Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da ottobre, 2025

L'ODIO IN GIACCA E CRAVATTA

Non gridavano “morte agli ebrei”. Firmavano decreti. Non imbracciavano fucili. Compilavano elenchi. Erano medici, giudici, maestri. Gente normale, gente educata. Gente colpevole. Nessun filtro. Nessuna pietà. Come i peggiori crimini contro gli ebrei sono stati firmati da chi sembrava innocuo. Ben pettinati. Ben truccati. Beneducati. Il volto del male, a volte, indossa un doppiopetto. Non urla, non impreca, non spara. Ma firma. Firma decreti, protocolli, ordinanze. Chiude scuole. Espelle bambini. Compila liste. E nel frattempo ti guarda negli occhi, e ti dice: “È per il bene comune.” Il genocidio comincia sempre con un tono pacato Le grandi persecuzioni non iniziano con le camere a gas. Iniziano con il vicino che ti sorride mentre denuncia tuo padre. Con la segretaria dell’ufficio comunale che ti cancella dai registri scolastici. Con il preside che ti consegna la pagella e ti dice: “Non puoi più tornare”. È così che è cominciato. È così che hanno fatto fuori gli ebrei. Con garbo. 1492...

essere o non essere

Che io ci sia, risponda, non mi fa più vivo, mi fa solo più social: esisto ancora seppure in modo diverso e quando non ci sarò più se la scrittura è ancora fruibile qualcosa di me sarà restato. Con o senza interloquio la mia esistenza avrà un senso nonostante tutto. Io ci credo fermamente, è il motivo per cui al tramonto della mia vita sto lasciando visibili tutti i miei testi su TUTTI i miei blog: questa risposta vale per chiunque passi da qui e legga. Se in questi anni a seguito dei miei post ci fosse stato un vero interloquio, commenti che mi avessero dato l’opportunità di sviluppare un discorso più ampio centrato sullo scritto allora sarei rimasto, avrei avuto uno stimolo in più. Ma così il discorso è da ritenersi chiuso. La scrittura resta, i mei sogni restano, la mia vita non muta per i desideri superficiali di altri, Enzo è vivo nel suo intelletto e nelle cose che scrive. Che sia letto, accettato, conta meno. Lasciare una traccia di me era importante. L’unicità è un grande preg...

Webrunner-

Più di 20 anni in rete e centinaia di post, altrettanti incontri e molte questioni irrisolte: questa è stata finora la mia vita qui. Mi ha deluso e mi avete deluso! Poca vera comunicazione, paletti ovunque, equivoci a gogò. Pretendo troppo? Non credo, volevo solo un minimo di educazione se poi ci fosse anche cultura sarebbe perfetto. Questo è un blog "finito" e in se concluso, i testi sono tutti programmati, molti di essi risalgono a decenni fa in era pre-web: ho scelto un vecchio e amatissimo template, centinaia di immagini ed ho provato a giocare seriamente come molto tempo fa. Questo spazio è solo una traccia del mio passaggio nell'ambiente virtuale, non chiede nulla e nulla cerca. 

Fratelli solo a parole

Libano, Siria, Giordania: i rifugiati palestinesi vivono da decenni ai margini, esclusi da diritti, lavoro e cittadinanza. Eppure gli stessi Paesi che li discriminano accusano Israele di apartheid. Da oltre 75 anni i rifugiati palestinesi sono i fantasmi del mondo arabo: invisibili nei diritti, segregati nei campi, evocati solo quando servono a puntare il dito contro Israele. È la grande ipocrisia della regione: mentre a Gaza si urla al "genocidio", in Libano, Siria e Giordania, la popolazione palestinese è trattata come un corpo estraneo, utile solo per la propaganda. Eppure, nei talk show e alle Nazioni Unite, quei Paesi arabi che li umiliano si dichiarano ancora "fratelli" del popolo palestinese.  Ma i numeri e i documenti raccontano una storia diversa : quella di intere generazioni senza cittadinanza, senza diritti politici, senza futuro.  Libano: la segregazione legalizzata In Libano vivono circa 210.000 palestinesi, secondo i dati ufficiali dell’UNRWA. Una ci...

