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DUE STATI

Tutti dicono di volere la pace. Tutti ripetono “due popoli, due Stati” come un mantra diplomatico. Ma se guardi i fatti – non le conferenze stampa – solo una parte ha davvero detto sì. Israele ha accettato la soluzione a due Stati più volte, nero su bianco. Dall’altra parte? Solo rifiuti, silenzi e fughe. 
Chiunque conosca la storia lo sa: il vero ostacolo non è Netanyahu. È il “no” sistemico palestinese. Le occasioni mancate (tutte per colpa loro) 1947 – Piano di Partizione ONU – Israele accetta. – Il mondo arabo rifiuta. – Scoppia la guerra. 2000 – Camp David – Israele offre quasi tutta la Cisgiordania, Gerusalemme Est, smantellamento insediamenti. – Arafat dice no. Nessuna controproposta. 2008 – Piano Olmert – 93% della Cisgiordania, compensazioni territoriali, spartizione di Gerusalemme. – Abu Mazen non firma. 2014 – Piano Kerry – Netanyahu accetta trattative dirette. – I palestinesi si alzano e se ne vanno. Ogni volta che la pace era lì, pronta, c’è stato un solo rifiuto costante: quello palestinese. E non per difendere la dignità. Ma per non perdere il potere. L’ambiguità è una strategia 
I leader palestinesi recitano due copioni: – Ai diplomatici: “Vogliamo due Stati” – Ai bambini: “Dal fiume al mare” – Ai media: “Resistenza” – Alla folla: “Martirio” È una trappola semantica. Parlano di pace mentre sognano una vittoria totale. Il “ritorno” di milioni di profughi non è un gesto umanitario: è una bomba demografica per cancellare Israele dall’interno. Due Stati? No. Due fasi per arrivare a uno solo. Chi governa davvero? – Hamas: controlla Gaza con pugno islamista. Lo statuto dice chiaramente: “Liberare tutta la Palestina”. Nessun due Stati. Nessun compromesso. – Fatah / Autorità Palestinese: – Non governa Gaza. – Il mandato di Abu Mazen è scaduto dal 2009. – Nessuna elezione. Nessuna legittimità. Nessuna roadmap. 
Con chi dovremmo trattare, esattamente? Israele ha fatto errori, sì. Ma ha anche: – Accettato tutte le proposte USA – Ritirato l’esercito da Gaza (2005) – Offerto negoziati anche sotto razzi e attentati E ha chiesto solo una cosa: “Riconosceteci come Stato ebraico. Rinunciate alla guerra. Parliamo.” La risposta? No. O peggio: il silenzio. La pace è un pericolo per chi vive di guerra Per Hamas, il conflitto è la linfa: – Potere – Fondi – Legittimazione come “resistenza” Per l’Autorità Palestinese, la tensione è comoda: – Niente elezioni – Niente riforme – Solo aiuti da incassare e potere da conservare In questo sistema la pace non conviene a nessuno. Perché la guerra paga. Non è Israele a bloccare la pace. È chi non ha mai accettato che gli ebrei potessero avere una patria. Finché non verrà riconosciuto il diritto all’esistenza sovrana dello Stato ebraico, parlare di “due Stati” è una farsa da salotto europeo. La pace esiste già – dove c’è riconoscimento reciproco. Tutto il resto è rumore, propaganda, e un’enorme paura: quella di dover rinunciare alla guerra come mestiere.

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