venerdì 30 agosto 2019

NON E' VERO

Non è vero che mi faccio capire e, allo stesso modo, ciò che scrivo non mi rappresenta quanto io vorrei. Il blog è comunque il confine più vicino ai territori del mio spirito, da lì in poi devi inventarti pioniere. Tutta la mia vita, quella che conta, l’ho trascorsa in un confronto impietoso tra i miei sogni, i miei impulsi e il mondo che m’era toccato di vivere; dopo i 16 anni sono saltato su così tanti campi minati che oggi dovrei essere solo uno storpio, un povero corpo mutilato da ferite non più ricomponibili. La libertà, la democrazia, l’amore e la rappresentanza, la società e perfino la storia, tutto questo enorme e composito fardello di idee non sono mai entrate dentro di me in modo naturale e piano: ogni anelito è stato sempre filtrato dalla cultura della mia generazione e dalla musica che ne era la più diretta emanazione. E ciò non l’ho mai compiutamente digerito! 
Non c’è un concetto più avversato da quelli che nel ’68 avevano 16-18 anni di quello di un tutor, dello stronzo di turno che ti dice cosa e come. E non c’è stata una generazione che, invece, ne avrebbe avuto più bisogno, seduta al limitare fra mondi completamente diversi, divisi da spaccature micidiali, lontani per sempre su tutto. Io non amavo, bevevo letteralmente i testi e il suono delle chitarre dei gruppi rock che stavano “devastando” il panorama musicale di quegli anni: lì c’era ciò che volevo o credevo di volere o, meglio, ciò che qualcuno mi aveva fatto credere io volessi. Altri tutor insomma ma più subdoli perché immensamente amati. Questa è la storia della mia vita: guardare la luna indicata dal dito…e prendere sempre una sberla come se fossi ugualmente un’idiota. Pare che non sia possibile vivere, pensare, amare senza l’ausilio indispensabile di una qualche droga, di un aiuto sintetico che ti apra la mente su orizzonti nuovi e validi. Pare che non sia attuabile alcun valido intervento sulla realtà umana e sociale senza scannare qualcuno o sacrificarlo sull’altare di interessi più alti e nobili. Annuivamo nel ’70, continuiamo a farlo oggi. Io sono un uomo sfinito dalla schizofrenia di un’esistenza accompagnata da gente che artisticamente amavo e politicamente e ideologicamente invece non digerivo. So perfettamente che non ricucirò lo scollamento, non certo in questa vita e il senso d’impotenza mi sta uccidendo lentamente e poi sono solo, giustamente e lucidamente solo. C’è una luce particolare oggi sullo jonio, un filtro di perla per ammorbidire gli spigoli dei miei umori confusi. Anche ora la musica di uno degli artisti che ho amato di più mi porterà fuori dalle secche di questa sera infinita, sarà il dito che ti indicherà la mia luna, ti dirà le parole che io non so pronunciare e avrò la speranza che l’amore in assoluto ricomponga il dissidio di sempre e che scriverlo non sia stato inutile. De Andrè ha già iniziato a raccontare del chimico che conosceva la legge che permetteva agli elementi di convivere senza scoppiare e ancora una volta chinerò la testa per ringraziarlo d’avermi fatto guardare oltre.

OCCIDENTALE

Occidentale. Stanco di scrivere al vento e di far finta di condividere. Ucciso dalla inutilità di aver studiato e letto per decenni, di aver confrontato fonti diverse. Di aver amato il silenzio dopo la chiusura di un libro. 
Occidentale del Sud, più vicino alla Grecia che a Berlino conosciute bene entrambi. Da Lampedusa ho lasciato sul confine del mare una lunghissima carezza, l’ultima che mi ricordi di me e di te amore mio. Stanco e guardo a oriente dove sorge ogni giorno la speranza. Occidentale.

venerdì 16 agosto 2019

RICCIOLE

Linosa, è una delle isole Pelagie (5,43 km2, circa 420 ab.) 20 miglia a NE di Lampedusa. Quasi equidistante dalla costa siciliana e da quella africana (79 miglia ca.)

