mercoledì 30 dicembre 2020

PUNTUALE LA SERA -

Quando arriva puntuale la sera io sfioro le superfici dei miei pensieri ad occhi chiusi per riconoscerli al tatto, per sentirli fluire, riconoscermi in essi e capire dove li ho traditi; non esiste palcoscenico adeguato a questo dietro le quinte, solo sussurri che giungono deformati dall’attesa e dal bisogno. Non vi serve, non mi aiuta, non fa scrivere. Al di qua del blog che voi leggete c’è un mondo che lascia di sè soltanto un riflesso lontanissimo di me e di voi; solo la musica che siede in un angolo della stanza quando si alza maestosa può regalare almeno un’idea di quanto è accaduto qua dentro. Ma molti di voi non l’ascoltano e non sapranno mai dove è andato a riposare per sempre il pensiero di me che scrivo.

venerdì 25 dicembre 2020

SERA DEL 25 DICEMBRE

E’ una variabile personale il tempo, il mio tempo diverso dal tuo; in verità non è nemmeno mio, con me scherza, ogni tanto discute…poi mi volta le spalle e se ne va per la sua strada. Così anche questo Natale, l’ennesimo, giunto puntuale per sé ma non per le mie aspettative. Ho dovuto lavorarci sopra nelle ultime ore, mi sono guardato intorno e ho visto il mio identico smarrimento, mascherato meglio però. La luce di cui parlarono i profeti galleggia nel cielo solo per chi sa e vuole vederla, per tantissimi altri è una fiction ben orchestrata. Ho trascorso alcuni Natale al buio ma ho letto a lungo che la Luce esiste essa è, siamo noi a colorarla e a chiamarla coi nomi più svariati: per chi ha fede essa è il soprannaturale che incrocia il cammino dell’uomo, per chi guarda solo alla realtà concreta è un obiettivo di riflessione ed umana solidarietà. Per me, bambino, fu neve e meraviglia, concerti di Natale e mia nonna col naso freddo in Piazza Duomo a Milano. Poi, negli anni, velocemente non fu più nulla, solo il venticinquesimo giorno dell’ultimo mese dell’anno. Ora è quasi silenzio e parole bisbigliate per destare il ragazzino che fui con una dolcezza che avevo scordato. Quanto mi piacerebbe regalarvene un po’…Auguri.

giovedì 24 dicembre 2020

LA MIA LETTERATURA -

Non riuscirò mai a trasmettervi il brivido dolce e fermo della mia prima lettura di Svevo, il sogno un po’perverso e liquido del primo Dannunzio, la pienezza ferma e riflessiva di alcune novelle pirandelliane…la mia Adriana Braggi che scopre l’eternità sulle soglie di una morte annunciata, il desiderio di vita che si accompagna alla fine del mio Pavese del 1967. Nella penombra la luce si dispone in modo teatrale, regala un’apparenza diversa in base ad un gioco che, nuovo ogni volta, esalta o annulla quello che mi sembrava fondamentale un attimo prima. La mia letteratura vive un’ipnosi eterna che io ho in parte regalato all’amore e alla passione: non torna mai indietro dai suoi viaggi senza portare con sè una nuova morte, un nuovo disagio e una nuova vita.

mercoledì 23 dicembre 2020

CONTRAPPUNTO ESISTENZIALE

Non essere buoni tout court e non essere disponibili a qualsiasi cosa per partito preso io non le ritengo qualità negative sic et simpliciter: sono soltanto modi di essere declinati sinceramente. In certi casi possono diventare atteggiamenti non disdicevoli. In questo dilagante buonismo a gogò penso che una misura più netta, seria e analitica, sia utile e non disprezzabile. Essere meridionali In tale contesto è più che un'aggiunta un perfetto contrappunto esistenziale la chiusura del cerchio oserei dire. Penso a certi uomini di poche parole ma con uno sguardo attento e indagatore, a quel tipo di uomini dei quali al di là della sintassi non sarebbe facile dire.

martedì 22 dicembre 2020

IL MIO PERCORSO -

In bottega ho trovato la musica della mia generazione sessantottina, riveduta e corretta dagli umori della mia educazione di borghese siciliano; i lampi della mia infanzia magica e “rivoluzionaria” tesa tra Milano e la Sicilia, tra il risotto con lo zafferano e il couscous; le note dell’orchestra sinfonica della Scala e gli accordi impossibili della chitarra di Jimi Hendrix; le pagine lucide di Sciascia e i ciclostili del movimento studentesco del 1970; i canali d’acqua dolce della bassa padana tra le cascine dove arrivavo in bicicletta… e questo mare arrogante e infinito dove ho scelto di posare i miei occhi da vecchio e il mio cuore di ragazzo; i miei compagni di liceo perduti per sempre e quelli dei miei figli che fanno lo stesso identico frullo delle rondini che arrivano al nido, mi guardano a volte…ma non mi vedono.

