Ci siamo inventati immagini complesse, abbiamo infuso vita artificiale ad ectoplasmi e li abbiamo chiamati veri; adesso i nostri giorni ne sono pieni e le larve si muovono come se fossero autonome. Parliamo e discutiamo con essi con la fittizia sicumera di aver davanti interlocutori reali; da questo ne conseguono esaltazioni e rancori che quasi subito dimenticano la loro origine virtuale, si fanno designare come veri ed invece sono soltanto riflessi di un riflesso.
“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte." Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica a...

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L'autore del blog è andato via per sempre.