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Visualizzazione dei post da maggio, 2025

Senza prove

Dov’è la prova che tutti aspettano? - di Piero Terracina  La Striscia di Gaza è uno dei luoghi più osservati del pianeta. È piccola, densamente popolata, sorvolata costantemente da droni, sorvegliata da attivisti, giornalisti, ONG, propagandisti di ogni schieramento. Ogni quartiere è sotto l’occhio di qualcuno. Ogni scontro, ogni movimento dell’esercito israeliano è seguito al microscopio da una comunità internazionale che non ha certo dimostrato indulgenza verso Israele. E allora la domanda è semplice, quasi ovvia: com’è possibile che, con tutto questo controllo, con milioni di occhi e telecamere puntati addosso, non esista nemmeno una singola immagine chiara, diretta, inequivocabile, che mostri un soldato israeliano uccidere deliberatamente, a sangue freddo, un civile disarmato?  Non parliamo di morti collaterali o di esplosioni da cui emergono corpi, quelle purtroppo ci sono e nessuno lo nega, ma di un soldato che spara volontariamente, sapendo esattamente cosa sta facen...

Il culto della libertà

Nella nostra epoca, il culto della libertà individuale ha raggiunto toni quasi religiosi: "Io sono libero, nessuno può impormi nulla!" gridiamo, convinti di affermare un principio sacro e inviolabile. Ma cosa intendiamo davvero quando parliamo di libertà?  La libertà assoluta è un mito. Persino le parole che usiamo per proclamarla non sono nostre: le abbiamo ereditate, interiorizzate attraverso l’educazione, la cultura, il linguaggio stesso. I nostri pensieri, poi, non sfuggono alle leggi della biologia: le sinapsi, la densità neuronale, i neurotrasmettitori plasmano ciò che chiamiamo "libero arbitrio". Eppure, continuiamo a immaginarci come esseri completamente autonomi, dimenticando che ogni nostro gesto è una risposta a stimoli esterni o a condizionamenti interni.  In ambito sociale, la libertà non solo non esiste in forma pura, ma non la desideriamo neppure. Parliamo di "fare rete", di "comunità", di "solidarietà"—tutte metafore ch...
Stanotte la notte è seria: niente storie, fa quel che vuoi, scrivi se ne sei capace e non chiederti nulla. Si scrive per camuffare o vestire di sé l’altra scrittura, quella che ci portiamo dentro, quella che non lascia spazio a svolazzi sintattici e che non degna nessuno di benevolenze temporali. Se stanotte non mi fossi messo alla tastiera non sarebbe cambiato nulla, il mistero di questa veglia gonfia di attese e ricordi si sarebbe spiegato in maniera diversa, non potrò mai sapere dove e come sarebbe giunto ad altri da me.