martedì 30 marzo 2021

DUE VOLTE BASTANO -

Ho amato due volte in tutta la mia vita, la seconda volta è stata dura perchè la prima ferita era stata profondissima. Non ci sono tante chances per l’amore, una o due e poi stop, poi solo i ricordi su una pagina, un post sugli amori perduti che vagano là in alto come personaggi in cerca di autore e non ne avrebbero bisogno. Qua in basso restano solo le conseguenze della perdita: un vuoto secco di anima, un disperato tentativo di far finta di niente. E le mani vuote senza più magia in attesa che venga il tempo giusto per poterne parlare in modo appropriato perchè l’amore alla fine è un patrimonio stupendo che resta come resti tu. Bellissimo e innamoratissimo un attimo prima del crollo di un’epoca, ma se giri la moviola al contrario e spacchi un fusibile diventa tutto un lunghissimo rallenty e lì dentro le donne sono di uno splendore assoluto e tu perfetto con loro in quel trailer. Spero che voi siate innamorati. Io non più.

venerdì 26 marzo 2021

LA TUA MISURA -

Sempre bella ma soprattutto sensuale: cammini per le stanze con quel passo che dice guardami, ammirami adesso che dopo non è detto che ti ricapiterà di nuovo. Lo dici a me e ogni cosa si muove in modo fisiologico come se non potesse andare diversamente. Indossi un abito colorato, sembra fatto su misura, ogni cosa la porti sulla tua misura ed io mi sono sempre adeguato con piacere. La tua misura tanto lontana dalla mia, la tua vita inciampata dentro la mia. Non siamo cambiati per nulla e il mio desiderio fisico di te non terrà mai conto del prima e nemmeno del dopo: siamo sempre in questo presente elastico e modulabile a volontà. Sai farlo, sappiamo farlo, sappiamo eccedere come se il tempo e lo spazio fossero infiniti. Un gioco passionale che si spegnerà stasera quando i gelsomini bucheranno la notte col ricordo del loro profumo e noi saremo uno dinanzi all’altro. Astrazioni l’ho scritta così, era dentro di noi, l’ho fissata per ricordare la tua bellezza e il mio sogno; né l’una né l’altro si salveranno, non passeranno la notte senza il mio viatico. Il tuo? Ma già so bene che sorvoli su tutto e tutti, che glissi, che cambi mappa e itinerario che ami solo il tuo riflesso perché nessuno è mai riuscito a posare una mano sulla tua anima. Nemmeno io ma ci sono andato vicino.
Astrazioni è nata così.

mercoledì 24 marzo 2021

TEMPO CROMATICO -

Molto al di là del limite dell’orizzonte abbiamo deciso di tornare a riva, di festeggiare l’inverno e invocare in silenzio le onde del cuore. Tarderà il sole nel suo addio e noi balleremo ancora sulle luci riflesse il ritmo delle maree. Stanotte soltanto.
Giulia sono trascorsi 29 anni oggi ma io non ho dimenticato.

martedì 23 marzo 2021

DUE STRADE -

Conosco solo due strade per sorvolare il mondo ed evitare la rassegnazione di esistere: la musica e la poesia, non c’è altro credetemi. Per ogni parola detta in versi c’è un universo in anticipo sui nostri sogni più vasti

domenica 21 marzo 2021

IL SENSO DEL RIDICOLO -

La politica in rete alla fine mi lascia sempre addosso un gran senso del ridicolo; è uno dei motivi per cui non l’ho toccata quasi mai. Purtroppo anche per gli argomenti restanti pare che la semplice mia esistenza susciti controversie e malumori: ho ancora negli occhi e nella mente alcuni recenti equivoci legati al mio modo di essere.