Agosto 1986- Bene, sto bene ma non lo trovo. Ho tirato fuori dal borsone tutto il suo contenuto ma non c’è: e questo è veramente incredibile perché stamattina alle 10 c’era…pronto all’uso. Angela, deve essere stata lei a prenderlo per dispetto, si sarà rotta definitivamente le scatole delle mie “pescate” quotidiane, mattina e pomeriggio, la sera no, ci mancherebbe che abbia un ruolo inferiore a quello di una cernia.
– Eh? Che ne dici? Sai cos’è? Uno scorfano di quasi 800 grammi, guarda che meraviglia. L’ho beccato in un anfratto di roccia a meno di 5 metri, era perfettamente mimetizzato ma non mi ha fregato, sono…
 – Devo cucinarlo? – lo guarda con indifferenza – oppure lo fai essiccare e lo esponi in bacheca?
Mi fa incazzare da morire e lo sa, un po’ però ha ragione: la porto in un posto dove la temperatura media è 37 gradi e la profondità media entro i 50 metri da riva è 10 metri, lei nuota maluccio e non distingue un sarago da una spigola
– Angelina, dai, in fondo t’ho lasciata sola meno di 2 ore; eri lì bella tranquilla a prendere il sole…secondo me non te ne sei manco accorta che mi ero buttato un po’ in acqua.
– Enzo smettila! Ma che cosa hai nella testa? Mi pianti su uno scoglio a carbonizzarmi per ore e poi pensi che io stia qui in adorazione davanti a questi poveri pesci morti, intenta ad ascoltare la storia della loro ex vita! Sei uno stronzo e del tuo scorfano non mi frega niente!
E’ bellissima. Il seno le si muove per il respiro acceso, mi avvicino e lei mi pianta in faccia gli occhi neri e pieni di brace. Che devo dirvi, il profumo della crema solare mista a quella della pelle ha ucciso qualsiasi intenzione di dialogo e ha dato il via ad altre intenzioni; me la porto vicino, sono un pezzo d’acciaio. Lo scorfano è caduto a terra. Anche adesso che ci sto pensando mi sento eccitato: guardo l’ora, le 17, bene, il mare ha una specie di fremito leggero e l’odore della salsedine mi fa sentire vivo. Bene, sto bene ma il mio arbalete da 1 metro e 80 a fiocina singola con elastici in caucciù da 150 mm è sparito. Al suo posto mi è rimasto un ridicolo ministen ad aria compressa da tana (quello dello scorfano, per intenderci). Va bene, poi ne parliamo, adesso calma e piano d’immersione: ho si e no 1 ora e mezzo di tempo perché stasera passeggiata al chiaro di luna e…replica dell’intermezzo delle ore 13, un fuciletto da Pierino e il lupo e i fondali più stupidi di Linosa davanti. Però 40 metri a sinistra dopo la punta c’è un gruppo di grossi massi poggiati sul fondo a circa 15 metri: l’altro ieri mentre sguazzavo con Angela ho dato un’occhiata con la maschera dalla superficie e qualche ombra scura l’ho vista muoversi. Cerniotti di 1 o 2 chili probabilmente o, forse, ombrine; ma qui è un paradiso, una specie d’acquario con libera entrata, mal che vada prima di uscire sparo al primo polipo che vedo.
L’acqua mi abbraccia allegra come sempre ed io galleggio a malapena perché mi sono zavorrato negativo per scendere più in fretta. Mi guardo attorno: la linea dell’orizzonte davanti e l’orlo nero della costa dietro. Respiro a fondo è tutto a posto: mare fammi entrare e concedimi i tuoi favori…testa sott’acqua. Pinneggio piano verso la punta mentre scandisco il tempo col mio respiro attraverso il boccaglio. Un piccolo branco di salpe fugge spaventato al mio passaggio, cambiano colore a seconda della luce che colpisce il loro corpo, prima argentee poi diventano evidenti le righe verdi longitudinali…ma sono già lontane. Provo a scendere qualche metro ed è tutto un fuggi fuggi generale di pesciolini colorati, solo i tordi s’infrattano fra le alghe sperando di non esser visti ma i tordi sono i pesci più stupidi del mondo e hanno una carne scipita e molliccia. Ecco i grossi massi, l’acqua è di cristallo, come se non ci fosse niente fra me e questo mondo incantato: sto bene, in acqua sono sempre stato bene fin da bambino, all’acqua ho raccontato i miei segreti e lei mi ha risposto con trasporto e suadente magia. Un’amante perfetta. Pinneggio piano, non voglio far rumore: non si vede niente, niente di interessante…ma non significa che ci sia il vuoto. A Linosa, figuriamoci. Respiro profondamente, varie volte, mi rimpinzo i polmoni d’aria. Non penso a nulla. Capriola e comincio a scendere. 4 metri, compenso. Non si vede niente, fondali vuoti. 7 metri, ora i 2 massi sono bene in vista. Compenso 12 metri, compenso. Sono più profondi di quanto immaginassi e abitati però. Ben abitati, uno due, tre cerniotti passeggiano placidi accanto alla base del primo masso. Non devo perdere tempo e concentrazione, un paio di spinte e sono a meno 15, la temperatura adesso comincia a farsi sentire nonostante la muta. C’è un cerniotto separato dagli altri, piccolo, non più di 3 chili e completamente scemo perché adesso si è messo a candela e mi guarda curioso mentre filo veloce verso di lui. Fanno così se non hanno mai visto un uomo in acqua, credo che fra un paio di secondi non vedrà mai più niente. 18 metri, tolgo la sicura e muovo lentamente il braccio, non posso sbagliare, non a questa profondità.
Vengono fuori dal nulla, dal blu profondo, inaspettate come il senso dell’universo dentro la luna una sera d’estate. Non le ho sentite: un branco di enormi ricciole, pelagici d’alto mare, un centinaio di siluri d’argento con una riga gialla sulla parte alta del dorso. Sono bellezza e forza allo stato puro, un punto esclamativo ficcato dentro il mio cervello. Io sono lì, una virgola sospesa a mezz’acqua con una stupida appendice in mano, vergognoso come un ladro. Mi girano attorno coi grandi occhi lucenti ma non mi guardano; sento l’acqua che spostano, sono esemplari che superano i 30 chili. Un giro, due giri, un colpo di coda sincrono e…non ci sono più. E’ il diaframma che batte in alto a riportarmi a me stesso: da quanto sono sotto? Meglio non chiederselo è tempo perso e io non posso perderne più: sgancio i pesi dalla cintura e volo verso la superficie come un razzo, in apnea si può e arrivo all’aria in un orgasmo di ossigeno. Mi calmo lentamente e già è quasi sera: Angelina ha ragione non mi accorgo del tempo quando sono laggiù. Stasera le dirò che l’amo e ci sarà una luna che poi scomparirà per lasciare spazio a un oceano di stelle; il profumo del timo e del ginepro si fonderà con la sua pelle di donna e sarà bella e misteriosa come il mare scuro che ci circonda ovunque. Non faremo all’amore perché sarò troppo emozionato ma lei se ne accorgerà da un piccolo tremore mentre la bacio; mi spingerà il viso verso l’alto e mi chiederà… E io glielo dirò che ho incontrato il mare e finalmente lei tutta presa mi dirà: racconta.

