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OLTRE LO STRETTO -

Mio padre faceva arancini deliziosi, secondo tradizione classica e ci volevano almeno due giorni. Poi si invitavano gli amici e si mangiava in compagnia. Qualcuno dopo un po’ si appartava in solitudine con l’arancina (femminile a Palermo!) in mano e guardava il mare davanti con gli occhi a fessura. I siciliani sono isolani in primis, non è un pregio e nemmeno un difetto, è uno stato d’animo condito da secoli di contatti con il mondo circostante portato dal mare. I siciliani sono orgogliosi ma spreconi…hanno avuto così tanto. Sono pigri a volte, vorrebbero che l’intuito cancellasse tutto, distanze, miserie errori, però sanno scrivere un italiano perfetto pur pensando in dialetto. I siciliani sono italiani nel midollo, chi fa finta di non capirlo dovrebbe mangiare un’arancina cucinata lege artis e finire poi con un cannolo con la frutta candita, è come mangiare una chiesa barocca! Siamo così complessi. In Sicilia c’è solo il presente, il futuro non è contemplato nemmeno nel dialetto ma uno sguardo verso il cielo non manca mai basta pensare all’Etna. Camilleri ha raccontato la sua e la mia terra senza difficoltà perchè partiva dalle piccole cose, dai particolari, dalle inezie che sono il sale della vita e dall’eros che senti sulla pelle nelle sere d’estate quando il cielo assume quel colore blu-viola che esiste solo sotto certe latitudini. Salutiamo.

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Vincenzo

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