LIBERO

Esco di casa presto al mattino. 
Libero, sono libero, metto in moto e parto: percorso diverso stavolta. Scendo in studio dall’alto, così ad un certo punto si apre tutto il panorama del golfo. Apro il finestrino, l’aria è bellissima: libero sono libero mi ripeto. Ah… me lo voglio godere questo senso di vento e di cielo. 
Guardo più in là, verso sud. La costa si perde in un orizzonte sfumato ma io socchiudo gli occhi e lo vedo perfettamente cosa c’è più in là: vedo l’altra città, antica, e il suo porto e poi, più giù le lunghe spiagge che portano sino alle soglie dell’eden. Volendo domani posso tirare dritto e posso arrivarci: libero sono libero. Potrei anche fare tutto il giro di quest’isola, fermarmi dove capita per mangiare qualcosa in assoluto silenzio guardando il mare d’autunno e i suoi colori pastello. Montalbano sarebbe d’accordo. Perchè questa sensazione di leggera follia che un tempo contagiò Battisti non resta sempre con me? Dove se ne va quando mi tradisce con altre spiagge, altri amanti? Non sono libero! So che esiste la libertà ma ci gioco pericolosamente; la palpeggio e lei ride compiaciuta, carnale…poi scappa perchè il prezzo del suo amore è troppo alto. Per ora. Domani scappiamo insieme e, chissà, forse non torniamo più. Ci stabiliamo in uno di quei paesotti placidi sul mare, quelli carezzati dai gabbiani, dove non accade mai nulla e un Pc serve solo a commiserare il resto dell’umanità sciocca che non vede e non capisce. Lì persino Giulia e le altre avrebbero un senso diverso. Montalbano sarebbe d’accordo. Mi accendo una sigaretta, si è acceso il giorno.

venerdì 19 marzo 2021

I PERCORSI COMPIUTI -

Ho riflettuto a lungo sulla mia vita e sui percorsi compiuti: ad un certo punto ho avuto la sensazione che il tempo si fosse dilatato e, con esso, anche le alternative possibili. Ma non è così, non può essere così, appena esci dalla rada devi confrontarti con la possibilità di una tempesta o di un uragano. Quello che riuscirò a scrivere sarà la cronaca di un sogno a mezzaria fra questa stagione e l’altra che ho intravisto dentro la luce di un tramonto. C’è una realtà che conosco bene: stare da soli può uccidere; può lasciarti svuotato come una buccia che si sostiene per caso finchè un colpo di vento più forte la fa cadere e ne mostra tutta l’intrinseca debolezza.

giovedì 18 marzo 2021

SUL COMODINO -

I sogni si posano accanto al nostro comodino e ci guardano: dovrebbero spegnersi al risveglio ma non sempre sono benigni con noi e ci appesantiscono. Ci attraggono e ci mentono, ci riempiono di pause, sono piccoli fuochi che ci consumano, buchi ingannevoli dentro i quali cadiamo pensando così di proteggerci – Sei la mia salvezza- ansimiamo e diciamo entrandoci e li riempiamo di tutte le nostre cose inutili: oggetti, interessi, rapporti umani stanchi e mediocri, parole ripetute e paure che fingiamo di non vedere. Cadiamo.

sabato 13 marzo 2021

UN'ILLUSIONE -

L’Italia che avevo sognato sta morendo definitivamente in questi giorni: l’azione congiunta della totale mancanza di stile ed etica, di cultura e buon senso, di solidarietà sociale e serietà personale da parte di tutti i rappresentanti istituzionali senza anima nè idee ha dato a questo paese il colpo definitivo. Centocinquantanni di inutile fatica, altro che anniversario dell’Italia unita. Amavo il tricolore, da siciliano l’ho amato e sono stato educato ad amarlo, in famiglia ci sono uomini che sono morti per quell’idea. Ho amato un’illusione, abortita storicamente alla nascita e lasciata a marcire in questi ultimi decenni di leghe e internazionalismi da barzelletta.

giovedì 11 marzo 2021

PENELOPE -

Penelope, l’inutilità che di mattina spaventa e immiserisce a sera ti cambia la prospettiva. Vive in un tempo lunghissimo di cui solo pochi riescono a intravedere la schiena che l’altra faccia della vita dipana. Io ho bisogno di luce e cantucci in attesa di spazi infiniti che ben conosco.