lunedì 21 dicembre 2020

LEIT MOTIV -


Apro spesso i miei blog e me li riguardo pacato o acceso come certi momenti miei, rileggo, confronto e rifletto. C’è un fondo innegabile di malinconia ma essa è ormai un leit-motiv nella mia vita. Però la decisione presa resta per me ancora valida: del mio mondo e delle mie aspirazioni non c’è quasi più nulla nel paese dove vivo adesso ma questo non mi ha mai spinto ad ipotizzare esili più o meno assurdi, sono già sufficientemente alieno a me stesso.

venerdì 18 dicembre 2020

STO ALTROVE -


Non sono sparito, sto altrove: a due passi da qui dentro gli universi paralleli a questo mio. Leggo, certe volte mi fermo interessato altre passo avanti infastidito. E mi domando cosa accade quando qualcuno arriva qui da me.

giovedì 17 dicembre 2020

TRAPASSATI -

Io leggo il prodotto di queste nuovissime generazioni in rete…è mediocre. La soluzione è essere giovani, giovane Blogger e usare solo la tua testa pulita, scrivere di quella, confrontarsi alla velocità dei bytes e non chiudersi, non chiedere aiuti pelosi ai vecchi marpioni (come me), ma aprire gli occhi ad un pianeta in cui abiterete voi soli perchè noi per fortuna saremo già trapassati.

mercoledì 16 dicembre 2020

STAGIONI SCRITTE -

Scrivere su un blog ha le sue stagioni come la vita. Vi sono momenti che nascono e crescono in modo estraneo a quello che mostri di te in pubblico: sono vite diverse e parallele, righe che non hai scritto perchè non sapevi, non immaginavi, non riflettevi. Però sono lì davanti a te e ti osservano, forse ridono di te e attendono il tuo ennesimo tracollo.

martedì 15 dicembre 2020

CITAZIONI

Signora, prendo a prestito la sua citazione di Sciascia, ricordare e trattenere serve innanzitutto a me. Se non lascio svanire certe mie stagioni, certe emozioni e certi volti riesco a salvare anche la mia identità. La metamorfosi che aleggia su ciascuno di noi è un incubo sottile, chi mi conosce ora crede di sapere abbastanza di me, chi legge ciò che scrivo amplia l’orizzonte ma lo “scrittore” si rivede, analizza, rivive, in parte si acquieta. Credo che il significato, da molti osteggiato, della frase – scrivo per me stesso- sia proprio questo: dico di me quindi continuo ad esistere. Resta il problema degli interlocutori, possono essere un patrimonio o una perdita continua, una crescita inaspettata a volte oppure la mannaia definitiva. Quanto al resto io non so scrivere diversamente, è un mio limite, anche gli argomenti non prettamente personali sono filtrati dalla mia persona…Forse sono un autobiografia continua. Stucchevole?

