Passa ai contenuti principali

L'addestramento dei bambini a Gaza- dedicato a F. Albanese

Mentre a Gaza si studia il martirio e si gioca alla guerra, gli attivisti con la kefiah parlano di pace senza mai guardare in faccia la verità. Un’educazione che produce carne da cannone, non cittadini. 
GAZA CITY – Se nasci a Gaza, la tua giornata non comincia con “cosa vuoi fare da grande?”, ma con “chi devi odiare per primo?”. Non è retorica, è didattica applicata. Il nemico ha un nome scolpito sui banchi, una bandiera bandita dai libri di geografia e un destino già assegnato: distruggere Israele o morire provandoci. Questa è la vera lezione che Francesca Albanese, la madrina ONU degli attivisti pro-Palestina, finge di ignorare mentre distribuisce accuse di genocidio a Israele. Perché se solo sfogliasse i libri di testo delle scuole di Gaza, approvati dall’Autorità Palestinese e benedetti da Hamas, scoprirebbe che Israele non esiste nemmeno sulle mappe. Tutto è Palestina, dal Giordano al Mediterraneo. E tra una poesia che glorifica il martirio e una biografia di Dalal Mughrabi – quella che massacrò 38 civili israeliani – il bambino di Gaza impara che il sacrificio non è un rischio, è un onore. 
Dalla matematica alla ginnastica: si muore per esercizio, che si parli di storia o di educazione civica, il copione è lo stesso: la “Nakba” è il trauma fondativo, la vendetta è la terapia collettiva. Persino i problemi di matematica vengono usati per contare martiri anziché mele. E quando arriva l’ora di educazione fisica? Niente salto in alto o staffetta: si marcia con fucili giocattolo, si strisciano nei fossati, si prova l’assalto al “nemico” tra anelli di fuoco. I documenti ci sono
I rapporti dell’IMPACT-se, gli archivi di MEMRI, i video dei campi estivi di Hamas raccontano tutto questo senza bisogno di aggettivi. Solo che ai santoni del “Free Palestine” questa parte della storia non conviene raccontarla. 
La tv dei bambini: Topolino insegna a uccidere Su Al-Aqsa TV, l’emittente di Hamas, i bambini di Gaza hanno il loro “Sesame Street”. Si chiama Tomorrow’s Pioneers, ed è il varietà dell’odio: un Topolino palestinese insegna che l’ebreo è un porco, che il martirio è una promozione sociale, e che morire per la causa è l’unico diploma che conti davvero. Lo stesso pupazzo muore in onda, crivellato dagli israeliani: spettacolo educativo, versione Hamas. 
E la preghiera? Un rito per ricordare chi bisogna odiare Anche la preghiera, a scuola, non è solo un momento religioso. È il rito quotidiano per invocare la benedizione sui martiri, ripassare gli slogan e ricordare chi si deve odiare per primo. Intanto il controllo islamista verifica che le bambine siano già velate come si deve e che nessuno esca dal codice imposto. 
Per capire come funziona davvero l’educazione a Gaza, abbiamo ricostruito - sulla base di fonti internazionali e reportage - una giornata tipo sui banchi di scuola. Non un orario ufficiale, ma una sintesi che mostra quanto l’ideologia del martirio sia presente in ogni materia, ogni attività, ogni pausa. E Francesca Albanese? Niente, silenzio. Sugli insegnanti affiliati a Hamas, sull’indottrinamento, sulle mappe senza Israele, sulle divise militari per bambini di dieci anni... non una parola. Preferisce dire che tutto questo è “resistenza culturale”. Una scusa più fragile di un tunnel di Hamas. Gli attivisti che oggi sfilano nelle piazze europee con la kefiah ben piegata e i cartelli #FreePalestine dovrebbero dirlo chiaro: quale Palestina volete liberare? Quella che insegna ai bambini a vivere o quella che li prepara a morire? Nessuna pace senza scuole libere La verità è che la pace non si firma a tavolino. Si costruisce sui banchi di scuola. E finché a Gaza il curriculum ufficiale sarà una call to action per il jihad, finché la bandiera israeliana sarà un bersaglio e non una realtà da riconoscere, la parola pace rimarrà un gadget per ONG e attivisti in carriera. La vera tragedia è qui: Hamas non ha solo usato i civili come scudi umani. Ha usato i bambini come scudi mentali, educandoli all’odio prima ancora di insegnargli a leggere bene. E Albanese, tra un tweet e l’altro, dovrà prima o poi rispondere a questa domanda: come si costruisce la pace su una scuola che insegna a morire? 
Fonti: IMPACT-se Report on Palestinian Curriculum 2021 MEMRI TV Archive Times of Israel - Hamas Summer Camps UN Watch - UNRWA textbooks controversy .

Commenti

Post popolari in questo blog

Vincenzo

“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte."  Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica a...

Incapace

Non sono mai stato capace di indirizzare le mie forze, i miei istinti verso qualcosa di concreto, qualcosa che mi potesse salvare veramente dall'erosione esistenziale che già cominciava a sgretolarmi a 20 anni! Uno sciocco dalla sintassi esemplare! Un nullafacente dalla cultura esplosiva e dalla capacità fortissima di non tenere niente di solido tra le mani.

Domani

Io guardo il cielo sopra di me e voglio aspettare che questa sera smaltata e sensuale si spenga e mi lasci il tempo di capire e giudicare. La mia vita dorme nell’altra stanza, qui si sente solo il ronzio del ventilatore di raffreddamento del Pc. Silenzio, che meraviglia, così sembra tutto lontano. Anche la rabbia politica e quella esistenziale. E’ il senso della vita che mi sfugge o forse non la so raccontare? Domani mi impegnerò, domani quando questo silenzio imbarazzante sarà terminato.