mercoledì 10 marzo 2021

DIETRO LE QUINTE

Al di qua di questo blog c’è una stanza abbastanza grande che vive in un’apparente quieta penombra. I mobili hanno tutto il sapore e il colore che solo un certo tempo può regalare loro, gli oggetti posati su di essi raccontano la mia vita: spesso sono un racconto anche per me che credo di conoscerli bene. Al di qua di questo grande paravento informatico i bites svaniscono, perdono dignità, resta solo la scrittura; il nero su bianco scorre per me immutabile e vivo, mi prende quando sto per cedere all’accidia di vivere senza un senso, mi ama anche se io ho detto in giro di non amarlo più.
Non riuscirò mai a trasmettervi il brivido dolce e fermo della mia prima lettura di Svevo, il sogno un po’perverso e liquido del primo Dannunzio, la pienezza ferma e riflessiva di alcune novelle pirandelliane…la mia Adriana Braggi che scopre l’eternità sulle soglie di una morte annunciata, il desiderio di vita che si accompagna alla fine del mio Pavese del 1967. Nella penombra la luce si dispone in modo teatrale, regala un’apparenza diversa in base ad un gioco che, nuovo ogni volta, esalta o annulla quello che mi sembrava fondamentale un attimo prima. La mia letteratura vive un’ipnosi eterna che io ho in parte regalato all’amore e alla passione: non torna mai indietro dai suoi viaggi senza portare con sè una nuova morte, un nuovo disagio e una nuova vita; fuori da queste stanze l’ordine e l’armonia con cui fisiologiche si dispongono le righe si trasformerebbero nel più bieco teatrino della poesia di tendenza e del mellifluo d’alta classe. Qui dentro sono un lampo accecante, un brivido e la consapevolezza crudele e fiera di esserci e aver vissuto; qui i miei amori sono confluiti nell’unico amore che mi farà compagnia quando la luce si spegnerà, le mie idee non avranno il tanfo dell’ideologia ma il sorriso sereno dell’aver capito. Al di qua del blog che voi leggete c’è un mondo che lascia di sè soltanto un riflesso lontanissimo di me e di voi; solo la musica che siede in un angolo dell stanza quando si alza maestosa può regalare almeno un’idea di quanto è accaduto qua dentro. Ma molti di voi non l’ascoltano e non sapranno mai dove è andato a riposare per sempre il pensiero di me che scrivo. Nessuno riuscirà a immiserire queste pagine e il loro autore, non perchè egli meriti più degli altri ma solo perchè custodisce la propria piccola parte di luce che altri hanno buttato via. Se scrivo vi amo, se vi rispondo cambio le note in cacofonia, se vi leggo cresciamo, se accetto il confronto ci sviliamo tutti. Quando arriva puntuale la sera io sfioro le superfici dei miei pensieri ad occhi chiusi per riconoscerli al tatto, per sentirli fluire, riconoscermi in essi e capire dove li ho traditi; non esiste palcoscenico adeguato a questo dietro le quinte, solo sussurri che giungono deformati dall’attesa e dal bisogno. Non vi serve, non mi aiuta, non fa scrivere. Il vetro opaco che divide il mio mondo dalla immaginazione che chiunque di voi, senza colpe, se ne è fatto, rimarrà la dove è sempre stato, la responsabilità terribile di raccontarvi volute bugie o più che dignitose mezze verità ricadrà esclusivamente su di me: non vi dirò dove e se c’è il trucco, non vi chiederò nulla ma pretenderò molto. Quando le prove d’orchestra saranno terminate, nessuno di noi riterrà queste questioni importanti. Volgeremo tutti il volto verso l’origine della musica e sorrideremo finalmente riconoscendoci dentro il suo divenire.

lunedì 8 marzo 2021

IL NUTRIMENTO -

La bellezza vera trascolora se non la nutri d’amore, rinsecchisce e invecchia fino a svanire anche dai ricordi frammentati in questi giorni in cui le sconfitte sono uno standard consueto.

domenica 7 marzo 2021

METODO VIRTUALE -

Potrei dirvi che si apre un blog se si è in grado di scrivere decentemente e che non penso sia scandaloso affermarlo. Ma non c’è solo la cifra stilistica e letteraria a dare il via alla nostra espressività di blogger, conta molto anche quello che si ha da dire, le proprie esperienze, sensazioni, emozioni. A volte esse sono così pregnanti da non aver bisogno di abiti sintattici particolarmente eleganti. Se fosse possibile avere l’uno e l’altro sarebbe perfetto! Ma tra la perfezione e il nulla posso accettare una miriade di posizioni intermedie. Però l’indole non cambia, i desideri nemmeno e quando incontro stronzate assolute, ecco in quel caso io perdo le mie inibizioni… Perchè deve esserci un limite all’insipienza e alla volgarità profonda dell’uomo, un argine alla sua arroganza spacciata per sapienza e civiltà; la blogosfera è piena zeppa di escrementi e, col suo meccanismo virtuale, ha generato mostri ed essi si sono riprodotti.

