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IL TRIBUNALE DI DIO -


Noi siamo dentro la sofferenza e la bellezza del mondo…ma c’è un’umanità che non la vede. C’è sempre qualcuno che ci porta nuovamente davanti al tribunale dell’uomo spacciandolo per quello di Dio: e ci interroga e, mentre lo fa, noi siamo già condannati. Non siamo cristiani, non lo siamo quasi più, nascondercelo serve solo ad aggravare la situazione: ciò che un tempo era fede, tutta fede, ora è relativismo. Oggi guardiamo con un certo sussiego alla grezza idea di società che ci ha preceduto qui, siamo certi di non aver più nulla che fare con l’assolutismo fanatico e arrogante dei nostri predecessori…il bagliore dei roghi e i banchi della santa Inquisizione sono incubi del passato. In Occidente sta avvenendo una metamorfosi inquietante: ci siamo scansati e defilati. Non diciamo più da dove e verso quale direzione, non guardiamo più il cielo temendo forse di incontrarvi il Vero Padrone di casa. Lasciamo spazio sia fisico che intellettuale, così il male non avrà mai più un’occasione facile come questa per vincere in scioltezza perché stiamo per nominarlo candidato al Nobel per la pace.

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Vincenzo

“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte."  Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica a...

Domani

Io guardo il cielo sopra di me e voglio aspettare che questa sera smaltata e sensuale si spenga e mi lasci il tempo di capire e giudicare. La mia vita dorme nell’altra stanza, qui si sente solo il ronzio del ventilatore di raffreddamento del Pc. Silenzio, che meraviglia, così sembra tutto lontano. Anche la rabbia politica e quella esistenziale. E’ il senso della vita che mi sfugge o forse non la so raccontare? Domani mi impegnerò, domani quando questo silenzio imbarazzante sarà terminato.

ROMANTICI -

Ci infrangiamo sulle parole, sui loro spigoli lasciamo i resti di innumerevoli naufragi. Navighiamo attorno ad un concetto antico, vorrei dire obsoleto, ma bene o male viene sempre fuori una parola, quella parola che tenta di raffigurare la tempesta e la passione, l’istinto del silenzio dopo una danza vorticosa, il senso di un’infinita rincorsa: romantico, romanticismo. Sono romantico? Siete romantici? Cosa siamo quando ci denudiamo e, in segreto, malediciamo il pudore di abbracciare il nostro cuore con la mente? Una nota può raggiungere il cielo anche se lo strumento sta nel fango e un essere umano ha il diritto di crederci almeno una volta nella vita. Scrivo con la percezione che non tutto vien fatto per nobili ideali ma non tutto nasce imbrattato dalla parte peggiore di noi… A volte torniamo ad essere bellissimi.