mercoledì 29 gennaio 2025

Guardando fuori da qui verso il golfo aperto della mia città la cosa che mi viene più facile da pensare è un’estate infinita, stile vecchi tempi. Dilatata e sensuale ma lenta, lentissima, piena di me e della mia vita, dei miei segni e dei miei stupidi assiomi. E’ esattamente ciò che voglio, l’unica cosa che comprendo. Non è amore, è l’orgasmo che viene dopo e che nessuno vuole gestire perchè è meno romantico. La mia città che digerisce tutto e non si può comprare a nessun prezzo, la mia maledetta lezione di storia, di principi e comparse, di gloria e fine di tutto. La mia città che fra poco sarà di nuovo sotto quel blu cobalto delle sere d’estate che non hanno nulla di umano. Palermo punteggiata da campanili, guglie moresche e ville liberty. Palermo di Elvira Sellerio e di Totò Cuffaro, Palermo fuori dall’Europa e dalla Padania. Palermo che ricorda i ventiquattro dalla morte di Giovanni Falcone e l’Italia, lo Stato Italiano che incredibilmente sopravvive ad una strage che nessun paese civile avrebbe sopportato. "Senza vedere la Sicilia, non ci si può fare un’idea dell’Italia. E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto” ( W. GOETHE). Un paradosso uno dei tanti, un ‘idea di nazione che passa dagli antipodi di Milano e Torino oppure la fine di quel sogno- menzogna unitario che scavalcò lo stretto per tornare da dove era venuto. Non so perchè ma non mi riesce mai di parlare di Palermo: sono un siciliano del secolo scorso e come tutti i siciliani, sono al tempo stesso dentro e fuori gli eventi, sempre in preda ad astratti furori e amori infiniti, inquilino della Storia, pronto ad esserne sfrattato. U’ sapiti com’è no?

martedì 28 gennaio 2025

Le righe scritte o riscritte sono il riflesso di un concetto esistenziale che non prevede l’età ma la surclassa, ci gioca e pensa scioccamente di averla fatta fessa. Però dentro la mia vita “mentale” il concetto di errore è diverso e ha ragione chi dice che spesso amiamo le cose che apparentemente disdegniamo secondo la logica corrente; forse è solo il tentativo di nasconderle o proteggerle dai poliziotti dell’altra vita, quella in cui siamo debitori di qualcosa a qualcuno.

domenica 26 gennaio 2025

Il bisogno dell'anima, il desiderio e lo stimolo fisiologico a mettere nero su bianco è insito in me da ragazzino, sono sempre stato cosi' ma se non fosse esistito il web con la sua esposizione pubblica così chiassosa io avrei scritto su carta per i fatti miei e tutto sarebbe stato portato su un altro piano. Qui non è possibile, non per me. Io credevo di aver trovato, sì lo credevo ma c'erano gli altri assetati di sangue, pronti a imporre la loro via, il loro senso, le loro dinamiche e a stravolgere la mia. Deluso? Delusissimo. Le mie pagine sono lì, saranno così fino a quando il potere elettronico lo permetterà. Non so chi le legga, non so più nulla, ho inserito la moderazione, poi l'ho eliminata, ogni tanto costruisco una nuova colonna sonora (è il mio unico diletto), cerco immagini, vi leggo e scappo via lontanissimo a implorare il mio sogno di non abbandonarmi per sempre, gli giuro che scriverò ancora di lui, sciorino progetti e spargo in giro fogli appena accennati. Lui mi guarda silenzioso poi mi dice che è tutto pronto, che il mio testo l'ho scritto in un tempo lontanissimo e estraneo a questo e che c'è una donna che lo conserva. Appartiene a lei. Le righe scritte o riscritte sono il riflesso di un concetto esistenziale che non prevede l’età ma la surclassa, ci gioca e pensa scioccamente di averla fatta fessa. Però dentro la mia vita “mentale” il concetto di errore è diverso e ha ragione chi dice che spesso amiamo le cose che apparentemente disdegniamo secondo la logica corrente; forse è solo il tentativo di nasconderle o proteggerle dai poliziotti dell’altra vita, quella in cui siamo debitori di qualcosa a qualcuno. Il mio tempo è finito, quello vissuto qui a metà strada fra il virtuale e il reale, questo che state leggendo. Resta la scrittura, per ciò che vale essa testimonia la mia vita e tutto quello che ha racchiuso nei miei anni terreni. Scriviamo come aggrappandoci agli scogli in un mare tempestoso. I baci e le bocche col loro alito di vita ci passano davanti. TUTTE. Quelli che mancano all’appello stanno defilati: sanno che verrà il loro tempo, che la loro assenza grida più forte di tutte. Li vuoi Sara? Ne sei sicura? Con essi verrà anche la fine, quella di questa dimensione vitale, l’unica su cui abbiamo messo le mani in attesa delle altre solo intraviste tra un rigo e l’altro. Vuoi veramente correre loro incontro uomo? Io no. Io aspetto qui senza fretta ho già congedato malamente gli ambasciatori della grande sovrana… penso che me la farà pagare.