LO STIMOLO, L'IDENTITA' EUROPEA,LA VERTIGINE DELLA CONOSCENZA E LA BELLEZZA

Cos'è l'allontanamento? E' forse timore, fastidio, nausea? Potrebbe essere scambiato per arroganza intellettuale o sociale ma non è il mio caso. La distanza nasce dalla perdita di punti di riferimento travolti dal vociare diffuso di nuovi totem, nuove voci, nuovi stili, gran parte del mio mondo con le spalle al muro... senza voce. Senza dignità? Non sono mai stato un vero blogger, mi manca la cultura della socializzazione leggera e quando leggo le incredibili (a mio parere) sciocchezze diffuse via web sulle centinaia di blog incrociati in questi anni io scappo via. Mi allontano, non riesco a commentare, neanche per dissentire So che è inutile ma so anche che sarebbe il miglior modo di spiegare a certi personaggi che si spacciano per il sale culturale del mondo cos'è la vera cultura e come saziare la sete del sapere. Siamo un continente vecchissimo è vero? Abbiamo attraversato moltri momenti di decadenza ma ne siamo usciti sempre con nuovi stimoli e nuova vita: l'intelletto non muore, la curiosità e la soddisfazione di conoscere restano sottotraccia nei periodi bui per esplodere poi di nuova luce. Ho letto cose agghiaccianti su blog di giovani leve delle nuove tendenze, cose che spazzano via con somma indifferenza i segni di una civiltà millenaria come se non si rendessero conto di esistere proprio grazie a quella. Due secoli di cultura europea del Rinascimento sono bastati a rifare il mondo. Duecento anni magici nella cultura europea, quelli che vanno dal Concilio di Firenze negli anni Trenta del Quattrocento al Dialogo dei massimi sistemi di Galileo negli anni Trenta del Seicento. La riscoperta delle opere greche antiche (da Omero a Platone a Ermete Trismegisto) va di pari passo con molte altre scoperte decisive: quella del Nuovo Mondo e delle nuove rotte verso l’Asia attorno all’Africa, quella del nuovo universo da parte di Copernico, Galileo e Keplero, quella della politica effettuale di Machiavelli. Duecento anni, il Rinascimento. La filologia, la medicina. La nuova architettura, la nuova scultura, la nuova pittura, la nuova musica, il nuovo teatro, la nascita dell’opera. I nuovi miti: Faust, Don Giovanni, Don Chisciotte, Amleto. Una data: 1564. E’ l’anno in cui, a 90 anni, il 18 febbraio, muore Michelangelo. Quell’anno, tre giorni prima, il 15 febbraio, nasce Galileo; e nasce, il 26 aprile, Shakespeare. Il quale morirà il 23 aprile del 1616, lo stesso giorno in cui muore Cervantes. Un altro anno, 1533: muore l’Ariosto, nasce Montaigne. Montaigne muore nel 1592 insieme al grande esploratore Pedro Sarmiento de Gamboa. Si può fare questo gioco quasi all’infinito, menzionando anche incontri memorabili: 1580, Montaigne visita Tasso, pazzo furioso e melanconico, al Sant’Anna di Ferrara; 1638, Milton, futuro autore del Paradiso perduto, va a trovare Galileo ad Arcetri. A riguardare tutto questo dalle posizioni odierne mi prende una vertigine, non capita mai di parlare in rete dell'identità europea e occidentale da questi capisaldi ma sfruttiamo appieno lo stimolo e proviamo anche solo per un attimo a riflettere sui nomi che abbiamo appena sfiorati e ci si può fare un’idea di ciò che il Rinascimento ha portato all’identità e al canone europei. Il brivido, innanzitutto, dell’orizzonte che si spalanca: il Mundus novus di Vespucci si accosta, qui, ai passi dell’Orlando furioso nei quali Astolfo, sulla luna, vede altre città, altri laghi, altre montagne e Andronico predice l’avvento di nuovi Argonauti; o a quello in cui Tasso vede Colombo come compimento dell’Ulisse dantesco; oppure ai Lusiadi di Camões, che narrano il viaggio di Vasco de Gama verso l’India. Poi, il discorso sull’uomo dall’interno dell’uomo, il pensiero del dubbio e dell’incertezza. I Saggi di Montaigne fanno il paio, in questo campo, con le più celebri meditazioni dei personaggi di Shakespeare, come Amleto. E’ lo spalancarsi della coscienza di sé che guarda al cosmo: "And indeed it goes so heavily with my disposition that this goodly frame, the earth, seems to me a sterile promontory; this most excellent canopy, the air—look you, this brave o’erhanging firmament, this majestical roof fretted with golden fire—why, it appears no other thing to me than a foul and pestilent congregation of vapors. What a piece of work is a man! How noble in reason, how infinite in faculty! In form and moving how express and admirable! In action how like an angel, in apprehension how like a god! The beauty of the world. The paragon of animals. And yet, to me, what is this quintessence of dust?" Trad - E invero la mia disposizione è così cupa che questa bella architettura, la terra, mi sembra uno sterile promontorio. Questo stupendo baldacchino, l’aria – guardate –, questo bel firmamento sospeso in alto, questo soffitto maestoso trapunto di fiamme d’oro – ebbene, non mi sembrano che una sporca e pestilenziale congrega di vapori. Che capolavoro è l’uomo, com’è nobile nella ragione, com’è infinito nelle sue facoltà, com’è preciso e ammirevole nella forma e nel movimento, com’è simile a un angelo nell’azione, com’è simile a un dio nell’intendimento: la bellezza del mondo, il paragone degli esseri animati. Eppure che cos’è per me questa quintessenza di polvere?
Mi allontano perchè quello che ho sempre pensato rimbalza vuoto contro il muro di un'indifferenza diffusa: molti di voi non conoscono la bellezza. Ne scrivono ma non la sentono, non cercano i fili che possano ricondurla all'emozione profonda della vita... quella che provava mia madre ogni volta che entrando in S. Pietro e fermandosi nella seconda navata a destra davanti alla Pietà di Michelangelo le riempiva di lacrime gli occhi. Perchè la bellezza non ha un colore ideologico, la bellezza se hai animo ti attraversa da parte a parte. Mi allontano per conservare le mie lacrime di nascosto e sono sempre più lontano