lunedì 12 agosto 2019

L'OMBRA -

Per episodi più o meno lunghi l’ombra che sempre proiettate sul mio intelletto acquista una corporeità vera; mi aiuta a giocare anche con la mia esistenza qui, a scambiarla nel mio immaginario con le mie parole e con le idee che sento aleggiare in modo palese in questa dimensione virtuale.
Non c’è un’altra conoscenza che io desideri di voi, è un equilibrio sottilissimo e mi bastate fatti di parole e pensieri. Ma QUI e solo qui, fuori c’è la guerra e forse Enzo è già partito lasciando dietro di sè una tenue scia di sogni interrotti. Questo blog non cambia le carte in tavola le dispone solo in modo diverso perchè a me sembra di non aver più nulla da dire.

giovedì 8 agosto 2019

LA LUNGA FERITA AZZURRA -

Scendendo da Provenzana verso Linguaglossa, attraverso la pineta, mi sono immaginato lo Stretto e mi sono sentito in un film: tutto mi è sembrato lontanissimo, l’Italia, la Repubblica e la sua politica, Renzi, Grillo e gli altri. La lunga ferita azzurra che ci rende isola si snoda davanti agli occhi: poco meno di tre chilometri bastano a fare di un luogo un mondo a parte. La Sicilia scivola di fianco lungo i fianchi tondi e burrosi di una Calabria che è Sud pieno e dimenticato: una sala d’attesa infinita come il tempo necessario talvolta ad attraversare lo stretto. Mi sono sempre domandato se cè soluzione di continuità fra le due sorelle: c’è e lo senti nell’aria. Quella d’Aspromonte è antica e lontana, l’altra diluisce i pensieri nell’eventualità di un incontro finale.

