La questione clandestini sul territorio nazionale è gestita in modo vergognoso, direi senza senso ne umano ne politico; la clandestinità è un reato ovunque e i confini nazionali esistono ovunque perché le nazioni esistono su tutto il pianeta qualunque sia il loro regime politico. In nessun luogo al mondo l’arrivo in massa di esseri umani con abitudini e culture diverse ha prodotto SOLO effetti positivi, la storia ce lo dice a chiare lettere e ci dice anche che solo un’integrazione pulita con il vecchio tessuto sociale in cui ti presenti può essere accettata. Il contrario produce devastazioni terribili. Non si è mai visto che una civiltà debba sparire autoconsegnandosi ( è questa la vera fondamentale differenza di cui nessuno parla) ad un’altra che la invade con arroganza. I termini della questione sono ben diversi, i valori dell’Europa millenaria non sono inferiori a quelli delle foreste o dei deserti africani, non si capisce il senso di chi afferma il contrario. Inoltre l'azione delle ONG è palesemente una versione moderna delle navi negriere fine XVIII secolo e non capisco secondo quale criterio si possa favorire una immigrazione incontrollata in un paese che ha enormi problemi economici, sociali ed etici. Una follia ipocrita e letale spacciata per solidarietà umana, la stessa con cui riempire di nuovi schiavi le bidonville e le baraccopoli del nostro territorio, campi di concentramento per schiavi sotto l'occhio indifferente delle Prefetture! Lo schiavismo dei caporali, la lotta tra poveri e il loro sfruttamento deriva direttamente dalla politica immigrazionistica dei governi precedenti a questo. Non c'è nessuna integrazione perché la gran parte di uomini che arriva qui non ha alcun interesse a conoscere e accettare e rispettare l'Italia come è stata e come è.
“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte." Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica a...

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