sabato 6 marzo 2021

LE PAROLE -

Le parole non ho più intenzione di moderarle, non smusso più niente, le parole sono già poche e sottili, una vernice leggera sui miei pensieri: partito io non ho idea da chi saranno possedute, chi le userà, chi mi ricorderà attraverso di loro. Vi leggerò, vi leggo e vi scruto da anni con un’intensità crudele e viziosa, quasi cercassi il vostro senso dentro il mio.

venerdì 5 marzo 2021

DOVREI -

Però dovrei, devo, l’occasione è già passata! Dovrei. Me lo vado ripetendo da tempo e intanto il tempo mi divora. Il fatto è che non riesco più a crederci. Il tramite interpretativo e linguistico mi si è frantumato tra le mani. DOVE ho sbagliato? HO SBAGLIATO IO? Parlo al muro di gomma che invece molti di voi amano sopra ogni cosa: vi rimbalzano così sul muso le assurdità che amate ad ogni istante, riciclate in dolcetti zuccherosi e gentili, in verità così incredibilmente false da sembrare vere. CAPOLAVORI ASSOLUTI. DOVREI E PRIMA O POI LO FARO’

L'ANIMA DEI GIORNI -

Mandare in pensione l'anima dei giorni non era stata una buona idea,lo capiva adesso in quella stanza che non possedeva alcun appiglio per credere a una sequenza non meccanica dei gesti e delle parole. Il viso della ragazza gli entrò in mente improvvisamente, chissà da quanto tempo era seduto in un angolo silenzioso, i sorrisi non crescono mai senza una fede, senza un altro sorriso più intimo. Questo adesso gli galleggiava davanti e tutto il resto uscì sulla tastiera quasi in un fiato.

