordio dell’onda breve che la brezza leggera spinge su questo baluardo della Fonte Aretusa.

Tornare qui in assenza di te, nell’amnesia di ogni pensiero precedente a questo…eppure vederti ad ogni passo, sei un tutt’uno con questi palazzi che si specchiano luminosi sull’acqua immobile della rada. Ti somigliano allo stesso modo queste strade con i piccoli portoni segreti, aperti su antichi silenzi e la passeggiata dignitosa con gli alberi curati che guarda l’altra riva un po’ confusa nella caligine estiva.
-Enzo, per favore non baciarmi…
-Non lo farò ma lasciati guardare.
E’ accaduto qui e io non ho alternative: preferisco elidere tutto ciò che è incongruo, stonato e difforme dall’immagine che conservo nella testa. Così, lentamente la fonte rivive, si riappropria dei suoi colori e dei suoi rumori: non più anatre starnazzanti, solo il fruscio dell’acqua dolce che scivola piano nel mare. Nessuna parete, nessuna ringhiera a far da confine. Solo il senso di un tempo immemore, sospeso come il miracolo della vita, dell’acqua, della frescura. Io sono abbastanza sciocco da credere ai miraggi, da perdere la mia identità in questo gioco astruso; sto qui ad aspettarti per un ultimo appuntamento a cui tu non verrai. Io dovevo esserci perché, nonostante tutto, m’illudo che per certe cose non possa esserci una fine. E’ in questo modo che i luoghi e gli oggetti costruiti dall’uomo ti legano il cuore: assorbendo le tue emozioni e le parole pronunciate in loro presenza. Cammini lungo una strada, svolti un angolo, ti siedi su una panchina, guardi l’ingresso di un giardino pubblico…ogni luogo ti ricorda qualcosa o qualcuno, anzi diventa quella cosa o quella persona.
– Mi piace parlare con te. Mi è sempre piaciuto
– E’ lo stesso per me , ma se io ti chiedessi ora , qui, se c’è mai stato un momento in cui mi hai amato ? Sii sincera, per favore- Un breve silenzio,come se ti raccogliessi in te stessa.
-Sì certo, in molte cose ti ho amato. Posso dire di averti amato. Ma io non voglio stare con te, non posso stare con te, rovineremmo tutto.
Dieci anni fa inghiottii il rospo: che fosse tanto indigesto lo capii solo all’atto della deglutizione, ma lo inghiottii lo stesso. Mentre ti allontanavi pensai che era un atto , un momento della nostra vita, che avremmo avuto altre occasioni. Eri assolutamente bella, assolutamente lontana, assolutamente sola; totalmente tua. Il demone era ancora vivo. Allontanandoti lui cresceva a dismisura, si dispiegava in tutta la sua infernale grazia e il tempo trascorso è, banalmente, il mio esercizio di riparazione, una lucida considerazione affinché io capisca di essere stato sempre una strada parallela alla tua, vicina a sufficienza da poterci guardare dentro ma non da camminarci assieme. Oggi il sole è chiaro, un’armonia perfetta che monda il paesaggio da ogni imperfezione e io sono un uomo fortunato, non allegro né soddisfatto, ma cosciente della sua vita questo sì. Non è poco. L’unico rimprovero che mi faccio è che dovrei stare più attento quando dico o penso certe cose: i mai, i per sempre non sono materiale da maneggiare con disinvoltura alla mia età. Si tratta di frutti proibiti. Per me sono stati l’anticamera dell’impotenza, monoliti eretti nelle praterie della mia vita. Per quanto mi sia allontanato, nonostante l’infinità di stagioni trascorse, infine mi ritrovo sempre di fronte ad essi: o sono la verità assoluta o il vicolo cieco in cui mi sono cacciato da ragazzo, e il demone ride.
DARE AL TRAMONTO IL TEMPO CHE GLI SPETTA 
 Non ti bacerò più occhi azzurri, il pericolo è scongiurato; ascolteremo la musica a basso volume come piaceva a te vent’anni fa. Ti racconterò per l’ultima volta sottovoce la storia comune di quelli che, impauriti da certi sentimenti, li precludono al proprio spirito e, a forza di camminare ogni giorno nella polvere delle piccole miserie, dei sorrisi ipocriti e delle carezze interessate, hanno visto sparire dai loro orizzonti la gioia di un’emozione vera.
Fammi dire, non parlo di te, non obbligatoriamente, non solo di te: ho lasciato sparsi in giro per l’Italia e la Sicilia molti brandelli di me: qui come a Palermo o Milano o Trapani, essi hanno fatto il nido e sono prosperati. Adesso mi stanno davanti per un ultimo commiato. La lealtà non esiste. E’un surrogato delle menzogne che ci raccontiamo ogni giorno e te lo dico a capo chino. Poi alzo gli occhi e li fisso nei tuoi. Sei sincera, assolutamente sincera: il fatto è che siamo arrivati in ritardo anche per lasciarci. – E’ vero, sai essere leale e ti odio. Adesso avrò bisogno di un po’ di tempo, devo trovare un equilibrio nuovo – Dovrei dirti questo ed invece ti bacio e nulla si può dire di più perché non è una storia d’amore. E’ una storia e basta.