venerdì 24 gennaio 2025

Francamente credo che il cammino sia segnato e in fondo non mi dispiace, scrivo e mi incazzo mille volte al giorno, ho un nodo qui dentro che si scioglie solo così compulsivamente per un breve istante davanti alla fila ordinata di questi segni neri su fondo bianco. Scriverò ancora, continuerò a farlo così come un vizio antico da cui non so liberarmi. Non è detto che risponda ai vostri messaggi… spesso non so cosa dire, perchè rispondendo a volte io perpetuo un rituale che rende risibile anche un’intuizione corretta: nascere è umano, perseverare è diabolico. Pare che io lo sia diventato.

lunedì 20 gennaio 2025

Non chiuderò del tutto le porte alla mia espressività virtuale, cancellare definitivamente ciò che si è scritto con passione e attenzione significa uccidere l’autore di quelle parole, in questo caso un suicidio. Mi piace pensare, diversamente, che una riga sopravviva al suo autore… a volte penso che mi piace anche l’idea che qualcuno se ne appropri e la faccia sua e anche questo è fuori dalle regole e dal galateo della blogosfera ma è un concetto difficile e pericoloso da definire. Quando arriva puntuale la sera io sfioro le superfici dei miei pensieri ad occhi chiusi per riconoscerli al tatto, per sentirli fluire, riconoscermi in essi e capire dove li ho traditi; non esiste palcoscenico adeguato a questo dietro le quinte, solo sussurri che giungono deformati dall’attesa e dal bisogno.

giovedì 16 gennaio 2025

Ero magro come un grissino, il viso pieno di lentiggini, rossiccio di pelo e gli occhi cerulei sempre un po’ persi altrove. Cominciavo a tenere la penna in mano e non sapevo dove mi avrebbe portato. Anche oggi immagino, sogno ad occhi aperti, poi scrivo, cerco di trasportare la metafisica sul fisico della pagina bianca. Immagino infine la vostra lettura e, in mancanza di commenti, questa operazione torna ad essere metafisica. Questa è la scrittura: un volo immaginario. Questo sono io, l’immagine di un racconto non terminato.

domenica 12 gennaio 2025

Ho letto molte cose in giro e la gran parte erano surrogati: chi scriveva imbrogliava e chi leggeva sapeva di essere imbrogliato e continuava per via dello share, l’audience, il pubblico, la gente. NOI. Stavolta ti scrivo per me, solo per me, ti scrivo per dirti che devi farmi innamorare di nuovo. Che non ne posso più di inutili desideri e altrettanto inutili coiti. Fammi innamorare, una sberla in pieno viso che poi stai lì mezzora a pensarci e a chiederti perche’,come?

mercoledì 8 gennaio 2025

Queste pagine sono state progettate per vivere in rete in modo autonomo: questo significa fuori dalle intemperanze di chi legge ma anche di chi le ha progettate. Troppe volte ho pensato di cancellarle, altrettante ho eliminato intere serie di articoli mai più recuperabili; i vostri commenti spesso hanno fatto l'identica ingloriosa fine. Non sono un soggetto da blog, non mi identifico nelle maggioranza delle vostre scelte intellettuali e sociali. Non ne sono capace. Però so con certezza che a queste condizioni, senza quello che voi chiamate "confronto" ma che io chiamo in altro modo, un luogo simile finisce come blog e diventa un'altra cosa. Trovategli voi un nome.

sabato 4 gennaio 2025

E’ proprio uscendo da questa mia dimensione di blogger che avverto la caduta. Dentro queste stanze familiari che conosco a menadito, dentro questo riflesso immutabile e senza età non vivo conflitti dannosi o insormontabili. Da fuori la percezione dell'inutilità del tutto combatte ogni giorno con la necessità e la bellezza dell'esistenza e ogni tanto si esce sconfitti. Scriverlo è esorcizzare il pericolo e la morte.

giovedì 2 gennaio 2025

Vincenzo

“Scrisse, scriveva, ritenne fin da ragazzo che fosse meglio osservare il mondo attraverso la scrittura. Poi, più grande, lesse le emozioni della vita posandole su un foglio di carta: non sa ancora se fu un errore ma comincia a nutrire seri dubbi sulle sue scelte." 
Non c’è più tempo si è detto e il tempo è volato via. Sono rimaste solo queste parole come cornice ad un uomo sconosciuto che non è mai riuscito a incontrare se stesso. Pensò che almeno qui lei capisse, continuò a crederlo contro qualunque evidenza. Che qui fosse finalmente diverso e senza fine, che qui fosse essenza vera e che solo questo importasse. Scrive ancora di tanto in tanto, poi socchiude gli occhi e guarda lontano ma non riesce più a scrivere quel che vede. Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica avventura. Adesso Vincenzo ha un’altra età e una vita direttamente ereditata da quel ragazzino, ha deciso di scriverne così. Le presentazioni hanno poco senso, le spiegazioni si perdono sempre nell’indistinto, i perchè e i come di una scrittura così frammentata fanno la stessa fine. Vincenzo voleva scrivere e lo ha fatto in molti modi diversi: questa è una traccia, riuscite a percepirne l’emozione?