lunedì 14 dicembre 2020

QUESTA E' LA MIA TERRA

La Sicilia in innumerevoli libri, come sfondo o palcoscenico di film o opere televisive: ovunque e in mille modi l’isola dove sono nato si presenta in scena. Ed esce spesso bastonata. E’ la sensazione fastidiosa della mancanza nonostante tutto, dell’assenza soprattutto, di una misura seria che gestisca l’arbitrio percettivo che si ha di quest’isola. Anche del mio s’intende.
Se arrivate in fondo al tacco di questa nazione e guardate i tre chilometri d’azzurro che fanno da confine fra il Sud e il sud del sud dovreste sentire l’aria inconfondibile della frontiera: alcuni di voi sanno per aver letto o studiato, altri non hanno alcun interesse di sapere. Informarsi e riflettere fuori dai pregiudizi è terribilmente scomodo, meglio imbarcarsi con le certezze già acquisite, quelle di cui fanno parte le date sui biglietti di ritorno. Basta leggere con onesta attenzione quello che della Sicilia è stato scritto, dipinto, suonato…filmato, basta ascoltare per qualche minuto una discussione qualsiasi su di essa per capire che si parla e si ragiona su un falso evidente: una Sicilia unica. Riconoscibile e trasmittibile secondo stereotipi universali e scontati, per questo inossidabili; non è così. Chi in un modo o nell’altro ha attraversato quest’isola, qualunque sia il suo grado di cultura e gli inevitabili preconcetti che condiscono la sua vita, sa bene che la mia terra ha decine di facce. E’ una metafora lucida, perfettamente pirandelliana: cento, mille sicilie, quindi nessuna realmente adeguata ad un riconoscimento significativo. Dentro ogni sfaccettatura si viene risucchiati verso una logica elementare, quella che recita uno storico de profundis sociale e economico, l’unico apparentemente percepibile. Io l’ho vissuta sulla mia pelle questa impossibile oggettività che per vie traverse si coagula in un insieme di verità inconfutabili. Conosco quel tipo di smarrimento appena ci si avventura oltre i confini del già detto, so cosa significhi essere soli intellettualmente davanti al consesso di evidenti mancanze ingigantite e pasciute da analisi scontate. E’ anche vero che chiunque viaggi, anche se inconsciamente, vive del pregiudizio e del comodo luogo comune che ci fa vedere e visitare proprio quello che avevamo in testa prima di partire; è difficile partire nudi e tornare vestiti e , in fondo, non è questo quello che voglio. Anzi desidero il contrario perché la Sicilia è veramente un luogo dell’anima e non puoi giudicarla se non ne conosci la storia e la cultura che la permea da cima a fondo in modo totale. Sono nato qui e cammino qui, vedo ogni giorno facce diverse del mio osservare, di una diversità poco gestibile e scomoda. ”Dicono gli atlanti che la Sicilia è un’isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d’onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto d’isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è dispari, mischiato, cangiante, come nel più ibrido dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finiremo mai di contarle. [...] Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte di trovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, fra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre la Sicilia, di un eccesso di identità, né so se sia un bene o un male. [...] “ GESUALDO BUFALINO in L’isola plurale. La stessa qualità e quantità di contrasti e opposti che sono gran parte del fascino dell’isola e anche la sua “insopportabilità”; lo stesso misterioso incantamento che fin da bambino mi riempiva gli occhi di stupore quando vedevo apparire il tempio di Segesta nella campagna severa dell’interno o il panorama immenso e aperto sul mare e le Egadi da Erice. Anche adesso mentre ne scrivo capisco di non poter essere obiettivo: il mito, l’apparizione e non l’essenza sono contesti che non possono produrre altro che ambiguità e incertezze. La Sicilia è un continente sia in senso stretto che in quello lato, potrei dire che possiede in massimo grado una bellezza paradossale, eccessiva e discontinua: quella propria di ogni frontiera, scomoda e sfuggente al dettato razionale dell’Europa che volendosene liberare cade ogni volta in un turbine di sensi ipnotico appena si lascia da essa sedurrre. Della Sicilia non ci si libera facilmente, anche se si tratta di un fascino pericoloso e incoerente: vorrei chiedervi però se avete mai amato facilmente l’assoluto, se vi siete mai confrontati con la serietà millenaria di uno sguardo di pietra o di una curva marina che si perde all’orizzonte. La posizione di arrogante centralità, conficcata in mezzo ad un mare antico e stratificato di genti e culture ha segnato il destino dell’isola, oggi come ieri. I migranti dall’Africa che approdano sulle coste di Lampedusa, gli uomini del Nord i cui sovrani riposano nella cattedrale di Palermo, i greci col nostro stesso sangue da sempre ospiti delle sue coste, e poi i turchi pirati e l’islam che ancora canta fra le sue strade e nelle sue architetture, e l’Europa nobile e colta con la sua letteratura percorsa dall’humus siciliano oltre ogni ammissibile limite…i liberatori di sempre, infine, più o meno smentiti dagli esiti delle loro migliori intenzioni. E’ lì l’origine della qualità speciale della narrativa e della letteratura siciliana: dentro il deficit e l’insicurezza, dentro il disagio di chi vive ogni ora sulla frontiera di un possibile e definitivo collasso. Lo scrivere è la nostra redenzione, l’unica possibile e, come tale, portata ai massimi livelli ; Federico de Roberto, Sciascia, Verga, Lampedusa, Pirandello, Piccolo, Brancati, Bufalino…Camilleri e ne lascio fuori un numero troppo elevato, sono il messaggio lanciato nello spazio sociale e umano di un’altra realtà che ci è ostile, incredula e vigliacca, che non vuol credere ad un’esistenza ai limiti della decenza, che irride il sogno perfetto di chi supera perché ha compreso per caso o sa troppo per studio. Non mi pongo il problema di chi voglia credermi oppure no, la storia scuote da millenni coi suoi marosi la Sicilia e noi senza un perché decifrabile siamo ancora qui in eterna attesa di una nuova legge, un nuovo segno che spiegherà alfine questo lungo e fantastico sonno della ragione. Nostro che di molti altri non c’è materiale.

