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Visualizzazione dei post da 2010

VECCHIE CANZONI -

Credo di sapere dove mi dirigo e non mi piace; serve a poco ascoltare vecchie canzoni ma è bellissimo. Illusioni, ecco cosa rigiro nelle mani, illusioni forti e dure a morire, non allucinazioni: le voci originali in alcuni casi sono assolutamente insostituibili.

LA MIA RESPONSABILITA' -

Di tutte le cose che leggete sono io e soltanto io l’artefice, io solo il responsabile morale e materiale… ma il vento di scirocco ha bruciato i resti di vecchie consuetudini e ne ha spento l’esigenza. Così è e sempre sarà.

ESTATE

Estate Le parole sono suono amano il suo abbraccio dividono i giorni ammantano le notti. Frinire intontisce l’estate. Mia madre mi disse che stavo sull’uscio con lo sguardo perso dentro il loro tziiitziiiitziiiiiitziiiiiiiiiiii per ore per giorni. Per una vita. Frinire lascia sempre aperta una porta accoglie i sensi diversi il giallo dell’arsura il verde misurato e antico degli ulivi che finisce nel blu lontano del mare. Le parole sono cicale alberi aria tersa o imbarazzata di nuvole segni lacrime e dita scivolate sulle spalle di un abbraccio. Commiato e sussurri per non cessare l’ipnosi di un sogno.

VIA ETNEA -

La tragedia iniziale si è già compiuta trentacinque anni fa. I suoi effetti nel tempo sono rotolati in basso lungo l’asse di via Etnea perché in fondo Catania è una lunga via diritta verso il mare dove qualcun’ altro ha ricominciato per me. Adesso che sono altrove non ho affatto le idee più chiare. Qualcuno, osservandomi attentamente, noterebbe lo sguardo un po’ obliquo di un naufrago che tenta in tutti i modi di restare in piedi, aggrappato all’albero della nave che mi ha portato sulle rive dello Ionio, da quest’altra parte dell’isola.

TRENTANNI DOPO -

A sud verso Ortigia, Trent’anni dopo - C’è sempre un cammino privato anche in un atto pubblico come quello di pubblicare uno scritto in rete. Io ero là, su quella banchina quella sera quell’anno, il desiderio di completezza, di riunirsi alla propria intimità era una musica che suonava dentro, io la percepivo bene ma dirlo fuori era improponibile…anche adesso mi appare difficile. Il pensiero di quella sera se ne andò verso sud: credeva di trovare il suo ultimo approdo là dove aveva sognato una vita diversa per l’ultima volta. Trovò solo altro mare e un piccolo gruppo di amici a salutarlo per il suo prossimo viaggio. Aleggia da quelle parti, mi aspetta lì, sa che arriverò e ce ne andremo assieme, io lui e i nostri sogni, così come siamo nati.

UN'ALTRA STORIA -

Ho deciso di sedermi su un’immaginaria panchina e ricordare. Ricordare bene e con attenzione perchè il tempo trascorso è tale e tanto da sfidare le capacità della mia mente a non farsi travolgere dai miraggi e dalle illusioni. Lo smarrimento di prima ritorna, insistente: questa stanza e questa città sono tutt’altra cosa dalla storia che voglio raccontare, sono la valle solitaria e lontana dove lascerò le mie ossa, il cimitero dove finiscono i dinosauri come me orgogliosi fino in fondo della loro inevitabile immanenza.

TAORMINA -

Taormina è stata creata dal turismo di elite tedesco e inglese di quel periodo, da visitatori consci e stupiti dell’immenso patrimonio paesaggistico che si presentava ai loro occhi e che vi si persero dentro. Molti di essi vennero a consumare i loro ultimi anni su questo poggio che guarda lo Ionio da un lato e il grande vulcano dall’altro. I bar e i locali famosi che fino agli inizi degli anni 60 fecero la storia e l’educazione sentimentale di gran parte dei catanesi e delle signore capitate per caso in corso Umberto non hanno alcun senso senza l’abbraccio malizioso dello spazio attorno a te che solo può regalarti uno sguardo, un accavallarsi di gambe o un seno intravisto nell’atto di sorbire un gelato.  E' questa la magia che il luogo ha conservato. Solo così puoi pensare: resto per capire e morire.

