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5 secoli di massacri arabi contro gli ebrei

Prima dei confini, prima di Israele, prima di ogni pretesto: l’odio arabo contro gli ebrei nasce secoli fa e ancora oggi si traveste da resistenza. E in Occidente, le piazze e i salotti lo coprono con menzogne, omissioni e slogan da quattro soldi. 
Quando si parla di Israele e Palestina, la storia parte sempre dal 1948. Anzi, per qualcuno comincia direttamente dal 7 ottobre 2023, con il massacro di Hamas che ha fatto oltre 1.200 vittime israeliane in un solo giorno. Tutto quello che è accaduto prima viene sistematicamente cancellato, come se il conflitto fosse nato con la fondazione dello Stato ebraico e con la cosiddetta "Nakba". 
Ma la verità storica racconta altro. Racconta di cinque secoli di massacri arabi contro gli ebrei in Terra d’Israele, quando di Israele non esisteva nemmeno il nome, quando il sionismo era ancora un’idea lontana, quando l’unica realtà era un popolo ebraico minoritario e perseguitato, che cercava di sopravvivere nella terra dei propri padri. 
1517: Hebron e Safed, la prima carneficina dimenticata Il primo massacro documentato risale al 1517, anno della conquista ottomana. Gli ebrei di Hebron e Safed furono massacrati da soldati ottomani e popolazioni arabe locali. Le sinagoghe bruciate, le case saccheggiate, le donne violentate. Non c'era alcun “progetto coloniale” o “occupazione”: solo una minoranza ebraica storica, eliminata nel silenzio della Storia. 
1660: Safed e Tiberiade, la violenza dei drusi e degli arabi Passano quasi 150 anni, e la violenza si ripete. Nel 1660, una nuova ondata di devastazioni: le comunità ebraiche di Safed e Tiberiade, fiorenti centri di studio e religione, vengono distrutte da bande arabe e druse. Le città ebraiche della Galilea vengono annientate senza pietà. 1834: la rivolta araba e il massacro di Safed Il 1834 segna un’altra tappa di sangue. Durante la rivolta araba contro la dominazione egiziana, gli ebrei di Safed diventano ancora una volta il bersaglio facile. Le cronache raccontano di quartieri ebraici messi a ferro e fuoco, di donne violentate e di uomini sgozzati davanti alle famiglie. Nessun europeo, nessun "colono": solo ebrei autoctoni, che da sempre abitavano quella terra. 
1929: Hebron, la Shoah prima della Shoah Il 1929 è una ferita che ancora sanguina. A Hebron, 67 ebrei vengono massacrati con una ferocia da Medioevo: pugnalati, torturati, mutilati. La polizia britannica arrivò troppo tardi, e l'antica comunità ebraica — presente lì da secoli — fu annientata. I sopravvissuti furono salvati dagli inglesi, non certo dai vicini arabi. Quello stesso anno, a Safed, un'altra strage: decine di ebrei massacrati, case e botteghe distrutte. Nessuna rivolta politica: solo odio etnico e religioso. 
1936-1939: la Grande Rivolta Araba, pogrom sistematico Tra il 1936 e il 1939, la cosiddetta Grande Rivolta Araba non fu una lotta di liberazione. Fu un pogrom nazionale: Convogli ebraici assaltati Insediamenti agricoli dati alle fiamme Civili massacrati a colpi di fucile o bastone Centinaia di ebrei vennero uccisi, mentre il Mandato Britannico cercava invano di contenere la violenza. La storia che le piazze vogliono cancellare Tutto questo accade molto prima della nascita di Israele, molto prima della guerra del '48, molto prima della “Nakba”. 
E allora la domanda è inevitabile: Chi erano gli oppressi? Chi i carnefici? Non si può più fingere che il conflitto sia nato da una "colonizzazione". Non si può ignorare che il sangue ebraico è stato versato per secoli prima che il primo kibbutz venisse fondato, prima che la prima dichiarazione sionista venisse pronunciata. Chi oggi si presenta in piazza con la kefiah, chi urla al “genocidio”, chi brandisce slogan anti-sionisti, sta riscrivendo la storia. Sta cancellando secoli di persecuzioni per fare spazio a una narrazione costruita: Israele come carnefice, il mondo arabo come eterna vittima. 
Ma la storia vera resta lì, incisa nelle lapidi dimenticate di Hebron, Safed, Tiberiade. Chi la nega, prepara il terreno per il prossimo massacro.

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