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SIPARI QUARANTANNI DOPO

Ho scritto molte poesie, alcune a distanza di anni sono restate tali altre sono morte in un abito che non competeva loro. Con tutto quello che ho lasciato negli anni in rete su spazi diversi fra loro potrei vivere di rendita per molto tempo. Perchè no? Copiare e incollare QUI il materiale mio di altri mondi e altri tempi: compiacermene stoltamente e facilmente, dare un ritocchino qua ed uno là, dirmi non male, non male finchè l’eco dei miei passi si perderebbe nello spazio vuoto della mia esistenza. SIPARI resta una poesia. Ha superato il MIO tempo ed è ritornata seriamente al suo posto. Sipari è mia, lei è svanita trentanni fa.

Di mattina ti guardo
anche se da tempo non sei più
qui.
Mi muovo fra le pieghe di quel che eravamo
il viso serio, le labbra ferme,
gli occhi abbassati.
Devo essere uno spettacolo curioso
per chi guarda libero dalla mia malattia
e incomprensibile.
Io attraverso le scene della nostra vita
e c’è sempre qualcosa fuori posto
metto gli oggetti del cuore in modo diverso,
dispongo la curiosità d’esistere in altra direzione.
Ma c’è sempre qualcosa fuori posto
uno spigolo, un grosso armadio, una traccia,
un camuffamento mal riuscito,
un’urgenza crudele,
intromissioni tra un sipario e l’altro.
L’ultima scena è sempre vuota.

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