giovedì 4 marzo 2021

Eletta impossibile

Giudicare non lo ritengo un difetto, tutti noi giudichiamo ma non tutti dichiariamo il giudizio, così confrontarsi diventa difficile se non inutile. Del resto ciò che abbiamo in testa vien fuori poi con le nostre azioni e i nostri atteggiamenti quindi perchè mantenersi nell’indefinito o glissare? Non capisco questo nascondersi, questo dire sempre a metà. La scrittura non è fatta per questo, se essa deve restare che sia almeno sincera, un punto di riferimento chiaro. Io scrivo in modo riconoscibile, non ho varie sintassi utilizzabili a piacere, scrivo come sempre ho fatto fin da ragazzo ma ho assorbito varie scritture e mi hanno affascinato non lo nego. Ho letto anche la tua scrittura, difficile e complessa quella in rete, più netta qui sulla mail, è normale che anch’essa entri a far parte del mio patrimonio culturale: lo dico a te vampira di parole, ogni contatto resta, ogni riga scritta resta, costruirci sopra è possibile perché abbiamo gettato le fondamenta.

L'AMORE DAL SILENZIO

Sapere e aver saputo, leggere e aver letto e poi studiato e aver viaggiato senza ipocrite paure fra le opposte ideologie di questo mondo che ci è stato donato. Ho capito da molto tempo ormai che ne facciamo scempio, ho inteso che anch’io col mio rigore e la mia cultura resto un grande peccatore, con maggiori colpe di altri che almeno non sanno e mai hanno saputo. Avrei bisogno del silenzio di un monastero, dello specchio onesto della mia anima senza altri intermediari che la mia coscienza: e invece sono qui davanti ad uno schermo che, aperto, mi butta in faccia il mondo. Prego per resistere, in fondo si esce dal silenzio e si torna nel silenzio, non è una maledizione, una iattura, è un premio. Il silenzio definisce ed esalta, raccoglie i profumi, acuisce i sensi, raccoglie la vita nel palmo di una mano. La mia e la tua. Niente è più forte di una comprensione che giunge accolta da un grande silenzio. Parlerò d’amore anche stasera. Per non sapere fare altro. Parlandone mi avvicino a stringere quella sensazione, mi avvicino e mi fermo sul limitare di un totale dispiegamento. Oltre non è concesso a nessuno andare, oltre le colonne d’Ercole c’è l’infinito dramma del non ritorno, della vita senza un perchè.
Parlerò d’amore e quasi tutte le parole resteranno chiuse in gola e scuoterò la testa invocando l’unica che potrebbe dare loro la libertà di volare chiare nel cielo. E’ solo una questione di fede, come sempre: una scelta d’abbandono predestinato e fuor di logica. Dovrei credere che il filo sottilissimo possa ricomporsi. Che la frattura guarisca, senza segni, senza enfasi alcuna. Carezzo il velluto della poltrona con una lentezza golosa: ti rivedo al pianoforte e ti risento, suoni per me come allora ma dovrei credere che il filo sottilissimo si sia ricomposto. Carezzo il dorso dello schienale e in questa stanza non c’è nessun altro al di fuori di me e del mio ricordo vivo.

mercoledì 3 marzo 2021

DI VITA PROPRIA -

Mi domando talvolta se un blog possa vivere di vita propria. Le cose scritte restano per definizione ma crescono? E se è così dove vanno e qual’è il loro destino? Un amore o una sconfitta raccontati e centellinati dentro le parole battute su una tastiera, cristallizzati in una dimensione a parte che non è quella del divenire quotidiano, emozioni così, cosa diventano poi negli occhi e nella mente di chi legge magari a distanza di molto tempo?

