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AD UN BIVIO -

Perché era sempre così brusco in certe situazioni e così incerto in altre? Non dipendeva dall’importanza obiettiva dell’argomento ma dal suo sentire intimo. Che non conosceva nessuno. Così era diventato da tempo un uomo strano e insopportabile tout court, imprevedibile o troppo scontato in certe sue alzate di testa senza “validi e comprensibili” motivi. Nulla era cambiato nelle stanze della sua adolescenza e in quelle dell’appartamento che stava visitando e questo non gli piaceva. Avrebbe dovuto sentirsi in qualche modo confortato, protetto da solidi principi radicati nel tempo ma non era così. La sua vita aveva preso una direzione diversa appena entrato nella prima giovinezza, allo scambio ferroviario l’addetto forse stava pensando ad altro, forse lo aveva fatto apposta ma il suo treno era finito su un’altra tratta. Accese la luce, le dita arrivarono subito dove dovevano: se ne meravigliò. Si stupiva sempre dell’automatismo di alcuni gesti suoi quasi non gli appartenessero o gli raccontassero di un altro uomo e di un’altra vita. Dal corridoio passò davanti alla cucina senza degnarla di uno sguardo, la sua stanza di ragazzo era poco oltre, il santuario delle cose perdute si trovava appena pochi metri più in là. Aveva paura di entrarvi, il motivo della sua assenza in quell’anno ormai trascorso era proprio la paura di rivedersi. E non piacersi.

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Vincenzo

“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte."  Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica a...

Domani

Io guardo il cielo sopra di me e voglio aspettare che questa sera smaltata e sensuale si spenga e mi lasci il tempo di capire e giudicare. La mia vita dorme nell’altra stanza, qui si sente solo il ronzio del ventilatore di raffreddamento del Pc. Silenzio, che meraviglia, così sembra tutto lontano. Anche la rabbia politica e quella esistenziale. E’ il senso della vita che mi sfugge o forse non la so raccontare? Domani mi impegnerò, domani quando questo silenzio imbarazzante sarà terminato.

ROMANTICI -

Ci infrangiamo sulle parole, sui loro spigoli lasciamo i resti di innumerevoli naufragi. Navighiamo attorno ad un concetto antico, vorrei dire obsoleto, ma bene o male viene sempre fuori una parola, quella parola che tenta di raffigurare la tempesta e la passione, l’istinto del silenzio dopo una danza vorticosa, il senso di un’infinita rincorsa: romantico, romanticismo. Sono romantico? Siete romantici? Cosa siamo quando ci denudiamo e, in segreto, malediciamo il pudore di abbracciare il nostro cuore con la mente? Una nota può raggiungere il cielo anche se lo strumento sta nel fango e un essere umano ha il diritto di crederci almeno una volta nella vita. Scrivo con la percezione che non tutto vien fatto per nobili ideali ma non tutto nasce imbrattato dalla parte peggiore di noi… A volte torniamo ad essere bellissimi.