IN CORO

La stanchezza è il segno della mia permanenza qui, una condizione rinvigorita ogni volta che sfoglio le pagine virtuali dopo aver abbandonato per la stessa ragione quelle cartacee. Il web ribadisce la stessa uniformità di atteggiamenti culturali e mentali dei media ufficiali e il medesimo ostracismo per coloro che sono fuori da QUEL CORO in specie. C’è un silenzio (inconsapevole?) che aleggia sul ronzio diffuso di questa gran macchina che si è messa in moto da una ventina d’anni; internet docet, il nuovo libro sacro figlio della gran madre comunicazione imperversa sui nostri sensi. Il ronzio copre l’enorme massa di utenti, li ipnotizza e li seduce: infine su qualsiasi argomento diciamo tutti la medesima cosa . E’ la nostra felicità, il nostro rifugio e la nostra difesa dal cancro del dubbio. Nonostante l’immanenza di alcune problematiche e la loro continua presenza nel nostro orizzonte comunicativo e culturale io non leggo mai un’analisi seria sulle differenze culturali in divenire tra...

Chi può dire cosa siamo veramente, quanto sia rimasto dei nostri cuori, delle nostre sorprese? Questo viaggio non vi darà nessuna certezza… la vita in fondo è una magia.

METAFORA -

Oggi più di ieri, del sud e della sua isola più grande questo paese non può fare a meno. L’effimero ci prende, ci possiede: la relatività ci permea da secoli… ve la regaliamo. E’ un dono prezioso e un punto di riferimento contro l’assolutismo continentale che tutto vorrebbe chiuso in “logiche di mercato”. Avrei voglia di dire altro ma rimanderò ad una prossima occasione il desiderio di raccontare altro della mia terra “metafora” dell’Europa come diceva Leonardo Sciascia.

UNO SFOGO ESISTENZIALE -

In certi casi ho pensato, prima di mettermi alla tastiera, di provare a fingermi un’altra esistenza e altre dinamiche: chi potrebbe mai sapere veramente di me? La rete è piena di falsi narrativi e intellettuali, di castelli incantati pronti a crollare al primo alito di concretezza vitale. Ma non ci riesco, scrivo della mia mediocrità immaginando l’assoluto: se non potessi farlo più sarei privato di uno dei pochi sfoghi esistenziali che mi sono rimasti. Il blog è una strana creatura molto più duttile di quanto si possa pensare, nel contesto personale, che resta intonso se lo vogliamo, si inserisce quello pubblico, croce e delizia di noi tutti, pietra di paragone culturale ostica e micidiale in certi suoi risvolti. Sarà su quel terreno che si giocherà la vera partita di un blog, nel guardarsi in faccia, migliorare la forma del nostro pensiero e la sua espressività, confrontarla con gli altri, accettarne la diversità e difendere la dignità del nostro sentire. In questo, specificatamente, ...

CIAO EUROPA -

Le ultime dinamiche politiche mi ripetono con monotona cantilena che le spine che mi pungevano 30 anni fa sono ancora acuminate, e fanno male; la Sicilia in Italia non c’è. Non credo all’ideale europeo e quello unitario mi sembra ormai fatiscente purtroppo; non credo che una forte sensibilità culturale possa colmare vuoto immenso di un popolo e di una storia che ci ha consegnato ad altre realtà. La forbice si allarga, la storia si ripete, la tv ronza, non ha perso nessuno, sono tutti a cavallo delle cifre e delle statistiche, su e giù, maggioranza e minoranza discorsi vuoti. Io abito nella più grande isola del Mediterraneo un ottimo posto dove trascorrere le vacanze un pessimo posto dove fare gli europei o gli italiani. Nonostante i premi nobel, nonostante tutto. Ciao Europa, in fondo ti andiamo bene così.

TASTIERE -

Poi ti sedesti al piano e abbiamo parlato a lungo senza aprir bocca. Eri pieno di luce, il viso rivolto verso l’alto mentre le mani lunghissime e bianche sfioravano la tastiera. Sorridevi e la musica…Dio mio, la musica ci attraversò per sempre, bella come non l’ho mai più udita. Ma una volta può riempire un’intera esistenza. Una volta chiude parentesi che sospirano una fine dignitosa, completa il sogno in un attimo breve. E scompare lasciandoti solo la scia della nostra eternità.

ADDIO SARA

Sara il nulla ci assedia Intimorisce i contorni del ricordo Contesta il silenzio che solo potrebbe conservarci. Ma volte l’assoluto ha un peso scrissi. E tu eri già lì da sempre assieme all’inspiegabile malinconia cui il vivere così ci condanna. Sull’orlo di un diverso destino era il segno di uno sguardo che adesso qui si assiepa assieme alle parole indistinte. Cercarti non giova. Sorprendermi restituisce il giusto peso alle stelle e ai pensieri ogni giorno più distanti.