lunedì 1 marzo 2021

IL DITO E LA LUNA -

Mi guardava di sottecchi, curiosa 
- Che fai con quel quaderno? 
- Scrivo al mio amico mamma 
- Ah…perché non gli parli? 
- Perché mi distraggo…si distrae 
- Sciocchezze (ma non ne era convinta), parlagli invece di passare ore intere chino su quel foglio. 
Parlagli Enzo, guardalo negli occhi mentre lo fai, vedi come muove le labbra...guardalo mentre vive, non restare chiuso dentro le parole che scrivi. Parlagli. Era Milano ed era il 1962 . Chiusi il quaderno ma ero convinto che scrivendo mi avrebbe capito e ascoltato, viceversa tutto sarebbe passato via in poco tempo. Avevo due desideri a dieci anni abbracciare il mondo e raccontarlo agli altri, le altre vennero subito dopo. Desideri che col tempo acquistarono il contorno di utopie da inseguire per una vita o abbandonare ad un più prosaico destino. Il desiderio occhieggia ancora di tanto in tanto fra le trame di una vita "trascorsa in un confronto impietoso tra l’utopia, gli impulsi e questo mondo che mi è toccato in sorte. La libertà, l’arte, la democrazia e la rappresentanza, la Storia e persino l’amore, tutto questo immenso e composito fardello di idee mi hanno da sempre attraversato in modo rivoluzionario, filtrato dalla cultura della mia maledetta generazione in bilico tra presente e passato. Autocit". Questo era invece Palermo 1992. 
Capire e farsi capire, scrivere infine credendo di comunicare meglio, aspettandosi un segnale dagli altri mondi: una linea diretta senza intermediari, senza tutor, avendone sulle spalle secoli, con ragioni piane e intuitive, fautrici di nuovi passaggi attraverso il confine dei nostri personali recinti. Non parlai a quel bambino allora, gli scrissi ma conosceva poco l’italiano, meno di me. Non credo lesse il foglio che gli passai sotto il banco. Non è vero che mi faccio capire ma la scrittura ovunque io l’abbia posata rappresenta ancora il luogo più vicino ai territori del mio spirito. Ma non basta, non basterà mai almeno per me: tra l'intuizione scritta nella mia mente e la sua apparenza sul foglio c'è chi legge! Tra il mio mondo e il suo messaggio esterno c'è il vostro. Non collimano mai. Gli equivoci legati a indole, culture ed esperienze diverse sono muraglie insuperabili. 
Ho creduto per un breve e felicissimo tempo che l'espressione scritta in rete fosse comunicazione in tempo reale, liberazione e dono. Tutto si è schiantato sulla moderazione dei commenti! Questa notte il vecchio sogno sembra ancora vivo, risuona come in quelle ore sulla punta del faro trascorse a lanciare il cuore oltre l'orizzonte. "C’è una splendida notte oggi sullo Ionio, un filtro di perla ad ammorbidire gli spigoli di un’esistenza: c’è la musica di De Andrè, sarà quella a portarmi fuori dalle secche di una notte infinita, sarà il pioniere, il dito che ti indicherà la mia luna, ti dirà le parole che io non so pronunciare e avrò la speranza che l’amore in assoluto ricomponga il dissidio di sempre e che scriverlo non sia stato inutile.Autoocit" Questa era Siracusa 2012. 
Autocitazioni, dubbi, speranze, vittorie e sconfitte... Scrittura. Adesso non c'è più tempo. Resta la lettura.