domenica 13 dicembre 2020

PUNTO ZERO -

Il bisogno dell'anima, il desiderio e lo stimolo fisiologico a mettere nero su bianco è insito in me da ragazzino, sono sempre stato cosi' ma se non fosse esistito il web con la sua esposizione pubblica così chiassosa io avrei scritto su carta per i fatti miei e tutto sarebbe stato portato su un altro piano. Qui non è possibile, non per me. Io credevo di aver trovato, sì lo credevo ma c'erano gli altri assetati di sangue, pronti a imporre la loro via, il loro senso, le loro dinamiche e a stravolgere la mia. Deluso? Delusissimo. Non cancellerò nessuno dei miei blog da essi per vie traverse si può arrivare ad altri blog, le mie pagine sono lì, saranno così fino a quando il potere elettronico lo permetterà. Non so chi le legga, non so più nulla, ho inserito la moderazione, ogni tanto costruisco una nuova colonna sonora (è il mio unico diletto), cerco immagini, vi leggo e scappo via lontanissimo a implorare il mio sogno di non abbandonarmi per sempre, gli giuro che scriverò ancora di lui, sciorino progetti e spargo in giro fogli appena accennati. Lui mi guarda silenzioso poi mi dice che è tutto pronto, che il mio testo l'ho scritto in un tempo lontanissimo e estraneo a questo e che c'è una donna che lo conserva. Appartiene a lei.

sabato 12 dicembre 2020

SIRENE -

So benissimo che c’è un prezzo da pagare per prostituire il proprio pensiero scritto ad una qualsivoglia rendita economica. Scrivere mi piace, tanto, è la mia unica grande liberazione, se la vendo muore: non subito magari ma prima o poi morirà. Le sirene lo sanno e continuano a cantare.

venerdì 11 dicembre 2020

FRAGILI -

Tutti quelli che hanno un minimo di testa, che hanno amato davvero e quindi sofferto, tutti quelli che sanno mettere nero su bianco parte della loro vita intellettuale ed emotiva sono fragili, nessuno escluso. Non nego che la mia esitazione nello scrivere in privato è anch’essa legata alla mia fragilità e alla pletora di batoste prese sul web a causa dei miei blog. Siamo fragili ma questa è la conditio sine qua non affinchè io scriva: se fossi l’uomo scioccamente definito e sicuro, quello senza dubbi e dispensatore di certezze non avrei mai scritto un rigo, soprattutto in rete.

martedì 8 dicembre 2020

NOSTRI E NIENT'ALTRO -

Io credo che siamo solo nostri, che ciò che condividiamo con un sorriso di piacere resti nostro per sempre. Ci credo fermamente e se racchiudo in un solo fardello questi anni di scritture non c’è niente di cui riesca a vergognarmi, nessuna parola che non vorrei aver detto. Scrivo per capire e sono un egoista, ogni tanto incontro uno scoglio più ruvido di me, altre volte una baia piena di vento e me la giro tutta.

domenica 6 dicembre 2020

SOLO POSTI IN PIEDI -


A mio parere abbiamo già detto tutto, quelli come me possono al massimo ripetersi, passando dal ridicolo all'agiografico o dallo storico appassionato all'incisivo sintetico (vedi twitter); in pratica abbiamo fregato le nuove leve della blogosfera e l'unica cosa che possiamo fare è sparire per dar loro l'illusione che ci sia veramente aria nuova in giro.

sabato 5 dicembre 2020

LIQUIDA

Piove ininterrottamente da ieri. Col viso poggiato sui vetri della finestra disegno fiati e gocciole che pian piano scivolano giù. Non ho stagioni preferite in assoluto, piuttosto mi piace il loro alternarsi, il loro correre e trascorrere le une nelle altre. Come la mia vita e le vostre che sento frusciare dietro i separè degli indirizzi informatici. No, non è tristezza, sono solo acquattato sul battito del mio cuore. Più tardi mi innamorerò di un’altra donna fingendo di non riconoscerla poiché è sempre la stessa. Le dirò: " Sono qui, dai un senso alle cose che vedo, fa uscire la musica dai miei simulacri incantati ad immaginarti. Amami per nulla, per tutto, adesso così senza rendez vous, amami perché hai capito…o fingi con un sorriso che io sia ancora il ragazzo dai capelli rossi e gli occhi chiari che avresti potuto amare".
Attendo una risposta da una vita ma mi giungono solo frasi a metà, difficili da interpretare, più adatte a un malinconico ripiego che ad una scintillante avventura. Piove, meravigliosamente piove, l'acqua detta un ritmo diverso al mio tempo, lascia dentro di me pozze piene di riflessi tremolanti: vi sbircio dentro e l'uomo che sono ritorna bambino con dei contorni imprecisi e molti sogni ancora da afferrare. Prima del grande secco dell'anima.