Di tempo n’è trascorso a sufficienza. Io non sono guarito perché non sono mai stato malato; l’ho capito qualche secondo fa guardando il mare. Sciocchi come me si nasce e ci si rafforza crescendo, è una modulazione diversa dell’anima, un’indole elastica che, piegata ad altri fini, torna naturalmente su se stessa. Non me ne sono accorto: un piccolo drappello di turisti è arrivato da queste parti. La fonte è di nuovo un fenomeno da baraccone, troppe fotocamere, troppi gelati, troppi calzoni corti e sandali di cuoio. Nemmeno qui c’è più spazio per me, la misantropia mi spinge a cercare un altro rifugio. In fondo basta svoltare al primo angolo nella prima stradina per ritrovarsi solo.
– Spesso mi sento sola, sai. Con nessuno mi riesce di parlare come faccio con te, se ti parlo si sciolgono i nodi, quasi tutti- E sorridi mentre le tue parole m’inseguono ovunque: in un modo o nell’altro sei venuta all’appuntamento.
– Quando ero bambina non uccidevo nemmeno le formiche…
– Ormai è tardi per pensare ad un figlio
– Se avessimo messo al mondo una creatura, sarebbe stata femmina. Una bellissima bambina…una bambina…
Sono sbucato da un’altra parte, in vista del Castello Maniace, qui di turisti neanche l’ombra. Poggio le spalle contro un muro e giro lo sguardo intorno lungo tutta la marina piena di sole: non sto male anzi mi ha preso una sottile e dolcissima euforia. Nella memoria si è acceso un altro lungomare, opposto e uguale a questo, un’altra acqua fatta di sale e di mulini a vento. Là c’è un paese bianco sotto il monte che guarda lontano le Egadi: un’illusione d’azzurro. Là vagabonda ancora, stordita, la mia fiducia nella vita e nell’amore. Mi fa una tenerezza infinita, ha i capelli bianchi come i miei ed è ancora molto bella. Sono prigioniero di me stesso, mentre l’accarezzo con gli occhi, lei continua nel suo incedere lento e leggero, io la guardo mentre si allontana sempre più…potrei perderla per sempre o per sempre rimpiangere di non averla fermata, di non averle detto che non mi è costata fatica rincorrerla fino a dimenticarmi di me.
– Aspetta! E’ questo il luogo e il momento, non ce ne saranno mai altri, fermati!
Lei si volta… e non c’è più nulla fra la mia idea e il sogno, nemmeno questi veli che stanno scivolando sui suoi fianchi. Sei tu! Proprio tu! E’ questo dunque ciò che si prova davanti ad un fantasma: non è uno stare bene o male, è una marea di sensazioni e di parole quella che mi travolge. Anni d’idee e di sogni trattenuti a stento stanno qui, sul ciglio di questa baia, in bilico tra la sorpresa e il rammarico di non saper fermare per sempre tutto questo. Immobile non so che fare. E’ la stessa sensazione di trent’anni fa ed io non credevo che potesse raggiungermi ancora, eppure è accaduto. Perché sei venuta? Perché ora? Vuoi stabilire, in modo definitivo, una priorità, un possesso che t’appartiene? Te lo domandai chiaramente, ed era inverno – Ma tu mi ami?- – Non lo so…-
Eri pallida, quasi rassegnata e mi guardasti andar via. Guarda ora, principessa, che magnifico palcoscenico c’è toccato stamattina. Io non ho più alcuna malinconia da raccontarti, nessun bacio da chiederti che tu non mi abbia già dato. Credevo d’esser arrivato fin qui per un commiato finale all’altra metà del mondo, mi ero già scritto il discorso senza considerare la disponibilità dell’uditorio. Ma adesso che siete ferme, intorno a me, e mi osservate attente, donne, bambine, ragazze di un tempo, madri di oggi, fidanzate e amanti, appassionate o disilluse, abbandonate o perse, non mi lascerò sfuggire l’occasione. Ho molte cose da dirvi…non riuscirò a dirvene compiutamente nessuna! Spero che, per intuito, capirete ugualmente, se così non fosse non ditemelo, vi prego, lasciatemi l’illusione che ci siamo compresi. Mi aiuterete ad andare lontano.
Il sole è salito quasi allo zenit e questa terra è trasfigurata dal caldo. Ho le mani pulite finalmente e completamente vuote, come le strade d’Ortigia a quest’ora. Forse oggi che l’armonia ci possiede potreste seguirmi, almeno una volta, sul filo della vita che ci corre incontro. – Non baciarmi- – Ti amo. -Non voglio, non posso, stare con te. – Lasciami in pace! – In qualche modo ti ho amato, sì ti ho amato. – Non lo so. – Buonanotte mio sogno proibito. – Mi piace parlare con te, mi è sempre piaciuto.

Guardate, le parole trascolorano: è rimasto il vostro sorriso, una pausa breve prima dell’ultimo salto. Ora tocca a voi: conquistate almeno una volta la mia solitudine. La luna liquida e le stelle fitte nel nero della notte ansiosa sono storie passate, parole vuote, di plastica, ma il silenzio del cuore nei giorni in cui il riso c’era compagno spietato e beffardo è un racconto molto vicino. Vi prenderò, un giorno, in una prossima vita, in una città diversa, dietro un altro angolo; nella danza che avete lungamente negato sarete travolte anche voi. Non potrò riderne e non vi darò il veleno acuto che ha gonfiato i miei giorni. L’orologio sta girando in fretta, troppo in fretta, non è più il momento di stupide ripicche. Le ombre si stanno allungando, io con esse e finalmente non è più tempo di demoni, né di angeli. Fra poco sarà la fine del giorno e io voglio che la sera mi trovi ancora una volta, come sempre: aggrappato al cielo.