LA DIFFERENZA

A vent’anni non puoi trascorrere la tua vita appoggiato a un legno, hai bisogno d’altro senti lo stimolo di altre cose, c’è il sesso e il suo profumo… ci sono le donne, l’altra faccia del pianeta. A ventanni dimentichi e bruci in fretta. Per qualche strano motivo, in un primo periodo, anche le donne furono intrise dal gusto del politico e dell’impegno ideologico, ma fu una stagione breve e convulsa troppo lontana dalla mia indole e dalle mie aspettative.
Di fatto si era venuta a creare una situazione particolare, una specie di “ombrello” protettivo sotto cui riparare anche i sentimenti privati, un imprimatur laico senza il cui bollino le dinamiche sentimentali perdevano dignità. Una sciocchezza terribile e, come tale, rigettata da me in breve tempo. Ma il rigetto cominciò a segnare anche il mio distacco dalla routine dell’impegno politico e ideologico all’interno del movimento; quello che io credevo impossibile si ripresentava, sotto altre vesti, davanti ai miei occhi. Affermare e chiedere l’alternativa, l’autocritica, scelte diverse, democrazia e libertà di pensiero pian piano diventò solo un’affermazione “di merito” sciatta e senza vita. Insomma il fascismo di cui ci riempivamo la bocca nelle assemblee e nei cortei e la violenza che dicevamo di voler combattere noi l’applicammo in toto nel nostro modo di agire. Il segreto era non pensarci, non pensare e fare, nessuna riflessione fuori dagli schemi e, soprattutto, dalle sentinelle vigili accanto a noi, pronte a controllare e redarguire tuoi eventuali cedimenti. Nella Milano del 1970 io camminavo su un’asse di equilibrio sottilissima: al di qua e al di là non c’era nulla che io amassi veramente, nulla di cui potermi fidare ciecamente, c’ero solo io e la mia asse di equilibrio. Dei miei compagni di strada sta svanendo anche il nome: dalla primavera del 59 ad ora delle loro traiettorie è restata solo una scia indistinta Ne scrivo per questo, per fare la differenza. Ma allora e per un po’ di anni ancora io parlavo e basta, scrivere era solo un voto alto in pagella. Mia madre conservava i temi che facevo: li metteva in una cartelletta verde che nascondeva gelosamente. Le chiesi un giorno perchè lo facesse e mi rispose: “ Perchè ciò che si scrive è una persona, è il suo spirito”, poi mi baciò e tanto mi bastò. Per lungo tempo. Fu Tiziana dai capelli rossi a spiegarmi la differenza…e la sua spiegazione mi parve molto diversa da quella di mia madre e mi piacque di più. Oggi so che erano la medesima cosa…
Poca gente nella biblioteca d’istituto. Meglio, questa non sarà mai un’alcova però una stanza larga e quasi vuota è un buon palcoscenico. Oggi glielo dico, oggi o mai più. Chi se ne frega della ricerca di storia…è bellissima, la gonna a quadri chiusa da una enorme spilla d’oro e le sue gambe e il suo profumo leggermente speziato. Invade i miei sogni da mesi, non ho più una notte ristoratrice da quando la testa si è inceppata su di lei: quindi oggi glielo dico per non impazzire e non dichiararmi sconfitto davanti alle masturbazioni mentali e non. Ha già preso i testi e mi guarda, io sto fermo come un cretino a osservarla come un’opera d’arte.
– Enzo me la dai una mano a portare questi libroni sulla scrivania o devo fare tutto da sola?
– Eh…certo. Scusa.
Li prendo in fretta tutti, manco fossi un fusto da olimpiadi del sollevamento pesi…e cascano tutti fragorosamente a terra. Inevitabile, un classico che si ripete. Ma come faccio ad essere così?
-Madonna che casino…si sono rovinati?
– No, non mi sembra. Dai tiriamoli su e basta.
E’ mentre li posiamo sulla scrivania che sei troppo vicina per respirare, è adesso che ti prendo la mano e ti dico: “Tiziana ti amo”. La voce non sembra la mia eppure l’ho usata senza pensarci; è una voce da uomo che stona nel mio corpo da adolescente affannato. Ti giri, non parli. Mi guardi senza fretta. Qui niente e nessuno ha fretta. Mi guardi e io non riesco a smettere di bere i tuoi occhi… Era il primo anno di liceo classico quando una ragazza mi rivelò il mistero del parlare e dello scrivere: io le dissi ti amo, lei si avvicinò e si mise un po’ di sbieco affinché potessi ammirare la lunghezza delle sue ciglia e mi rispose: “Scrivilo, non dirmelo perché lo dimenticherai, scrivilo con un bacio.”
Ho parlato con migliaia di persone ed erano tutte chiacchiere importanti, l’unico ricordo che conservo di esse è un’eco lontana. Scrivo da quel pomeriggio in cui Enzo scrisse a Tiziana con un bacio lento e pieno d’aria che era innamorato di lei. Così Tiziana c’è ancora, con la gonna a quadri e lo spillone dorato e la camicia chiara sopra il seno ansimante. C’è perché ne ho scritto. Allora come adesso, scrivo per pesare di più sulla bilancia della vita o per continuare a crederlo. Ognuno di voi ha la sua ricetta e relativa posologia dentro la tastiera…miliardi di battiti e di baci, un firmamento di astri luminosi che contengono le nostre vite che continueranno a riflettere sulla terra anche quando i proprietari saranno volati via.