DICOTOMIA -

Non mi sono arreso ma questo non elimina la mia sconfitta nell’altra vita, là dove tra i 18, i 38 o i 60 la differenza esiste ed è palese. Cerco di vivere questa e quella, anzi ho provato talvolta a essere poligamo e farle risiedere entrambe le età vicino al cuore. Non ci sono riuscito, le due signore sono litigiose e incompatibili l’una all’altra, non ho alternative a questa dicotomia.

Giulia, lo so con sicurezza assoluta, la mia solitudine adesso è perfetta, tutte le altre vite non bastano per dimenticarci…nemmeno io sono scivolato via. Tre secondi fa ho pensato a Giulia e a quanto l’ho amata: non la cercherò, non la cerco più da anni, ma pensarla mi ha sistemato il cervello: adesso le carte si sono tutte rimescolate tranne la sua. Perchè lei bara e vince sempre. E adesso silenzio, questa storia è finita. Inchino.

LA MIA IDENTITA' -

Se mi perdo, se muto la mia identità, se mi svendo per qualsiasi motivo lo faccio, a qualsiasi obiettivo io possa tendere, sono certo che non produrrò niente di buono, niente di MIO, niente che abbia senso per me. In verità devo arrendermi all’evidenza, il mio sogno di parlare con tutti, di comunicare con tutti, di interagire con quello che era lontano mille miglia dal mio mondo senza subirne colpi pesanti, quel sogno si è ridimensionato qui in rete, nel luogo che concettualmente sembra il più adatto invece a nutrirlo. Sta diventando sempre più difficile tutto: i commenti e le teorie interpretative da cui scaturiscono sono sempre più spesso “fantasiose”. Le relazioni virtuali che nascono dalle cose che scrivo arrivano a distanze stellari dalle loro premesse! O sono false quest’ultime o c’è qualcosa di intimamente errato nelle loro dinamiche.

IL MIO MALESSERE-

Non so decifrare il malessere che da due anni mi è piovuto addosso, a volte ho demandato ad altre situazioni il suo potere su di me, ho voluto pensare che non da me ma da fuori nascevano imbarazzi, nevrosi e sconfitte. E’ solo parzialmente vero, su un tessuto abbondantemente provato e discontinuo si è inserito il rapporto con il virtuale e molti equilibri sono saltati.

ADEGUARSI

Non riesco a cambiare finora, sono incapace di adeguamenti, non pratico compromessi, fondamentalmente ostico e estraneo alla quasi totalità delle mie frequentazioni virtuali. Su questioni come finis vitae e relativa legge, dinamiche parlamentari, dinamiche politiche, ideologie di questo secolo trascorso, storia italiana, cattolicesimo e Vaticano, figure papali, teologia ed Evangeli, rapporti con l'Islam, fenomeno migratorio, Europa europeisti e UE, scuola e valori educativi, Magistratura e magistrati...ma soprattutto senso del tempo dell'uomo e delle sue radici etiche profonde, per tutti questi argomenti e altri ancora ho una posizione opposta e diversa dalla vostra ( o da quella che leggo sulle vostre pagine). Lascio da parte le questioni riguardanti nello specifico le dinamiche relazionali e comportamentali dei blog, ciò che io chiamo "galateo da rete"; qualcosa di talmente sciocco da non meritare attenzione ma che invece domina ferocemente i nostri rapporti. Capite...

LA MODERAZIONE IN UN MONDO CHE NON SI MODERA -

Il cosiddetto interloquio personalmente è stato deleterio per me, ribadirlo e ridiscuterne i termini è inutile, servirebbe solo ad alimentare il livore che molti hanno nei miei confronti. Preferisco fare come trovate scritto: lasciare libera la porta per leggere e guardare oltre secondo logiche diverse. Commentare per me è un gesto serio. È un gesto nobile e dovrebbe avere un senso che mi sembra ormai sconosciuto nei blog. Non ho cambiato idea: la rete è troppo piena di cafoni/e pericolosi e malvagi.

IL BLOGGER

Le presentazioni virtuali che in questi anni ho letto in rete sono in gran parte ridicole: assiomi falsi e immaginari, ipocrisie con la presunzione di un ritratto fedele. Io sono quel che scrivo, il resto potete immaginarlo se volete e se la mia scrittura sarà adeguata ma non vi dirò mai che la realtà è esattamente quella che voi credete.