venerdì 4 dicembre 2020

LA RISPOSTA GIUSTA -


Parlo sempre e solo d’amore: non sarò certo io a dire la parola definitiva, a spiegarmi e trasmettervi finalmente il segreto bilancio di questo sentimento. Non sarò io e mi dispiace, in fondo penso di averla intravista un paio di volte la risposta giusta…troppo poco e troppo in fretta. Che mi manchi da morire è palese, altrettanto chiaro che non sarà in questa vita che potrò stringerle i fianchi.

giovedì 3 dicembre 2020

LA PACE INUTILE -


Placarmi oggi mi lascia stanco e svuotato. Mi fa essere un sasso lasciato cadere dentro l’acqua ferma di uno stagno: un peso che trascina con sè, sul fondo, tutte le grida e gli insulti, le inimicizie e le delusioni. Oggi questa pace mi annulla e mi delude, oggi raccoglie i miei anni precedenti e li porta davanti al tribunale della vita e lì la sentenza è già scritta. Placarmi o no mi lascia inutile.

mercoledì 2 dicembre 2020

NON PIACERSI PIU' -


Queste pagine sono il mio specchio, riflettono un uomo che non si piace più a sufficienza ma non può rinnegare se stesso. Il blog è una parte di me che non riesco più a far crescere come vorrei e che non mi aiuta più nell’interloquire con quelli di voi che stimo di più. Il blog vi dice alcune cose, importanti non lo nego, ma non le dice tutte. Sono un vecchio borghese meridionale aristocratico e demodè quanto basta per restare così: sospeso.

martedì 1 dicembre 2020

CONFESSIONE -


Perché dovrei mentire? Son stato così fin da bambino, probabilmente mi ha sempre affascinato il "femminino" più di una donna in particolare. Ci sono stati 2 soli amori veri, profondi e vissuti nella mia vita; nessuno risolto o finito, entrambi distruttivi per il corpo e per la mente, per la seconda specialmente. La mia educazione sentimentale prevede un coito e un orgasmo continuo come unico rimedio ad una morte inutile e banale. Voi mi piacete e sento dentro di me il ricordo dell'utero che mi condotto su questa terra, per questo lo rispetto e lo inseguo da sempre, a modo mio ovviamente e, adesso, in modo più chiaramente mentale. Ciò non vuol dire che nego il corpo, significa solamente che dalle mie membra pretendo quanto dalla mia testa, cioè troppo. Mi turba vedere come il sorridere, l'entrare in contatto sul serio e psicologicamente in modo virile con l'altra metà del cielo, produca tanto scalpore. Io non potrei vivere senza l'idea di un'altra prospettiva nell'aria che respiro e questo mi eccita organicamente e mentalmente. Credo che la mia capacità seduttiva sia proporzionale alla mia misoginia e al senso di libertà che lascio intravedere: non ho mai incontrato una donna che mi abbia amato dentro, per amore e basta, per libertà, solidarietà e piacere di regalarmi, oltre ai suoi umori, anche la sua sensibilità. Scusate la crudezza ma questa miseria affettiva non potrà mai venire colmata da nessun esercizio fisico e mi ha distrutto condannandomi ad essere un viandante senza domicilio fisso nel cuore di nessuna; dovrei odiarvi per aver ucciso dentro di me la luce di una speranza in un rapporto condiviso alla pari, per aver mutato le differenze tra noi in handicap insormontabili. Ma c'è un eco lontana e dolcissima che ancora mi raggiunge e mi fa considerare la vostra aridità, il vostro utilitarismo, la vostra arroganza fisica come superiore intelligenza, amorosa concretezza, sensuale richiamo. Forse voi intuite tutto questo ma, arrivate sulla soglia dell'ultimo gesto invece di spogliarvi del tutto cominciate a rivestirvi; di cosa avete paura? Di un pene senz'altro no, della testa pensante di un uomo alla pari forse sì.