IL VERO POTERE

C’è un pezzo d’Italia che non si elegge nelle urne, non si vota nei parlamenti, non passa mai dalle piazze. Vive altrove: nelle università e negli studi televisivi. È lì che, tra gli anni ’90 e i primi 2000, la sinistra italiana ha esercitato il suo vero potere: non nel Governo, ma nel plasmare il discorso pubblico. Una macchina lenta, metodica, invisibile ai più. Ma oggi, guardando indietro, i tasselli si compongono: cattedre universitarie distribuite come bottino, palinsesti televisivi lottizzati con chirurgia politica, concorsi e nomine che hanno garantito per decenni una filiera ideologica rossa. L’università come roccaforte I governi di centrosinistra – Prodi nel 1996, D’Alema nel 1998, Amato nel 2000 – non hanno inventato i baroni universitari. Ma hanno saputo usare i baronati come strumento politico. Le facoltà di filosofia, sociologia, scienze politiche, storia contemporanea erano già il cuore pulsante della sinistra accademica. Negli anni a cavallo del 2000 diventano fortezze ...

Il pensiero visibile

Perduto nell'oceano immenso della rete. Senza coordinate conosciute nessuno entrerà mai qui. Il blog resterà sconosciuto per sempre a meno che io non faccia il gesto abituale di commentare da voi: facciamo tutti così, commento quindi esisto, ma io esisto anche senza commenti! Se non commento non saprete mai della mia esistenza e se non lo faccio con continuità nessuno di voi tornerà mai più qui da me! Tra un certo numero di anni forse la situazione cambierà: i testi potranno scorrere liberi, sarebbe così bello e liberatorio. Ma sono convinto che quando questi testi saranno visibili non è certo che i blog esisteranno ancora. Però mi piacerebbe fosse ancora possibile leggermi...voi riuscite ad immaginare un paradigma migliore dell'eternità della scrittura?

IN DITTATURA

Se non sei mai vissuto in una dittatura, non puoi capire. Ma puoi urlare. Senza paura. Chi ha vissuto la dittatura, non urla. Conta i respiri. C’è chi oggi si indigna per “l’autoritarismo”, la “censura”, il “fascismo strisciante” – e lo fa da uno smartphone da 1000 euro, sotto la protezione dell’articolo 21. Urla, manifesta, insulta, scrive striscioni. Libero. Poi c’è chi una dittatura l’ha vissuta. E no, non fa rumore. Parla piano, guarda attorno. Controlla chi ascolta prima di dire cosa pensa. Perché chi è nato sotto un regime ha imparato che la libertà non è un diritto, è un’eccezione. E che la verità non è pubblica, è clandestina. La differenza tra chi può e chi sa. Chi non ha mai visto i parenti sparire nel nulla. Chi non ha mai sentito bussare alle 4 del mattino. Chi non ha mai dovuto imparare a memoria cosa dire, cosa non dire, cosa negare. Non può capire. Ma può urlare. Sì, può dire tutto quello che vuole. Può chiamare “fascista” chi difende lo Stato di diritto. Può paragonare ...

un solitario senza speranza

Rispondere a tono alle vostre argomentazioni però è un piacere e non me privo. Credo che vi siano treni che passano una sola volta nella vita, in genere li perdiamo (io ne ho persi molti), in genere lo capiamo dopo quando tutto è inutile e resta solo il rimpianto. Tuttavia vivere si deve, cercare è vita, senza ricerca si è solo amebe senza senso. Se fate parte di quel gruppo di persone che non si arrendono alla comodità di vivere nella tendenza facile e condivisa di certa quotidianità: se si ha carattere si sceglie con quel carattere! La scelta isola? Non viene compresa? Spesso è così… si parla delle ragioni del cuore e ciò è vero ma funziona, solo se i cuori parlano lingue simili, dipende come sempre dagli interlocutori e dal loro grado di intuito (non dalla loro cultura in senso stretto). Si nasce aperti ma si può morire chiusi, molti preferiscono darsi un’apparenza di apertura posticcia che incredibilmente funziona in società, nel web ancora meglio perché si canta la stessa canzone ...

La scrittura

Il maggiore pericolo che si corre nell'affrontare l’argomento “scrittura” su un articolo di un blog sconosciuto, da perfetto sconosciuto ( siamo tutti così), è quello di apparire saccente. Invece io vorrei dire alcune cose da lettore e basta: certo un lettore con una certa pratica di scrittura e molti anni di rete sulle spalle. La scrittura è comunicazione a parer mio, trasmissione di concetti, esperienze, emozioni. Non c'è modo più elevato di conservare la propria traccia esistenziale nel tempo della scrittura. L'esercizio "libero", come quello esercitato qui per esempio, è importante certo ma poi entrano in gioco altri fattori e non sempre essi sono quantificabili e prevedibili. Dipende per es. dalla cultura personale di chi scrive e di chi legge, dall'abitudine alla lettura di qualcosa che superi le tre righe dei social. Ma la scrittura, a qualsiasi genere letterario si rivolga, è soprattutto una liberazione per chi la produce e un'avventura per chi ne ...