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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

MONTALE

Eugenio Montale ha esercitato un influsso molto profondo e durevole sugli autori delle generazioni successive: non tanto per motivi di carattere formale (Ungaretti è stato molto più incisivo da questo punto di vista) bensì per motivi di carattere sostanziale per la visione e il sentimento della realtà. Ma per tutti o quasi quelli della mia generazione è stato l’ermetico per eccellenza e alla fine abbandonato. Una sera di febbraio del 1972 chiusi anch’io un suo libro: troppa fatica e nessun sugo. Chiusi e affermai che non mi avrebbe rivisto mai più (ho sempre avuto un rapporto personale con i poeti) . Mi mancava il tempo solitario e l’intuizione, mi mancava il modo perchè ce n’è uno diverso da poeta a poeta, da stagione a stagione. Quando li ritrovai Montale scorreva fluido come acqua di sorgente ed io mi stavo già innamorando. Ancora oggi io non vedo nessuna vistosa rottura con la tradizione precedente sul piano delle soluzioni espressive, non noto nessuna innovazione di particolare ri...

GUASTATORI CRONICI -

I Blogger che scrivono della blogosfera, delle sue dinamiche e dei problemi ad essa connessi sono pochissimi: io tra questi. Quelli come me vengono in genere etichettati come guastatori cronici ed evitati con sussiego. Riflettere sul mondo in cui operiamo con spirito critico e sincero viene qualificato tout court come atteggiamento indesiderabile. Leggere in rete o su un libro chilometri di pagine senza capirne realmente neanche una è diventato un fenomeno comune. La filosofia non mi pare sia diventata più assimilabile da quando è comparsa anche su Wikipedia. Non è la dimensione virtuale della cultura a far la differenza ma la curiosità intellettuale di chi ci si approccia (qualunque sia il supporto).

QUEL CHE FARO' -

Vado a leggervi, vi prendo le pagine non potendo farlo con le vostre vite, le sfoglio, le annuso e non cercate di fregarmi perché sono vecchio e antipatico…Sfoglio con attenzione le pagine di questo blog, ne studio le righe e resto silenzioso ad ascoltare l’eco di parole ormai lontanissime: in fondo non mi dispiace sia così. Ho una lucida coscienza di me stesso, non crediate sia privo di capacità di auto valutazione: un blog gestito dal sottoscritto non poteva essere diverso né poteva aspirare a simpatiche levità sociali.

CREUZA DE MA -

Riordinare i pensieri? Impossibile, troppa fatica e io sono pigro, molto pigro, al punto che vorrei che queste righe si scrivessero da sole e raccontassero di come la nostra vita è plasmata dal grembo naturale che ci accoglie dalla nascita, dai seni che ci allattano bambini, dal pane e dall’olio col pomodoro, dal profumo di basilico e dall’accento del dialetto che ascoltiamo quando ancora abbiamo strada davanti. Quattro passi fra il piccolo molo e gli scogli neri, una trazzera di’ mari da queste parti una creuza de ma’ mille chilometri più a nord…La musica e l’arte che sono amore e passione li fanno coagulare assieme, diventano il medesimo sentiero, la stessa placida prospettiva. Tutto questo non cambia una riga della mia vita, della mia pigrizia sostanziale; nel mio sud c’è un altro mezzogiorno, un altro alito tiepido da cui non riesco a staccarmi…nonostante la giacca e la cravatta. Nonostante la lingua italiana.

IL TEMPO OBLIQUO

Questo è un tempo obliquo, questo degli ultimi anni: quello che mi divora sul blog e sulla carta. Non posso dire che non mi appartiene ma vorrei che se ne andasse altrove a intorbidare il cuore. Trascorro una buona parte del mio tempo "ludico" su queste pagine elettroniche ma il mio tempo vero è altrove su un poggio a scrutare una porzione di azzurro marino incuneata tra il monte e la vigna; il tempo diretto è un ragazzo senza freni che mi ha raccontato altre storie con altre parole e altre intenzioni. Credevo di incontrarli tutti i visi che ho amato: gli uomini e le donne che, secondo me, dovevano essere tutti qui a vagare fra queste colline e il mare. Si sono celati nel gran corpo della terra: di loro hanno lasciato, qua e là, soltanto l’eco sciolta del loro essere persone…e mi hanno dato una lezione di asciuttezza e dignità. Ho sperato che ci fosse almeno lei, doveva esserci e ho gridato il suo nome al vento ma non è tornato niente indietro: così sono inciampato nei sogni ...

LIGHEA

Imparai da bambino a centellinare la magia che una ragazza sparge attorno a sé. Scivolare tra le pieghe di un suo sguardo, assaporare poi, nel ricordo di un’ora dopo, la trasparenza di una mano, il particolare timbro di un silenzio, gli altri mondi soltanto accennati in un volgere del capo. Ti osservo ancora a quel modo e tu giochi a far finta di non saperlo. Imparai da ragazzo a rincorrere la diaspora di pensieri che una donna porta con sé. Ed è così che non ho mai scordato il primo stupore di te. Un po’ di quella magia ancora s’insinua tra noi come una carezza di seta al termine di questo giorno. In qualche luogo della Sicilia orientale al termine di questa estate.