mercoledì 7 agosto 2019

Assiomi imperfetti

Sarebbe necessario avere un’idea precisa del termine “Nazione”, del suo significato culturale in senso lato, storico, culturale e religioso: in rete pare ce l’abbiano in pochi e si gioca pericolosamente con tale ignoranza. Si gioca in modo scorretto. L’assioma secondo il quale non si debbano impedire migrazioni di entità simili a quelle degli ultimi anni ma anzi le si debba favorire è PURA FOLLIA. Non ha alcun senso a meno che non si stia perseguendo una precisa strategia mirante a una nuova pulizia etnica applicata col metodo della sostituzione progressiva di una popolazione sull’altra, di una eradicazione dei principi economici culturali di certi popoli a favore di altri. Io non sono d’accordo e lo affermo in modo netto: l’islam non mi piace e non lo voglio tra i piedi. Questa affermazione, è grave me ne rendo conto, ma come si fa a separare una fede come quella nell’islam dalle sue conseguenze civili e sociali? E’ possibile sorvolare allegramente sulla realtà concreta di una società islamica come si vede chiaramente in tutte le realtà in cui questa religione domina il panorama umano? E’ lecito negare che tutti i paesi islamici sono teocratici? Come posso da occidentale dimenticare la storia del mio continente, lo spirito culturale, religioso, politico di questo ultimo millennio, posso far finta che S. Francesco, Giotto, Michelangelo, Lutero, Voltaire, i roghi…mio padre e mia madre svaniscano perchè ci sono altre realtà più importanti e nuove? Rimescolare le carte in ossequio a tendenze e ideologie imposte da una pseudo cultura da web pilotate da un europeismo a senso unico non fa per me. Non mi piacciono coloro che dopo decenni di lotta per la laicità dello stato e dei cittadini, dopo prese di posizione durissime nei confronti del Vaticano e della idea cristiana di società, dopo anni di scrittura sulla liberazione femminile, non alzano un dito, non scrivono un rigo non cantano una canzone contro il mondo islamico ma invece scrivono in rete felici e beati del suicidio intellettuale verso cui stanno precipitando. O sono pazzi o sono ipocriti: li disprezzo in entrambi i casi. Guardate per un attimo le coste dell’Africa settentrionale e della Turchia, osservate la posizione geografica di Grecia, Italia, Sicilia, Spagna, analizzate gli itinerari e i confini nazionali e pensate a chi vive dentro di essi. Questa è l’unica e seria cosa da fare prima di sparare giudizi etici e affrettati sui fatti degli ultimi dieci anni nel Mediterraneo; l’islam e non solo la sua povertà endemica si sta diffondendo a macchia d’olio sul vecchio continente. 
A chi giova? Al mondo femminile senz’altro no: qualcuno mi spieghi allora come mai è soprattutto il mondo femminile a appoggiare una simile causa. Le donne di cultura, con buone letture alle spalle, con una vita di sacrifici spesso misconosciuti, con un’idea chiara e forte della propria identità sociale e culturale NON PRONUNCIANO UNA SILLABA CHE SIA UNA contro lo scempio legalizzato che l’islam pratica sul mondo femminile! Una parola care blogger dei miei stivali su atti sociali che da noi si chiamano stupro, pedofilia, schiavitù etc etc e sui quali voi invece siete disposte a leggiadre giravolte pur di dimostrare che sì va bene così e bisogna comprendere. La cosa sconvolgente è la reazione che avete appena qualcuno/a ve lo fa notare: scandalo e acredine a gogò, puzza sotto il naso e ironia a un tanto al chilo. Tenetevi stretta questa idea, resto della mia e non intendo favorire in alcun modo la trasfusione di quel mondo nel mio per vederlo sparire entro i prossimi trentanni.

sabato 3 agosto 2019

ADDIO SARA


Sara il nulla ci assedia
Intimorisce i contorni del ricordo
Contesta il silenzio che solo potrebbe
conservarci.
Ma volte l’assoluto ha un peso
scrissi.
E tu eri già lì
da sempre assieme all’inspiegabile
malinconia cui il vivere così
ci condanna.
Sull’orlo di un diverso destino
era il segno di uno sguardo
che adesso qui si assiepa assieme
alle parole indistinte.
Cercarti non giova.
Sorprendermi restituisce il giusto peso
alle stelle e ai pensieri ogni giorno più
distanti.