JOAN -

Faccio la guardia a quelli che, infreddoliti, entrano in sala per fare in fretta colazione: escono dalla nebbia esterna per infilarsi dentro questa fatta di sigarette e cappuccini caldi. Controllo la mensa, non esiste cosa più stupida al mondo, non esiste attualmente uomo più stupido di me. Il freddo ha cristallizzato per sbaglio questo mondo di brina e case di pianura, ne avevo un ricordo ancora vivo ma ero andato lontano, a sud, alle mie radici; questo gelo mi impone coscienze diverse, sogni diversi, vite diverse. Controllo da ufficiale la mensa di questa caserma prima che tra un quarto d’ora suoni l’adunata e si alzi la bandiera, il mio spirito vola bassissimo. Non ci sono colori, non c’è un futuro visibile dentro questo inverno, nulla che rompa l’assedio dell’indifferenza di vivere. Io in fondo non sono nulla e mi confonderò tra poco nella nebbia uscendo sul selciato esterno. – Un caffè tenente? – Annuisco, lui sorride lo prepara e me lo porge sul bancone. Prendo la tazzina e mi gi...

LA TUA STELLA

È ricomparsa la tua stella Dopo un'attesa di nuvole nel cielo di dicembre Come antica consuetudine ammonizione e ricordo Di una strategia contro la guerra che ci attende ai confini.

PRESENTAZIONE -

Non è di alcuna utilità fingere una positività che non mi appartiene da tempo immemorabile o addirittura scriverne: non si deve mai scrivere prostituendosi alla necessità sociale del momento. Così mi rendo conto ogni giorno di più di quanto sia “naturale” e triste questa mia reiterata abitudine sintattica e concettuale, quanto sia limitante ma ineludibile il mio modo di scrivere…o riscrivere. Le pagine sono moltissime e variamente addobbate ma lo scrittore è unico !  Ancora vi dirò che non riesco più a leggere gli altri con la serenità necessaria, fondamentalmente ne provo spesso fastidio; in certi casi carezzo in segreto le pagine dei miei amici di sempre e non riesco a capire il senso dei loro contatti in rete; mi sembra contradditorio, forzato, una concessione alla umana necessità di piacere e di farsi blandire ogni tanto. In questa incomprensione si trova tutta la mia distanza incolmabile fra il desiderio palese di continuare in modo nuovo e decente e la obiettiva incapacità di...

UN FILO SOTTILISSIMO -

Parlerò d’amore e quasi tutte le parole resteranno chiuse in gola e scuoterò la testa invocando l’unica che potrebbe dare loro la libertà di volare chiare nel cielo. E’ solo una questione di fede, come sempre: una scelta d’abbandono predestinato e fuor di logica. Dovrei credere che il filo sottilissimo possa ricomporsi. Che la frattura guarisca, senza segni, senza enfasi alcuna. Carezzo il velluto della poltrona con una lentezza golosa: ti rivedo al pianoforte e ti risento, suoni per me come allora ma dovrei credere che il filo sottilissimo si sia ricomposto. Carezzo il dorso dello schienale e in questa stanza non c’è nessun altro al di fuori di me e del mio ricordo vivo.

TUTTI MORIMMO A STENTO -

L’11 gennaio di undici anni fa se ne andava il più grande di tutti. Un artista la cui versalità poetica prima e musicale poi non ha eguali in Italia e forse nel mondo: Fabrizio fu il prodotto di una generazione e di una cultura accesa ma riflessiva sul mondo che scorreva davanti, ma da lì in poi ci fu solo arte e genio allo stato puro. Non voglio trovare aggettivi e le mie lodi, confuse in mezzo a quelle interminabili di chi lo ama ( e sono una quantità) servono solo a coprire il rammarico per la sua assenza fisica tra noi. Mi sono tornati alla mente gli ellepi e il banco di regia dell’emittente radio da cui trasmettevo: ricordo perfettamente l’eccitazione del nuovo, il primo ascolto del volume 8° di Fabrizio de Andrè. Ci si guardava in faccia e si diceva “Perfetto! Che meraviglia.” Poi si continuava a parlarne per giorni e si capiva, si sentiva che quella era la musica, erano le parole della nostra generazione, che non poteva esserci modo più completo e diretto per raccontare i nostr...

RECINTI -

La tendenza a leggere solo una certa fetta di libri (o di blog) e ritenere il resto merda secca da evitare è troppo forte per il genere umano; recinti che ci proteggono, questo è quello di cui sentiamo il bisogno, non è quello che ci salverà da nuove dittature mentali.