lunedì 24 maggio 2010

IN CORO

La stanchezza è il segno della mia permanenza qui, una condizione rinvigorita ogni volta che sfoglio le pagine virtuali dopo aver abbandonato per la stessa ragione quelle cartacee. Il web ribadisce la stessa uniformità di atteggiamenti culturali e mentali dei media ufficiali e il medesimo ostracismo per coloro che sono fuori da QUEL CORO in specie. C’è un silenzio (inconsapevole?) che aleggia sul ronzio diffuso di questa gran macchina che si è messa in moto da una ventina d’anni; internet docet, il nuovo libro sacro figlio della gran madre comunicazione imperversa sui nostri sensi.
Il ronzio copre l’enorme massa di utenti, li ipnotizza e li seduce: infine su qualsiasi argomento diciamo tutti la medesima cosa. E’ la nostra felicità, il nostro rifugio e la nostra difesa dal cancro del dubbio. Nonostante l’immanenza di alcune problematiche e la loro continua presenza nel nostro orizzonte comunicativo e culturale io non leggo mai un’analisi seria sulle differenze culturali in divenire tra islam e cristianesimo per esempio. 
Non leggo mai un riflessione attenta sulla condizione femminile nella gran parte dei paesi musulmani riguardo a istruzione, sanità, diritti civili, famiglia etcetc. Non leggo mai di attentati, armi e sangue con il loro codazzo di insulse giustificazioni, a causa di blogger che mettono il Papa all’indice in prima pagina sui loro blog, di prese di posizioni dure e violente per le centinaia di fedeli cristiani massacrati in Africa o di buddisti uccisi dal governo cinese in Tibet. Sono certo che anche voi leggete di altro. Il banner con la scritta “Cave Papam” è scomparso definitivamente dall’ascesa al soglio pontificio di Francesco I e le attenzioni sono semmai puntate sul nuovo corso ideologico- teologico del Vaticano: non c’era da secoli una benevolenza così forte nei confronti di una fede che non fosse quella islamica. Però in un simile idilliaco contesto un regista in Olanda ( la civilissima e libera Olanda ) può essere scannato per strada a causa di un film sulla schiavitù femminile nell’islam, l’ambiente intellettuale di una sinistra dominane in campo culturale non fiata sull’abominevole condizione sociale della donna nei paesi a prevalenza musulmana. Tutti zitti, defilati e silenziosi oppure pronti a giustificare in mille modi questo tipo di situazioni. Tutti e tutti i più intelligenti e progressisti, tutti quelli e quelle che per decenni hanno fatto in Europa un chiasso inimmaginabile contro il Vaticano, i preti, il cattolicesimo, la Fallaci. Pare che gli unici orribili testimoni di un maschilismo schifoso e criminale siano rimasti gli europei post- cristiani (perché il cristianesimo sta scomparendo se non lo avete capito); per tutti gli altri sono pronte decine di perfette giustificazioni etnico sociali , approfondite analisi storiche per le quali e con le quali la condizione femminile nell’Islam “ non è poi tanto peggiore da altre simili sul pianeta”! Un applauso a questo escamotage è il minimo.
Ma io credo che un rogo è un rogo, una lapidazione è una lapidazione, l’impossibilità di adire a una scuola ad un medico per una ragazza, l’obbligo di vestirsi in un certo modo, di non poter uscire se non accompagnata da uno stretto congiunto, la sottomissione insomma completa alla figura maschile di riferimento, siano questioni che attengono ad un solo ineludibile concetto: la schiavitù! La libertà di leggere e informarsi senza rischi per la propria incolumità non ha un colore politico e non può averne neppure uno religioso, non in occidente dove da secoli si consuma lo scontro tra laicismo e religione. Certo i fatti di Charlie Hebdo hanno una valenza particolare, in essi il germe della mancata misura e del rispetto vi ha preso piede ma la stessa ferocia sarcastica nei confronti del cristianesimo in generale e dei suoi rappresentanti non mi risulta che abbia mai indotto nessuno a commettere stragi. Come potremmo analizzare la cosa? I musulmani hanno una fede più vera? Hanno un dogmatismo naturalmente portato verso estremismi cruenti? I cristiani sono solo degli ipocriti o, nel migliore dei casi, delle semplici animelle? Personalmente invece di ascoltare o leggere le improbabili minchiate del rappresentante dell’islam di turno vorrei vedere un confronto aperto con un cardinale o un teologo cristiano. Mi farebbe piacere ascoltare l’opinione schietta di una donna di sinistra magari con una storia di femminismo e liberazione femminile alle spalle su questi argomenti. Utopie, solo desideri incompiuti, i media suonano tutti la stessa musica. E dopo aver ascoltato la sua opinione vorrei osservarne i gesti conseguenti. Una donna occidentale non può in alcun modo favorire il diffondersi della cultura islamica sulla sua terra, è una cosa folle e senza senso che contraddice alla dignità sia personale che di genere. Una donna occidentale può benissimo criticare aspramente i libri della Fallaci ma non può seguire il sentiero che la conduce al suo annullamento come essere umano per ridurla solo a oggetto di piacere riproduttivo. A me sembra un discorso di una chiarezza disarmante…evidentemente mi sbaglio. Non mi nascondo che la mia possa ritenersi un’idiosincrasia o un blocco mentale ma devo comunque tenerne conto perché a tutt’oggi l’atteggiamento dell‘islam nei confronti della cultura generalmente intesa ( letteratura – musica – pittura – etcetc) non l’ho mai digerito. Lo stesso dicasi per quello sul mondo femminile. Non sono mai stato l’uomo che è capace di sorvolare nell’ambito di “più ampie e nobili prospettive”, nelle assemblee e nelle discussioni di una vita non digerisco la propaganda, l’ideologia pelosa e fine a se stessa, le adunate oceaniche e i trend di stagione. Amo il confronto senza remore e la reciprocità. Quest’ultima alla fine è diventata un handicap insormontabile per abbracciare in toto le idee che la sinistra in generale porta avanti da 30 anni nel mondo. Non mi è possibile leggere o ascoltare discorsi sul confronto o scontro di civiltà provenire da pulpiti capziosi e scorretti intellettualmente; non posso più ascoltare la negazione di fatti evidenti o della logica più banale. Io NON amo la cultura occidentale che mi ha generato con i paraocchi e so bene quanti roghi si sono accesi nel vecchio continente dal medioevo in poi: io non voglio ritornare a quella stagione dell’umanità, voglio leggere tutto e di tutto, voglio continuare ad ascoltare la musica del vecchio e del nuovo continente, voglio ammirare senza vergogna i maestri del rinascimento italiano, commuovermi davanti ad un Tiziano o un Raffaello o un Caravaggio o davanti ad un cupola del Bernini. Voglio che il frutto dell’intelletto umano che ha prosperato e si è diffuso su questo mondo continui ad illuminarlo e non accetterò mai per convenienza politica o ideologica il mercimonio e la sudditanza nei confronti di altre culture. Io rispetto non per patito preso ma per analisi e riflessione. La convenienza non ha mai fatto per me sui blog e fuori

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