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IPERTESTO

Quello che mi distratto, incuriosito...stregato è stato altro. Io all'inizio usavo carta e penna, un foglio bianco e i miei segni neri, in silenzio e solitudine, soltanto io e la trasposizione in parole dei miei pensieri, non c'è cosa più affascinante della scrittura, non c'è cosa più duratura (purtroppo in certi casi). La scrittura diventò mia già a dieci anni. Era un fatto naturale, fisiologico, amato e protetto fino all'esagerazione. Un istinto possessivo ed esclusivo, lo scelsi come mezzo di comunicazione nei miei rapporti con l'esterno. Poi la rete mi presentò anni fa un suo derivato e cambiò ogni cosa per molto tempo. E' stato L'IPERTESTO a spingermi sulla strada di una scrittura diversa, più ampia. Potevo cambiare ogni cosa! Caratteri, corsivo o grassetto, dimensioni, colori, giustificazione a dx o sn, dimensioni...e poi sfondi immagini, musica. Un universo tutto da sondare. L'ho usato a piene mani, ho creato una quantità di blog e in ognuno di essi ho provato esperimenti di tutti i tipi. Infine mi sono allontanato dal senso profondo della scrittura. E mi sono perso. Negli ultimi due anni ho cercato di ricuperare pian piano i segni neri su bianco, ho ripreso me stesso e l'ho bloccato sulla mia scrittura profonda; è un lavoro improbo e mi ha dato un gran senso di colpa, forse alcuni errori non sono più riparabili, ho fatto danni a destra e a manca, non ho mai avuto reticenza a usare la parte più tagliente di me nei testi, è una specie di irresistibile follia...la sento anche ora mentre batto queste righe. L'operazione consiste nel tornare alla scrittura dopo aver navigato per anni nelle discussioni e nelle polemiche, lasciare l'ipertesto al suo ambito e riempirlo di nuovo di testo vero e pieno. Dovrebbe chiamarsi letteratura e lo dico timidamente ma seriamente. Solo in quell'ambito potrò finalmente trovare pace e morirvi dentro.

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Vincenzo

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